Le potenzialità del connubio tra uomo e macchina sono al centro della sessione plenaria della XIII edizione di SAS Forum 2018, l’appuntamento annuale che SAS dedica all’evoluzione e all’applicazione degli analytics per promuovere l’innovazione in azienda, con oltre 2.000 partecipanti a gremire il MiCo di Milano.
Il tema principale di questa edizione, Inspire The Extraordinary, vuole sottolineare l’applicazione di paradigmi tecnologici come Analytics Economy, Artificial Intelligence, Machine Learning, Customer Intelligence e IoT nel nostro quotidiano, tra vita privata e attività lavorativa. Il messaggio che SAS veicola è proprio sulle potenzialità del connubio uomo-macchina nel ridurre il tempo in cui il “pensiero” diventa “visione” e si trasforma in “azione”. “Siamo davanti a una rivoluzione: un ambito collaborativo inedito tra uomo e macchina dove il nuovo straordinario possibile sarà la relazione che potremmo avere con le macchine e gli algoritmi per far sì che questi ci rendano più intelligenti” ha affermato Marco Icardi, regional vice president SAS e Ceo SAS Italy.
Piuttosto che alla dicotomia tra uomo e macchina, infatti, Icardi ha invece evidenziato nel corso del suo keynote la complementarità tra intelligenza umana e intelligenza artificiale , laddove la prima può contare su soft skill fondamentali come creatività e curiosità, mentre la seconda è in grado di eseguire compiti che richiedano capacità di analisi avanzate o, viceversa, ad alto tasso di ripetitività. Impossibile non pensare agli impatti sul mondo del lavoro, anche se, come in tutte le grandi innovazioni tecnologiche, la scomparsa di alcune mansioni sarà accompagnata dalla nascita di nuovi ruoli professionali.
La collaborazione tra queste due intelligenze così diverse, umana e artificiale, segna la strada per un cambiamento di paradigma, come sottolineato da Marco Zorzi, professore presso il Dipartimento di Psicologia Generale dell’Università di Padova, durante la sessione plenaria della mattina. Tuttavia, non sono poche le criticità comunicative tra i due linguaggi, come le emozioni e l’empatia, che sono alla base delle relazioni umane, ma al contempo difficilmente traducibili in algoritmi per una macchina.
Le persone non sono infatti “soggetti passivi”, ma reagiscono alle differenti condizioni dell’ambiente circostante, e questo spiega la complessità di relazione tra modelli matematici e comprensione del comportamento umano, come presentata nel suo discorso da Hanna Fry, Lecturer in the Mathematics of Cities at the Centre for Advanced Spatial Analysis alla UCL.
Pur con i suoi limiti e diversità, l’Intelligenza Artificiale è, e ancor più sarà, comunque fondamentale per analizzare grandi moli di dati, aiutando l’uomo in numerosi ambiti. “L’AI consente di porci in modo consapevole di fronte ai dati, trasformando i big data in smart data, cercando le relazioni causa-effetto e interpretando il dato attraverso gli elementi precursori”, ha rimarcato Ottavio Crivero, fondatore e Ceodi Moxoff. Così, l’essere umano avrà sempre un ruolo fondamentale, quello di prendere le decisioni e trarre le reali correlazioni derivanti dall’analisi di dati, anche prescrittive.
Purché il cambiamento di paradigma sia comunque accompagnato da una doverosa trasformazione non solo nei processi e nella tecnologia, ma soprattutto nella cultura aziendale e nell’approccio delle persone, come sottolineato da Simone Puksic, presidente di Insiel e Assinter Italia.
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