L’acquisizione appena firmata da parte di Oracle di DataScience.com – la cui piattaforma centralizza strumenti, progetti e infrastrutture per gestire i dati in un’area di lavoro completamente governata – porterà i suoi frutti fra mesi. Ma già oggi ne parla Stefano Maio, country sales leader big data, analytics e ML di Oracle Italia a ExplAIn Your Tomorrow, l’evento che a Milano fa il punto su quanto l’Intelligenza Artificiale sia già un asset per molte aziende, startup, università. “L’AI non è solo un gioco nel nome ExplAIn, ma è davvero già applicata da molte aziende: ci sono realtà già data driven nel panorama italiano che grazie al cloud, abilitatore, hanno progetti in essere in ambito Life, Retail, Industry 4.0, che fanno di machine learning e predictive analytics strumenti per impostare nuovi business”.
Il progetto Open Italy, a cui Oracle ha aderito lo scorso giugno, annovera startup nel marketplace di Oracle che offrono soluzioni innovative sviluppate con tool open source su piattaforma Oracle. “Facciamo scouting di realtà che possono poi essere comperate da aziende interessate alla tecnologia, sulla scia di acquisizioni come la nostra di DataScience.com”. La nuova entrante consente ai data scientist di fornire informazioni approfondite relative al business che il management si aspetta di ricevere in minor tempo, con l’accesso self-service a strumenti open source, dati e risorse di elaborazione, migliorando anche la capacità dei team IT di supportare tale attività.
Insieme, Oracle e DataScience.com metteranno a disposizione dei clienti un’unica piattaforma data science che sfrutta l’infrastruttura Oracle Cloud e l’offerta integrata SaaS e PaaS per concretizzare il machine learning, sfruttando anche le Oracle Adaptive Intelligent Apps integrate nelle Cloud Applications Oracle esistenti (con intelligenza artificiale per gestione finanziaria, risorse umane, supply chain, settore manifatturiero, commercio, servizi, marketing e vendite).
“Se cerchiamo di capire dove AI è, la troviamo già in molte aziende data driven, come Netflix o Waze – esordisce Luisella Giani, esperta di AI in Oracle Emea ma citando John McCarthy (che creò la parola Intelligenza Artificiale nel 1956) ricorda che “…non appena funziona nella vita quotidiana, l’AI non è più chiamata AI”.
Ma l’uomo rimane al centro come ribadisce il direttore sportivo di Luiss Sport Academy, Paolo Del Bene, che riporta l’atleta al centro della relazione con gli allenatori e la società, pur facendo leva sull’analisi dei dati per innalzare le prestazioni qualitative degli atleti, dati che raccolgono informazioni a ampio raggio, dagli allenamenti alla nutrizione. Così come Aice Rusciano, Phd psicologo coordinatore del comitato scientifico di AC Chievo Verona ribadisce: “l’uomo è al centro, in una relazione che mette insieme neuroscienze a approccio data driven”.
“Tre grandi motivi hanno portato oggi al boom dell’AI, che si riconducono alla grande quantità di dati, alla capacità di analizzarli e alla migliore capacità computazionale dei sistemi. Le macchine sono intelligenti perché sono nutrite con i dati. L’AI è già ovunque” conclude Maio. Non si parla di prodotti ma di casi reali.
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