E’ un momento di accelerazione per OvhCloud. Il programma degli sviluppi per il 2024 si impernia sulla crescita dell’offerta cloud e il Move to PaaS, così come sulla presenza sempre più diffusa sul territorio, marcata anche da diverse iniziative, per e con i partner, con tutto l’ecosistema, e quindi anche dall’apertura di nuovi data center e dagli impegni nel solco delle richieste dei clienti, in particolare per l’intelligenza artificiale ed il quantum computing.

L’incontro con John Gazal, VP Sud Europa e Brasile, Dionigi Faccenda, Partner Program manager Italia e Alessandro Di Felice, key account manager, è l’occasione allora proprio per “raccontare” approccio al mercato e strategia di OvhCloud per un anno che è iniziato a tambur battente. Non solo perché presto vedrà l’apertura della local zone a Milano, ma anche per i risultati del 2023 che incoraggiano i rilanci per l’anno in corso, proprio alla luce del progresso tecnologico e delle esigenze in continua evoluzione del mercato, anche quello italiano.

“Sono successe tantissime cose in un anno – esordisce Gazalma in concreto sono quattro i temi chiave su cui vale la pena insistere: accelerazione del business e Move to PaaS; l’apertura di nuove local zone, appunto; il tema dell’innovazione per competere con i grandi hyperscaler americani, e l’accelerazione dell’ecosistema italiano”. Oggi OvhCloud è l’unico provider europeo nella top 10 mondiale. Differenzia la sua offerta sulla scorta di cinque elementi caratterizzanti: “La proposta di un trusted cloud, sovrano (1), con un modello integrato e sostenibile (OvhCloud fabbrica in autonomia i server ed è riconosciuta per i suoi sistemi di raffreddamento a liquido ottimizzati anche per la sostenibilità, 2), la price-performance con costi facili da prevedere e certi (3), un’ampia offerta di prodotti e servizi per entrare in concorrenza diretta con gli hyperscaler (4), la forza e la solidità dell’ecosistema locale (5)”.

OvhCloud, i risultati sul mercato

La proposta trova riscontro nell’apprezzamento del mercato. Per questo ripercorriamo in velocità alcuni “numeri” dell’azienda. OvhCloud oggi conta 1,6 milioni di clienti in 140 Paesi, dispone di 40 data center in 9 Paesi, e di 44 point of presence (con network a 100 Tb/s). Soprattutto, nel fiscal year 2023 ha maturato 897 milioni di euro di ricavi. Tra il 2021 e l’ultimo anno fiscale chiuso ha arricchito in modo significativo il portafoglio PaaS, mentre in FY 2024 potrà disporre di 45 data center (erano 33 in FY 2021) su 19 location.

“I risultati arrivano per la capacità di consolidare la proposta nei mercati premianti dove già OvhCloud è in posizione di leadership e dove si legge una crescita maggiore del mercato” – specifica Gazal ma anche grazie all’accelerazione verso il mercato public cloud e Paas”. Il mercato private cloud – bare metal e multi private cloud – contribuisce ai ricavi di OvhCloud per il 60% del totale. L’azienda è il primo provider in Europa, in questo specifico segmento, e nelle prime cinque posizioni a livello mondiale. “In questo mercato, quest’anno abbiamo maturato una crescita del 15%, mentre a livello globale il comparto cresce del 10%”. E l’Italia è in linea con questi numeri. Invece, per quanto riguarda il mercato Web Cloud (domini, email, etc.), “Ovh è il secondo operatore a livello europeo ed il sesto in Italia”.

John Gazal, Ovh Cloud
John Gazal, VP Sud Europa e Brasile OvhCloud

Per quanto riguarda lo “split” delle revenue,  il Web cloud consente ad OvhCloud di cubare circa il 20% del totale, e cresce del 6% mentre a livello globale la crescita è del 5%. “Anche in questo caso l’Italia è in linea con il mercato”. Il public cloud resta elemento fondamentale della strategia di accelerazione OvhCloud a livello mondiale e per l’Italia, proprio nell’accezione di approccio strategico per il superamento di ostacoli e difficoltà nella digital transformation, secondo l’approccio Move to PaaS. Questo vale per dimensioni, crescita e differenziazione. E vale 120 miliardi a livello mondiale il mercato del public cloud (idem quello PaaS), 20 miliardi quello del private cloud, il Web cloud 5 miliardi.

Public cloud e Paas sono anche i mercati che crescono di più (circa il 20%). OvhCloud quindi si impegna in accelerazione nei mercati più promettenti mettendosi in gioco sulla base di una proposizione “diversa”, chiosa Gazal, rispetto a quella degli hyperscaler americani. 
La crescita di OvhCloud oggi si basa anche sull’acquisizione della tedesca Gridscale. “Da qui il programma di lancio di 150 local zone a livello globale in tre anni. Nel 2024 ne sono previste 15 soprattutto in Europa e negli Usa. Due sono già aperte: quella di Madrid e Bruxelles. E prima dell’estate ci sarà l’apertura anche della local zone di Milano, e quindi la possibilità di sposare l’offerta OvhCloud tenendo i dati in Italia” con OvhCloud che a Milano proporrà inizialmente servizi di public cloud (storace compreso) e PaaS in co-location. 

Quattro direttrici di innovazione

L’innovazione resta il cardine. Declinata su quattro direttrici: sicurezza, sostenibilità, tecnologia di prodotto ed ecosistema (ne parlano in modo specifico Faccenda e Di Felice nel loro intervento). “Sul primo punto, OvhCloud dispone delle certificazioni più stringenti e già tre anni fa ha annunciato l’Hyper Resilience Plan per rafforzare sicurezza dei 40 DC nel mondo. Si parla di un investimento di 30 milioni di euro in tre anni“. I clienti chiedono lo standard della tripla-replica dei dati e questa possibilità è realtà con una prima Zone vicino a Parigi che prevede la disponibilità di tre DC a 30 km di distanza l’uno dall’altro.

Per quanto riguarda la sostenibilità: “Il business model di OvhCloud vede l’azienda in grado di fabbricare i propri server, riutilizzarne i componenti, lavorare per la riduzione dell’impatto dei DC sull’ambiente con una lunghissima esperienza nel raffreddamento a liquido quando non lo utilizzava nessuno”. L’obiettivo ora è per il 2025 arrivare ad utilizzare 100% di energia a bassa emissione di CO2 e per il 2030 un impatto net-zero sugli Scope 1-2-3. OvhCloud, lo ricordiamo, offre per la sostenibilità dei data center uno strumento, il Carbon Calculator, gratuitamente, sulle proprie pagine Web, per un calcolo end-to-end dell’impatto dei servizi bare-metal. E per l’estate arriverà l’aggiornamento per il calcolo in public cloud. 

L’ecosistema, punto di forza

“L’importanza dell’ecosistema è centrale: pensiamo che la condivisione di valori e visione per un cloud trasparente, sovrano e reversibile siano fondamentali” – prosegue Gazal. Il tema della “prossimità” è importante da sviscerare nell’ecosistema. Significa la possibilità di “parlare” con i propri clienti e la community, per esempio nei Tech Labs. Momenti presenziali di formazione con l’obiettivo di evangelizzare sulle nuove tecnologie ma anche formare i clienti all’utilizzo dei servizi OvhCloud.
“Le soluzioni più richieste in Italia sono oggi quelle che riguardano l’AI, Kubernetes, storage ma anche DBaaS”. L’ecosistema OvhCloud oggi comprende a livello globale circa 900 tech-partner, con quattro ‘ecosistemi’ fondamentali per l’Italia individuabili in: startup e scaleup, software vendor, partner e la new space economy.

Per le prime (startup e scaleup) si parla di programmi per aiutarle a crescere, basato su crediti (da 10mila a 100mila euro all’anno), con supporto tecnico incluso. 3.750 sono state già aiutate a livello mondiale ed in Italia, sulle 120 incluse nei programmi sui tre anni, sono 70 oggi quelle attive sulle soluzioni PaaS che sono l’ideale per le startup cloud-native che desiderano soluzioni pronte per l’utilizzo. Per i software vendor italiani, OvhCloud ha lanciato lo scorso anno il programma Open Trusted Cloud che consente di mostrare le proprie competenze nell’utilizzo del cloud sovrano (3 sono quelli già attivi sul programma e 10 i candidati).

L’attività sul canale

Per quanto riguarda partner, tech, e new space economy, Gazal passa quindi la parola a Dionigi Faccenda e Alessandro Di Felice che raccolgono il testimone.

Faccenda: “Il programma partner è rivolto a system integrator, Var e Msp cui si offrono incentivi specifici su soluzioni specifiche, e formazione anche per i diversi verticali”. Il programma classico si caratterizza però per l’assenza di fee di ingresso, la sua apertura, la possibilità di ottenere diverse certificazioni gratuite, accessibili dal portale dedicato ai partner. Si parla per l’Italia di un programma che coinvolge un centinaio di realtà (sono circa 1.350 i partner nel mondo). In prevalenza si parla di partner impegnati soprattutto sulla componente di gestione infrastrutturale. Si sono aggiunti 20 partner nel corso dell’ultimo anno, scelti per la capacità anche di sviluppare IT internamente, nelle aziende enterprise, cavalcando i vantaggi offerti da Kubernetes, AI e DBaaS, per esempio, con MongoDB, Sap, etc. Tra questi vi è anche Serco con cui OvhCloud opera in modo particolare nella sfera della new space economy.

Dionigi Faccenda, Italy and Spain Cloud Sales Manager e Italy Partner Program Manager di OVHcloud
Dionigi Faccenda, Italy and Spain Cloud Sales manager e Italy Partner Program Manager di OvhCloud

“Abbiamo introdotto non pochi miglioramenti al programma – prosegue Faccenda per esempio con una specifica proposta per le realtà come Accenture che vi hanno già aderito e abbiamo portato innovazione nella parte di formazione per rendere fruibile il programma ad un più ampio spettro di realtà”. Quindi quattro sono i livelli – standard, advanced, elite (da quest’anno) per cui sono previsti attività ed eventi specifici – e poi vi sono partner strategici come appunto è Serco.     

“L’innovazione in OvhCloud non rinnega o dimentica il passato con il 60% di revenue che proviene dalla componente private cloud – dettaglia Faccenda ma sono state migliorate prestazioni e modalità di servizio per bare-metal. Si è aggiunto lo storage, ed i vari add-on per indirizzare meglio anche mercato enterprise e corporate”. Si parla quindi di Advanced Bare Metal e nuove Gpu, e più enfasi è posta anche sui modelli multicloud per entrare nel mercato con servizi paritetici agli hyperscaler, secondo le esigenze dei FinOps. 90 sono invece i partner tecnologici come Nutanix e Sap. “Abbiamo inoltre esteso l’offerta public cloud con più di 40 servizi ed oggi questa offerta è davvero paragonabile a quella degli hyperscaler americani, ma con la differenza di una proposta  vera di cloud sovrano”. Significa non solo la residenza dei dati in Europa, ma anche che la giurisdizione cui sono soggetti è esclusivamente quella europea. E questo marca la differenza.
Per quanto riguarda novità specifiche, per esempio in ambito DBaaS, meritano la citazione i servizi per Kafka, PostgreSql, MySql, ed in particolare è attiva una partnership molto stretta con MongoDB, proprio ad indirizzare le esigenze enterprise. 

OvhCloud si muove anche per approcciare il mercato AI, con soluzioni che siano a disposizione di tutti. “Parola chiave è la democratizzazione dell’AI – spiega Faccenda, quindi anche la disponibilità di tutte le certificazioni per conservare i dati elaborati con l’AI in Europa”. A disposizione ci sono già vari servizi a consumo: servizi di training, deploy, notebook e un App Builder, per il rapido sviluppo applicativo. Sono soluzioni che insieme qualificano i quattro pillar alla base degli sviluppi: computing-storage-networking, pulizia del dato (data-platform), lo sviluppo. Un accordo privilegiato con Nvidia consente ad OvhCloud di beneficiare della disponibilità anche delle schede H100 difficili da reperire.
Ultimo ma non ultimo l’approccio al quantum, OvhCloud vi sta investendo tanto, anche tramite l’acquisizione di Quandela per una proposta di calcolo quantistico come servizio.

Ovhcloud e new space economy

“Lo spazio si sta dimostrando essere contesto ideale per accogliere i principi di OvhCloud – si inserisce Alessandro Di Felice -. Un contesto che nell’ambito della ricerca per la new space economy richiede di essere sostenibile anche dal punto di vista economico, ma è affamato di innovazione”. AI, test nelle local zone, servizi PaaS sono tutti ambiti di impegno per OvhCloud, di interesse specifico per il comparto.

In particolare l’Agenzia Spaziale Europea ed il partner Serco si sono rivelati di grande impulso per accompagnare l’ecosistema spazio nell’adozione delle soluzioni cloud. “Il principio della sovranità dei dati, così importante per OvhCloud, vede anche la Comunità Europea e l’Esa guardare con attenzione alla proposta con la compliance ai principi europei per il trattamento dei dati”. La consapevolezza che in Europa non ci siano player equivalenti agli hyperscaler americani con una proposta end-to-end per la gestione del dato “pure stimola la volontà di creare un ecosistema che si sposa con i principi OvhCloud e vede il connubio con Serco particolarmente virtuoso”.

Progetto DestinE

Anche in Italia, il patrimonio di partnership in questo senso è molto ricco. Tra i principali progetti in cui è coinvolta OvhCloud vi è Destination Earth. Destinazione Terra (DestinE) è un’iniziativa della Commissione Europea per sviluppare un modello digitale altamente accurato della Terra su scala globale. Al modello il compito di monitorare, simulare e predire l’interazione tra fenomeni naturali e le attività umane, per il conseguimento degli obiettivi della duplice transizione verde e digitale nell’ambito del Green Deal e della strategia digitale della Commissione.

Alessandro Di Felice
Alessandro Di Felice, key account manager OvhCloud

La piattaforma che OvhCloud sta realizzando con Serco sarà quindi sfruttata per questi scopi, sulla base di tre componenti. “Il data lake dove risiedono tutti i dati satellitari di Copernicus (ma non solo), dati social etc.; il secondo pilastro è rappresentato dai modelli Digital Twin Engine (repliche digitali di fenomeni meteo importanti, etc.) e terzo pilastro è proprio la piattaforma che permette di accedere a dati e modelli utilizzando tutta la gamma OvhCloud di servizi”, dettaglia Di Felice. E prosegue: “Oltre a questo anche il progetto Phi Lab di Frascati ci sta parimenti a cuore. In questo caso offriamo gratuitamente i servizi cloud per stimolare il più possibile l’innovazione”. Il tema dell’osservazione della Terra è sempre più strategico ma serve farsi supportare da AI e machine learning per estrarre insights ed il cloud è fondamentale. E’ ancora Di Felice a richiamare “l’attività con i Business Incubator Center dell’Esa (Esa Bic), circa una quarantina, cui all’interno dello startup program di OvhCloud  saranno proposti voucher di accesso ai servizi cloud”.
L’apertura delle local zone – compresa quella a Milano, in co-location,  candida ora OvhCloud a diventare protagonista anche per il programma spaziale italiano Iride. Anche in questo caso OvhCloud può offrire non solo la residenza del dato in Italia ma pure la reale sovranità sul dato per la piena compliance alle regole italiane ed europee.

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