Intelligenza artificiale e cloud ibrido sono i due temi attorno ai quali Ibm sta impostando la propria strategia dal quartier generale di Armonk (NY) per declinarla in tutti i centri di ricerca, nelle souzioni e nei progetti di trasformazione digitale dei grandi clienti. Due ambiti che hanno tenuto alta l’attenzione nel corso della recente conferenza mondiale, Ibm Think 2021 (11-14 maggio), che ogni anno fa il punto sulle innovazioni tecnologiche ma anche sulla strategia di go to market di Ibm, parlando ai clienti e ai partner mondiali.
Solo virtuale, aperta del Ceo di Ibm Arvind Krishna, Think Conference 2021 parla fondamentalmente di tecnologie ma la lettura che viene data è quella di tecnologie al servizio del business. “Questo secolo sarà quello del cloud ibrido e dell‘intelligenza artificiale nel software e nei sistemi, così come nel secolo scorso abbiamo elettrificato fabbriche e machine – esordisce Krishna -. E un passaggio certo, che darà vita a una forte collaborazione industriale. Questo è uno dei motivi per cui stiamo incrementando gli investimenti nel nostro ecosistema di partner per cui annunciamo innovazioni nel cloud ibrido e nell’intelligenza artificiale. Sono le stesse tecnologie che già nell’edizione Think 2020 erano al centro dell’arena, perché elementi costitutivi di una nuova architettura IT pensata per il business, ma oggi queste tecnologia hanno raggiunto una maturità diversa”.
Un’affermazione a valle di “un 2020 molto difficile, nel quale la spesa in digitale è stata superiore all’andamento del Pil” confermandosi da traino anche nel 2021. Secondo il Ceo non caleranno gli investimenti in trasformazione digitale nel 2021, supportato dalle previsioni di Idc: nel prossimo triennio ci saranno 7,4 trilioni di dollari spesi in IT, una somma pari a un terzo dell’intera economia statunitense e al 10% dell’economia mondiale.
Le ragioni per questo ottimismo sono legate ai trend che spesso si evidenziano: la necessità per molte aziende di modernizzare i propri sistemi mission-critical, di rimanere al passo con le nuove sfide legate ad agilità operativa e analisi dei dati, di trasformare le proprie attività grazie a cloud e AI.
Intelligenza artificiale al servizio dei dati
Partiamo dall’intelligenza artificiale. Secondo Idc, la mole di dati arriverà a sfiorare i 175 zettabyte entro il 2025 e questo è per Krishna il punto di partenza per spingere le potenzialità dell’AI (“è l’’unico modo per dare un senso a questa esorbitante mole di dati”) che sarà responsabile di smuovere 13 trilioni di dollari entro il 2030. Da qui gli annunci di soluzioni che portano l’AI all’interno dei processi delle aziende.
Il cuore degli proposte riguarda Ibm Cloud Pak for Data, che utilizza l’AI per ottenere risposte a query distribuite fino a 8 volte più velocemente rispetto al passato, a un costo vantaggioso. Il sistema sfrutta AutoSQL (Structured Query Language), un linguaggio che automatizza il modo in cui i clienti accedono, integrano e gestiscono i dati, senza mai doverli spostare, indipendentemente da dove risiedono o da come sono archiviati. Può funzionare in qualsiasi ambiente multicloud ibrido, inclusi cloud privati, on-premise o cloud pubblico.
Coinvolgono anche Watson gli annunci, nello specifico Watson Orchestrate che aiuta i professionisti ad automatizzare il lavoro per aumentare la produttività. Si tratta di una nuova funzionalità di intelligenza artificiale interattiva, progettata per aumentare la produttività personale dei professionisti aziendali nelle vendite, nelle risorse umane, nelle operation, utilizzando linguaggio naturale e strumenti di collaborazione (Slack, email). In questo modo Watson supporta le attività di routine, come la pianificazione di riunioni o la preparazione di proposte o progetti aziendali, restituendo tempo da dedicare ad attività più strategiche.
Per chi lavora sul campo, nel mondo della manutenzione di asset fisici (strade, ponti, linee di produzione, centrali elettriche, raffinerie) sarà Ibm Maximo Mobile la piattaforma indicata per trasformare il lavoro dei tecnici. Grazie a nuova interfaccia intuitiva, i dati operativi potranno essere gestiti sul campo, anche in località remote, accedendo al patrimonio di soluzioni tecniche organizzative elaborate attraverso l’impiego di Watson AI anche in modalità digital twin.
Cloud ibrido in qualsiasi contesto
Soffermiamo ora sulla strategia cloud. La migrazione al cloud rimane un tema che vede le aziende spesso restie, temendo lungaggini e complicazioni. Solo il 25% dei carichi di lavoro oggi è infatti migrato in cloud, ma la determinazione di Krishna è chiara: “Noi in Ibm puntiamo tutto sul cloud ibrido, che permette di estendere i vostri datacenter al cloud, gestire qualsiasi applicazione in qualsiasi contesto, mantenendo coerenza e sicurezza dei dati, gestendo dal back office al front office con lo sviluppo di applicazioni cloud-native. Un hybrid cloud aperto alle partnership che consenta di estrarre valore in tempo reale dai dati e di portarlo a beneficio del business”.
Ma nonostante queste evidenze, poiché i freni all’adozione non mancano, interviene la nuova suite Mono2Micro basata su AI che, grazie alle funzionalità di Websphere Hybrid Edition, permette di accelerare i processi, ridurre gli errori per ottimizzare e modernizzare le applicazioni per il cloud ibrido, velocizzandone la migrazione.
Ma per questo passaggio fondamentale per le aziende, Ibm sa che deve fare leva ancora una volta sulle competenze dei partner, la cui centralità viene confermata da un nuovo investimento sul programma di canale, indirizzato a creare le competenze sull’infrastruttura di cloud ibrido, sui temi dell’automazione e della sicurezza, parte di un investimento complessivo da 1 miliardo di dollari per l’ecosistema.
Già a livello mondiale alcuni partner hanno ottenuto le idonee certificazioni (come Ibm Tata Consultancy Services per creare soluzioni AI in ambito industriale e di produzione, con data scientist e sviluppatori AI) mentre altri partner dell’ecosistema saranno interessati ad accedere ai finanziamenti legati al progetto Cloud Engagement Fund (Cef) aperto a tutti, indipendentemente dal profilo e dal business principale (progetti, assistenza, vendita si soluzioni). Il programma fornirà crediti cloud per aiutare i partner a fare migrare carichi di lavoro ai propri clienti e si avvarrà anche di partnership come quella con Siemens Digital Industries Software che spingerà l’approccio cloud ibrido integrando MindSphere con Red Hat per meglio gestire le soluzione IIoT-as-a-Service (come ha spiegato nel keynote Tony Hemmelgarn, presidente e Ceo di Siemens Digital Industries Software)
Sempre in ambito cloud rientra la recente partnership tra EY e Ibm che ha dato vita a un centro di eccellenza per i servizi finanziari per il cloud ibrido, per realizzare soluzioni che guidino la trasformazione digitale delle aziende clienti. La collaborazione poggerà da una parte sulla soluzione Ibm Cloud for Financial Services dall’altra sulle competenze di EY presso le istituzioni finanziarie per guidare la trasformazione digitale e accelerare l’adozione del cloud.
Unico fil rouge
Gli annunci fatti durante l’evento Think 2021 arrivano pochi giorni dopo l’annuncio di Ibm del primo chip a due nanometri (per calcoli più veloci dal datacenter all’edge) e si sposano anche con le ultime novità in ambito quantum computing che riguardano il software Qiskit Runtime in cloud, che semplifica l’uso del quantum agli sviluppatori e consente ai sistemi quantistici di eseguire calcoli complessi (come la modellazione chimica e l’analisi del rischio finanziario) in poche ore, invece che in diverse settimane.
Secondo una studio condotto per conto di di Ibm sull’adozione da parte delle aziende di AI (Global AI Adoption Index 2021 su 5.000 aziende mondiali di cui 500 italiane), quasi un terzo afferma che la propria azienda sta già utilizzando soluzioni di AI, mentre il 43% che le proprie realtà hanno percepito l’urgenza di investire in AI accelerando l’implementazione dei processi in conseguenza della pandemia da Covid-19. Oggi quasi il 50% dei professionisti IT si dice pronto a valutare soluzioni di AI per automatizzare i processi, lavorando anche sula fiducia nei confronti dei risultati portati dell’AI e sul linguaggio del business.
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