Tra volatilità dei mercati, conflitti internazionali e pressioni inflazionistiche, le catene di approvvigionamento sono al centro dell’attenzione delle strategie aziendali ed il Supply Chain Report 2025 di Reichelt Elektronik evidenzia come le imprese italiane stiano reagendo con misure di diversificazione, investimenti in automazione e maggiore attenzione alla cybersicurezza. Nonostante i rincari e le interruzioni produttive, emerge un cauto ottimismo, con molte aziende che intravedono miglioramenti nel medio periodo e una rinnovata fiducia nella coesione europea. Realizzata da OnePoll per conto di Reichelt Elektronik, l’indagine, giunta alla quinta edizione, coinvolge 250 aziende industriali italiane per analizzare l’andamento delle filiere in un contesto globale segnato da nuove tariffe, conflitti internazionali e aumenti dei prezzi. Il campione copre realtà di differenti dimensioni e settori, offrendo un quadro rappresentativo delle criticità e delle strategie messe in atto dalle imprese italiane. Entriamo quindi nei dettagli.

Problematiche e segnali positivi

Nel 2025 le aziende italiane continuano a fare i conti con supply chain instabili. Il 95% degli intervistati dichiara che le interruzioni hanno un impatto diretto sul business e quasi un terzo (28%) segnala disagi gravi. Dopo un parziale miglioramento osservato nel 2024, il numero medio di giorni di stop produttivo torna a crescere, raggiungendo quota 23, rispetto ai 17 giorni dell’anno precedente, e comunque al di sotto dei 32 giorni che caratterizzarono il 2023. Un’altalena che comunque evidenzia come, nonostante i progressi nella gestione delle crisi, i colli di bottiglia rimangano una costante, influenzata da fattori esterni che le imprese non riescono a controllare pienamente.

Un dato positivo emerge dal fronte approvvigionamenti: la quota di aziende che definisce “difficile” l’acquisto di componenti è scesa al 17%, un calo netto rispetto al 44% del 2024 e al 31% del 2023. La percezione è dunque migliorata, anche grazie agli sforzi compiuti per diversificare i fornitori e localizzare parte delle catene di fornitura.

Più della metà delle aziende (62%) si attende un ulteriore miglioramento nei prossimi dodici mesi, segno che si diffonde un cauto ottimismo. Tuttavia, le criticità non sono distribuite in modo uniforme. I semiconduttori restano il tallone d’Achille, con il 31% degli intervistati che ne segnala la scarsità, seguiti da schede di sviluppo, Pcb, interruttori e connettori. Crescono i problemi per batterie e tecnologie di ricarica (29%) e restano elevate le difficoltà con i pezzi di ricambio (26%). Se le strozzature delle filiere restano un nodo, l’aumento dei prezzi rappresenta una minaccia ancora più grave. Il 74% delle aziende segnala rincari sui componenti critici, contro il 52% che lamenta colli di bottiglia. Il dato ricalca quanto emerso già lo scorso anno, ma evidenzia un impatto crescente delle pressioni inflazionistiche sui margini. Meno preoccupante, invece, appare la concorrenza dei produttori low cost, indicata come problema dal 54% delle aziende, in calo rispetto al 58% del 2024. Resta comunque alta la quota di chi denuncia una pressione finanziaria generale legata al contesto macroeconomico italiano (55%).

Infografica Reichelt Elektronik
Le evidenze sulle supply chain in Italia nel Supply Chain Report 2025 di Reichelt Elektronik (fonte: sondaggio OnePoll, 2025)

La strategia delle aziende, automazione e supply chain smart

La risposta delle aziende italiane mostra una resilienza crescente. Il 50% ha già diversificato la propria supply chain ed un ulteriore 46% prevede di farlo, mentre il 43% sceglie di avvicinare i fornitori al territorio europeo o nazionale, riducendo la dipendenza dalle filiere globali. Altrettanto significativa è l’attenzione alla sicurezza informatica: il 43% delle aziende ha introdotto misure per proteggere la catena di approvvigionamento da possibili attacchi, dimostrando come la supply chain non sia più solo tema di logistica ma tout court di cybersicurezza. Per rafforzare la resilienza, le imprese italiane guardano sempre più all’automazione. Il 39% ha già investito in soluzioni tecnologiche dedicate e un altro 41% prevede di farlo nel prossimo anno, mentre quasi la metà ha ottimizzato sistemi già esistenti. Le aree maggiormente automatizzate riguardano l’elaborazione degli ordini (63%) e la gestione dell’inventario (52%). Seguono trasparenza e tracciamento delle spedizioni end-to-end (41%), mentre solo il 37% cita strumenti di pianificazione predittiva, a conferma di un gap nell’adozione di tecnologie avanzate di smart supply chain. Le difficoltà non mancano: ostacoli tecnici (23%), dipendenza da altri produttori (24%), resistenze interne e timori legati alla sicurezza informatica (22%) frenano una diffusione più ampia.

Geopolitica e coesione europea, temi caldi

Gli eventi geopolitici continuano a incidere profondamente. La guerra in Ucraina resta la principale preoccupazione per il 59% delle aziende. Seguono il rischio di conflitti commerciali tra UE e Cina (54%) e i dazi imposti dagli Stati Uniti (44%). In questo scenario, molte imprese spostano l’attenzione verso nuovi partner europei: il 46% ha avviato rapporti con aziende dell’Europa centro-settentrionale, mentre il 40% dichiara di voler sviluppare relazioni con Paesi dell’Europa orientale e meridionale. Le relazioni extra-europee restano rilevanti: il 48% ha stretto accordi con l’Asia e il 40% con gli Stati Uniti. Decisamente più ridotta, invece, la presenza di partnership in Oceania (13%) e Africa (12%). Non sorprende quindi che il 44% delle imprese chieda più coesione politica all’interno dell’UE, con la rimozione delle barriere burocratiche e maggiori investimenti in infrastrutture e tecnologie digitali. Sullo stesso piano, viene sollecitata una maggiore attrattività del mercato del lavoro italiano tramite il riconoscimento delle qualifiche straniere e programmi di supporto alle Pmi.

Le voci del management, tra ottimismo e realtà

“Se gli ultimi cinque anni ci hanno insegnato qualcosa, è che viviamo in un’epoca di cambiamenti – osserva Christian Reinwald, head of Product Management & Marketing di Reichelt Elektronik.

Christian Reinwald
Christian Reinwald, head of Product Management & Marketing di Reichelt Elektronik (fonte: Reichelt Elektronik)

La situazione delle filiere è soggetta a rapide trasformazioni, quindi, a causa di pandemie, guerre, conflitti commerciali o altri eventi imprevisti. “Le aziende devono sapersi adattare con la stessa rapidità”. Automazione e smart supply chain sono strumenti essenziali, ma ciò che emerge davvero è la resilienza: “in ogni caso, oltre la metà delle imprese (57%) si dice più positiva rispetto alla propria situazione economica rispetto a un anno fa”.

Dall’indagine emerge quindi un quadro a doppia velocità. Da un lato, le aziende italiane sono riuscite a introdurre meccanismi di adattamento – diversificazione, automazione, cybersicurezza – che le rendono più solide rispetto a pochi anni fa. Dall’altro, il peso dell’inflazione e le incognite geopolitiche continuano a minare stabilità e previsioni. Il cauto ottimismo segnalato da oltre la metà delle imprese si fonda dunque su strategie di resilienza che però restano ancora in costruzione. Nei prossimi dodici mesi, la sfida sarà trasformare questa resilienza in un vantaggio competitivo stabile, riducendo al minimo l’impatto di crisi ricorrenti e variabili esterne.

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