Fine novembre. Si è da poco concluso a Parigi il summit europeo di Gaia-X, l’associazione nata da Francia e Germania nel 2019, con il compito di definire regole e servizi per dare vita a un cloud europeo federato, che possa frenare l’avanzata dei cloud provider americani e cinesi. Delle Google, Amazon, Microsoft, Huawei, Alibaba tanto per intenderci.

Abbiamo seguito con interesse il progetto dalla sua genesi, attenti al tema della sovranità dei dati, oramai impegno di ogni singolo paese. Consapevoli che non sarebbe stato facile procedere spediti (cosa che infatti non è successa) né disinnescare incomprensioni tra i sottoscrittori (cosa che è accaduta). Sono ben 359 i soci oggi, tra istituzioni, università, centri di ricerca, aziende tra cui le multinazionali straniere, quelle dalle quali Gaia-X vorrebbe “tutelarsi” ma che hanno diritto a partecipare (pur non potendosi sedere nel board) perché l’associazione nasce aperta a tutti, paesi extra Ue inclusi, proprio perché sul cloud è bene ragionare senza muri. I nuovi ingressi costanti d’oltreoceano come quello di Equinix, fornitore californiano di data center con tanto di presenza in Italia, lo confermano. Insomma, un circolo vizioso.

Due le notizie riguardano Gaia-x in questi giorni. Una più operativa, una più politica. Entrambe di sostanza.

1 – La prima. L’associazione ha definito e reso noto il primo catalogo di servizi cloud, perseguendo l’intento di creare una federazione di cloud interoperabili e sicuri, basati su regole comuni, codice open source, rispetto di standard europei per una libera e trasparente circolazione dei dati, evitando alle imprese il rischio di lock-in dal fornitore e allo stesso tempo favorendo la più ampia partecipazione e concorrenza fra cloud solution provider mondiali.
Così la presentazione del primo catalogo di servizi federati è un passo decisivo perché Gaia-X possa diventare operativa: contiene 176 servizi cloud che rispettano le regole di compliance, di localizzazione dei dati nel vecchio continente, di sicurezza, di portabilità dei dati con un impatto ambientale sostenibile. Servizi già disponibili in 13 Paesi europei, anche in Italia, che contribuiranno a sviluppare un’economia europea del cloud che, secondo le previsione della Commissione Europea, toccherà i mille miliardi di euro nel 2030.

2 – La seconda. Non mancano i malumori interni all’associazione. Il Comitato Cispe, l’associazione che raccoglie i cloud provider europei, ha denunciato alla commissione europea (nello specifico alla direzione generale dedicata alla concorrenza) niente meno che Microsoft per concorrenza sleale. Scrive il Cispe nel comunicato diffuso: “Le nuove condizioni contrattuali imposte unilateralmente da Microsoft il 1 ottobre 2022 aggiungono nuove pratiche sleali, che stanno danneggiando in modo irreparabile l’ecosistema cloud europeo e stanno privando i clienti europei della possibilità di scelta delle implementazioni cloud”. Già la francese OvhCloud si era lamentata in passato (reduce dal suo OvhCloud EcoEx di cui potete trovare il reportage), così come la nostra italianissima Aruba, che questa settimana (il 30 novembre) inaugurerà due nuovi data center a Ponte San Pietro, alle porte di Bergamo.

Oltre a Equinix, l’ultimo ingresso tra i soci di Gaia-X è quello della Banca centrale europea, indice di attenzione strategica per l’associazione che si appresta ad aprire a breve un hub negli Usa, dopo essere già presente in 27 paesi tra cui Giappone, India e Corea del Sud.

Sono otto i case study allo studio di Gaia-X, ai quali le aziende socie possono partecipare per definirne lo sviluppo. Tra questi il principale è Structura-X, per costruire la federazione dei data center europea a cui già lavorano 30 aziende, mentre altri più verticali sono indirizzati all’industria dell’auto (Catena-X, a cui già partecipano Volkswagen e Mercedes), all’agricoltura, alla mobilità o alle smart city, la cui costituzione è in divenire. “Il vertice di metà novembre è la prova del passaggio di Gaia-X da un concetto iniziale alla fase di adozione, della crescita complessiva e della portata del progetto –  commenta Francesco Bonfiglio, Ceo di Gaia-X -. Significa che stiamo continuando a dialogare e compiendo i passi necessari per avviare una concreta adozione sul mercato a partire dal 2023”.

Certo, il 2023, ma è prossimo e si naviga in acque agitate come si è visto. L’interlocutore italiano di riferimento per Gaia-X sarà il Polo strategico nazionale (gestito da Tim, Sogei, Cdp Equity e Leonardo), voluto dal precedente ministro Colao, nel quale dovrebbero confluire il 75% dei dati della PA entro il 2026. Un progetto che si sta strutturando ora, sotto il nuovo governo, con l’Innovazione nelle mani della presidenza del consiglio.
Ma se un tema di concorrenza illecita si è alzato sul tavolo europeo di Gaia-X, quali le risposte dei tanti piccoli/grandi cloud provider italiani sulla centralizzazione del cloud pubblico italiano? Il tema della sovranità dei dati è caro a tutti.

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