Momento di confronto tra aziende, clienti e partner, Dell Technologies Forum 2022 torna in presenza a Milano. A guidare il corso degli interventi nella giornata sono i trend della trasformazione digitale, l’articolata proposizione del vendor con particolare riferimento al multicloud e al modern data center, l’IT as a service, le nuove modalità di lavoro ibrido ed il tema della cybersecurity e della protezione del dato, centrali nella strategia di Dell Technologies. Ed è Filippo Ligresti, VP e general manager di Dell Technologies Italia a fare gli onori di casa: “Gli ultimi due anni ci hanno aiutato a comprendere come l’innovazione si colloca all’intersezione di due mondi, quello delle tecnologie che incontra quello delle persone. E se il digitale oggi è sempre di più la “risposta” alle esigenze di trasformazione, in ogni ambito, è importante ricordare la centralità delle persone che utilizzano il digitale”.
E’ l’aggancio per presentare i risultati di uno studio Dell Technologies, realizzato in collaborazione con Vanson Bourne che ha coinvolto questa primavera circa 10.500, business e IT decision maker e dipendenti in 40 Paesi, tra cui anche l’Italia che presenta dati allineati a quelli del campione europeo.
“Se negli ultimi due anni si è assistito ad un’evidente accelerazione nei programmi di digitalizzazione, le aziende sono consapevoli del bisogno di progetti concreti per la trasformazione delle modalità di lavoro ed allo stesso tempo i dipendenti si trovano in difficoltà a fronte di un cambiamento troppo repentino e hanno difficoltà a stare al passo con l’innovazione” – spiega Ligresti – e prosegue – “La ricerca presenta luci ed ombre. Il 62% del campione non vede ancora significativi miglioramenti nel bilanciamento tra vita e lavoro per i dipendenti, ed il 40% fa presenti le difficoltà nel collaborare o nel relazionarsi a distanza. Ben il 52% teme di non riuscire a rimanere al passo dei tempi, ed il 72% in cima alla lista dei timori colloca i rischi legati alla cybersecurity. Ma allo stesso tempo circa l’80% pensa che sia proprio il lavoro ibrido ad abilitare un modello di lavoro sostenibile”. Con l’83% dei leader aziendali italiani che sostiene la centralità dei dipendenti per intraprendere un programma di trasformazione digitale che abbia realmente successo.
Le aziende vivono sulla loro pelle un problema di cultura e resistenza al cambiamento ed il 60,5% degli intervistati ritiene che la propria azienda sottovaluti le esigenze delle persone quando pianifica programmi di trasformazione. Un dato che incontra riscontro in quello relativo al 38% del panel che vorrebbe che le aziende equipaggiassero meglio i dipendenti con strumenti tecnologici all’altezza, per gestire in modo più efficiente i team da remoto.
Tre quindi i temi chiave: agevolare l’innovazione puntando su un’effettiva collaborazione tra le persone (1), consentire loro di essere davvero produttive – anche perché è questo uno degli elementi chiave che consente di percepire l’importanza del proprio lavoro e rappresenta un elemento motivante (2); puntare sull’automazione intelligente per lavorare meglio facendo meno fatica (3).
“Il primo abilitatore di cambiamento è il cloud – lo spiegano Cinzia Serra e Roberto Morandi Cto Ambassador Dell Technologies – si tratta di capire come si vuole utilizzarlo per utilizzare al meglio i dati. Cloud pubblico, privato, ibrido, edge, che sia l’obiettivo per Dell è consentire ai clienti un approccio multicloud by design che si concretizza nella possibilità di appoggiarsi a qualsiasi cloud provider e software vendor per scegliere il best of breed per ogni singola app e a seconda di dove si trovano i dati”.
Apex, in questo contesto, è la proposta Dell Technologies di IT as a Service alle aziende possibile grazie alle partnership con i cloud provider, così come con le aziende che offrono Software as a Service. Combina soluzioni all-in-one per i diversi requisiti di dati e carichi di lavoro, combinando la facilità e l’agilità del servizio as a service al controllo possibile grazie all’infrastruttura Dell Technologies.
Insieme, progetto Alpine serve invece per consentire l’estensione al public cloud delle capacità del software Dell dedicato allo storage, indipendentemente dalla tipologia di storage che ospita i dati, quindi un’esperienza omogenea ovunque essi risiedono. E’ un vantaggio anche nella gestione dei carichi all’edge, che è componente chiave dell’ecosistema multicloud. Anche quando si “interpreta” l’edge come il punto di contatto delle persone con sistemi e processi aziendali, quindi il personal computer (nelle sue pur diverse declinazioni), la cui centralità è tornata in evidenza in questi due anni e sarà esaltata nei prossimi dal lavoro ibrido.
In un ecosistema così articolato e complesso, Dell ha scelto inoltre di rafforzare la propria proposizione di sicurezza, in particolare modo quando si parla di “sicurezza del dato”. Per Dell Technologies centrale è il concetto di “trust”. Non si tratta di proporre difesa perimetrale ma di abilitare nella gestione del dato il modello zero trust così da consentire alle aziende un atteggiamento proattivo ed in caso di attacchi “un’effettiva capacità di ripristino”.
Possibilità abilitate dalla capacità di intercettare la minaccia, isolare il dato, proteggerlo in modo intelligente, garantirne l’immutabilità (centrale in questo caso la proposizione Powerprotect Cyber Recovery, insieme ai servizi Apex Cyber Recovery Services come soluzione gestita da Dell che include hardware, software e i servizi per proteggere i tuoi dati critici, sotto forma di abbonamento).
Le esperienze delle aziende clienti
Bracco, Prysmian, Vmware ed Eni le storie dei clienti che si agganciano ai temi della giornata. Andrea Provini, global chief information officer technology services per Bracco Imaging e presidente Aused, fa riferimento “all’ipertrofia tecnologica che caratterizza il momento” riportando al centro, proprio nell’ambito della cybersecurity, il tema della complessità per cui “un approccio basato su appliance e soluzioni invece che su servizi” può essere inefficace, ed un approccio di security by design con al centro le persone è complesso, ma anche i vantaggi di un approccio che tenga al centro il dato.
Alessandro Bottin, Global Infrastructure & Operations manager di Prysmian, invece, ritorna sui vantaggi del concetto di IT as a service, veicolato da Dell Technologies con Apex che “si sposa con le esigenze aziendali perché oggi i dati sono ovunque e l’agilità nella gestione del dato è un aspetto fondamentale che il modello Apex favorisce proprio perché riconduce al modello As a Service la disponibilità di device, storage, server, soluzioni, risolvendo tra l’altro alle aziende una serie di problemi come per esempio quello dello “smaltimento green” dei dispositivi”. Gioca, “quasi” in casa Raffaele Gigantino, country manager Vmware, che ripropone invece il tema del remote working, della possibilità effettiva di sfruttare le tecnologie, per ribaltare il paradigma ed indirizzarlo verso l’idea del lavoro ibrido, ripensando gli “spazi”, le procedure di on-boarding, ed utilizzando le tecnologie per tenere alto l’engagement tra le persone che è il bene da preservare. Chiude le esperienze sul campo Gabriele Provana, head of Ict Infrastructure Operations & Delivery di Eni: “L’ampia disponibilità tecnologica oggi apre opportunità prima non pensabili per esempio anche per la soluzione dei problemi di sostenibilità, tenendo conto comunque che il digitale stesso si trova a fare i conti con questo tema”.
Cercando di interpretare come potrebbero essere gli anni a venire potremmo andare incontro ad un futuro tecnocratico, ad un futuro in cui le norme soffocano l’innovazione, “oppure al digitale in grado di portare avanti i progetti di trasformazione di cui abbiamo bisogno – prosegue Provana -. Anche per Eni lo smart working, per 33mila colleghi, in 67 diversi Paesi e nelle situazioni operative più disparate ha rappresentato una sfida. “La tecnologia, utilizzata per integrare gli ecosistemi è – chiude Provana – un approccio abilitante, si tratta però di continuare a preservare le modalità di relazione e di contaminazione di competenze senza le quali è difficile pensare di crescere, e farlo con la stessa attenzione con cui si preserva la cultura del dato, che oggi rappresenta un asset aziendale chiave se se ne sa spremere il valore ad una velocità utile, per esempio grazie al supercomputing”.
Dell Technologies, il punto sullo scenario Italia
Dell Technologies Forum 2022 è anche l’occasione per fare il punto con Ligresti sugli scenari italiani. “In Italia i risultati di Dell Technologies sono in linea, se non addirittura migliori rispetto a quelli dell’azienda worldwide – esordisce Ligresti – con un primo semestre molto positivo, malgrado il vento contrario del dollaro molto apprezzato. I dati pubblici di share di Idc in Italia fanno ben sperare e gli ultimi del secondo trimestre vedono l’azienda guadagnare terreno, con oltre il 20% di market share nel mercato pc”. Se ci si focalizza sulle vendite che indirizzano la trasformazione digitale – escludendo il remote working, quindi guardando all’offerta puramente infrastrutturale, secondo Idc, Dell Technologies Italia segna il miglior trimestre di sempre. Dettaglia Ligresti: “Nel mercato server abbiamo toccato il 45% di share, nello storage, nel primo trimestre, addirittura il 46% (e nel secondo trimestre il 41%)”. Risultati il cui merito spetta alla proposizione messa a disposizione dall’azienda, al team ed al canale.
“Tra i fronti il cui sviluppo è stato di particolare interesse presso i clienti è proprio la proposizione per la cybersecurity che ci vede ora del tutto riconosciuti dal mercato, proprio per un approccio alla sicurezza in linea con le problematiche di attualità. Mentre fino a pochi anni fa si parlava quasi esclusivamente di firewall e penetration test, oggi la sicurezza ha cambiato declinazione, deve assicurare la resilienza delle aziende. Quando si viene attaccati – e si viene attaccati – bisogna essere preparati, con i dati integri, pronti a far ripartire le applicazioni”. Dell Technologies vanta esperienza nella protezione dei dati. Si assicura di metterli in sicurezza e poterli ripristinare. Un attacco già in essere ma latente, in pochi centesimi di secondo può avviare la crittografia malevola dei ransomware sui dati di centinaia di server, istantaneamente. La prima area attaccata è proprio il backup, per non vanificare gli effetti dell’attacco, ed è l’area da proteggere per prima. Un altro pilastro della proposizione è Managed Detection and Response, come servizio installabile su qualsiasi device (pc e server). Basato su tecnologia Secureworks, è in grado di determinare gli eventi anomali e metterli in evidenza, un vantaggio importante anche per la scalabilità immediata senza impattare sulle competenze disponibili.
Nell’attualità della proposta Dell Technologies anche in Italia oggi è disponibile Apex, come concept – ombrello di soluzioni per l’IT as a Service – approdato prima negli Usa, quindi UK, Germania e Francia, e arrivato a gennaio nel nostro Paese. “Si tratta di una soluzione strategica – spiega Ligresti -. Semplice, funziona, ha le caratteristiche di agilità richieste dalle aziende. Abbiamo speso un po’ di tempo a ‘comprenderla’ appieno, ma anche il caso portato qui di Prysmian ne ha evidenziato i vantaggi. L’accoglienza in Italia è molto buona e le installazioni ne documentano il giusto grado di maturità”.
Diverso il discorso per Alpine, alle prime implementazioni. Dell Technologies Italia se ne aspetta la crescita in questo secondo semestre. Ligresti: “Vediamo bloccate presso gli hyperscaler importanti masse di impegni contrattuali”. Molte aziende hanno scommesso sugli hyperscaler. Nella realtà poi, dal momento di preparazione alla migrazione in cloud, all’effettivo passaggio emergono però una serie di complicazioni. Tra le principali, la carenza di competenze. “Per migrare in cloud tutte le applicazioni virtualizzate con la disponibilità attuale occorrerebbero tra i i 10 ed i 15 anni e le aziende non hanno il tempo di aspettare. Faticano quindi a liberare il budget bloccato in cloud”. Progetto Alpine aiuta a trasferire app e carichi nel cloud, con i vantaggi di un modello ibrido fluido che è quello che i clienti usano e per cui chiedono di mantenere il pieno controllo. “Ma rappresenta anche un’apertura a partnership e operatori diversi e quindi un’ulteriore estensione del nostro ecosistema”. Lo stesso progetto Frontier rientra tra le idee di investimento sulle aree di continuità che più servono ai clienti in questa fase.
© RIPRODUZIONE RISERVATA