Il cloud. Il mondo che vi ruota attorno è sempre molto interessante da osservare. Sia nelle aziende che nella pubblica amministrazione. Guardiamo ai fatti recenti.

1 – Partiamo dal mondo privato. Racconta di aziende che vorrebbero migrare in cloud ma non osano. Di aziende che hanno osato e che tornano sui propri passi. Di aziende che lo abbraccio a tuttotondo. 
Qualche riflessione.
Partiamo da chi osa. Ad oggi circa il 20% delle aziende enterprise adotta il cloud. Letto al contrario, il dato ci dice che la stragrande maggioranza delle realtà, ben l’80%, non lo adotta, non osa. A tal punto che oggi gli investimenti in cloud pubblico sono pari solo al 10% della spesa IT mondiale, occupano una piccola fetta del mercato gigantesco dell’IT. Non tutti sono in cloud.

Lo sappiamo, le aziende fanno un calcolo complesso per decidere la migrazione o no, varia da caso a caso, da contesto a contesto, da piccola o grande realtà. Difficile generalizzare. Ma tutte le aziende mettono sul piatto costi, efficienza, continuità operativa, sicurezza, disponibilità di risorse, capacità di gestione, fiducia nel fornitore, resistenze e mentalità, paura di lock-in, controllo, impatto sul business…

Ma secondo gli analisti il trend sembra essere chiaro. Il cloud è destinato a crescere a un ritmo sorprendente e a pesare sempre più negli investimenti delle aziende. Secondo Gartner se nel 2023 la spesa IT mondiale crescerà del 5,1% rispetto al 2022 (raggiungendo 4,6 miliardi di dollari) la spesa per il cloud crescerà del quadruplo, del 20,7%, raggiungendo i 591 milioni di dollari (la spinta dallo IaaS +29,5%). Arrivando a pesare quasi il 15% della spesa IT mondiale.

2 – Guardiamo ora ai vendor che si muovono a velocità diverse nel cloud, che sgomitano. Il loro fatturato cloud (IaaS, PaaA, SaaS) cresce, cresce. Ma è bene guardare alla fluidità di questo mercato, nonostante attori ingombranti.
Nell’ultimo trimestre, i due grandi competitor che si contendono il mercato pubblico hanno raccolto fatturati importanti nel cloud: Microsoft 27,1 miliardi di dollari, Aws 21,4 miliardi, ma avanzano più lentamente rispetto al passato (+22% e +20%, la crescita più bassa nella storia di Aws) mentre si affranca in modo significativo il terzo competitor Google Cloud, con una crescita importante a dispetto dei primi due (+32%, con 7,3 miliardi). Ma sono le retrovie da osservare, anche se i tre big giocano seppure con market share diversi la parte del leone (i dati di Canalys lo confermano, sottolineando le distanze tra i tre). Guardando a tutte le componenti (anche PaaS e SaaS) si muovono aziende finora meno osservate: cresce in modo significativo nell’ultimo quarter Oracle (3,6 miliardi, +43%, entrata nel Gartner Magic Quadrant Cloud Infrastructure e Platform come visionaria) e Sap (3,7 miliardi dal cloud, con un +33%). Più tranquille le crescite di Salesforce che ha raccolto 7,7 miliardi di dollari (+14%) e Ibm (6,3 miliardi, +8%).

E ora che la logica adottata dalle aziende non è più quella del “cloud first” ma del “cloud right” – una scelta calibrata di investimenti tecnologici in ottica di cloud ibrido o multicloud –  è bene osservare anche le mosse di altri fornitori più piccoli ma agguerriti nel cloud come ServiceNow, Workday o la piccina Snowflake (523 milioni di dollari nell’ultimo quarter). I Cio sanno che i costi della tecnologia si devono tradurre in risultati aziendali e che monitorare l’andamento della spesa è una metrica fondamentale per gestire il business dell’azienda. Ci vogliono più strumenti e anche i piccoli hanno il loro perché.

3 – La logica del “cloud right” sarà anche quella seguita dalla pubblica amministrazione? Da questo mese – dal 10 febbraio al 28 aprile – le pubbliche amministrazioni centrali possono richiedere la migrazione dei propri dati e servizi, a partire da quelli critici e strategici, verso il Polo strategico nazionale (Psn), l’infrastruttura ad alta affidabilità realizzata per ospitare i dati ed i servizi critici e strategici della PA, uno dei tre pilastri su cui si poggia la Strategia Cloud Italia per l’adozione e la diffusione del cloud computing nel settore pubblico.
Saranno le singole PA centrali a sottoscrivere con il Psn il documento che stabilisce le attività propedeutiche e le tempistiche predefinite per la sottoscrizione dei contratti. Per aderire dovranno predisporre il piano di fabbisogni, il piano di migrazione di massima, ai quali seguirà la stipula del contratto con la società Psn o la richiesta di eventuali modifiche.
Quante PA aderiranno al progetto? In che tempi? Quale la percentuale di realtà che stenderà il piano di migrazione nei prossimi mesi?

Il mondo privato e il mondo pubblico si muovono con logiche e normative diverse (obiettivo della Strategia Cloud Italia è portare il 75% delle PA in cloud entro il 2026) ma il processo di adozione, le valutazioni da fare e la familiarità con il cloud toccano le stesse sensibilitàI vendor nel frattempo si strofinano le mani per il business che li attende. 

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