Il mercato del lavoro cambia velocemente e vede crescere lo scostamento tra domanda e offerta di competenze, evidenziando da un lato la mancanza di skill e dall’altro la necessità di creare nuove figure che si aggiornino in modo estremamente veloce per favorire l’ingaggio e la formazione delle risorse.

Claudio Erba, Ceo di Docebo
Claudio Erba, Ceo di Docebo

Ci spiega le dinamiche del settore, Claudio Erba, Ceo di Docebo, società che gestisce una piattaforma di e-learning per la formazione aziendale, dove il machine learning sta cambiando l’offerta e l’intelligenza artificiale contribuisce a trasformare il modo di apprendere delle persone.

“Tutto il mercato ruoterà sempre più attorno a re-training e re-skilling – esordisce Claudio Erba – perché oggi non è più consentito smettere di studiare. La formazione è core sia per l’individuo sia per l’azienda, che non deve considerarla come un’opzione ma come un investimento essenziale e strategico per portare valore al proprio interno e rimanere competitiva in termini di capitale umano”. L’approccio all’e-learning di Docebo è quello di “iniziare un viaggio con il cliente, individuando gli algoritmi che nasceranno nei prossimi dieci anni e suggerendo i contenuti più interessanti per l’e-learner”.

AI, impatto sulla formazione 

“Quello che abbiamo scoperto negli ultimi anni è che mettere in piedi una soluzione di e-learning è una cosa complessa e che la formazione nelle grandi imprese (il target di Docebo si rivolge ad aziende con 500-10.000 dipendenti) è un processo complicato che coinvolge diversi soggetti e processi, dalla creazione del contenuto, alla sua distribuzione, sia da parte del docente che dell’allievo, fino alla condivisione via social. In questo contesto, l’ufficio formazione dell’azienda deve gestire una serie di attività impegnative e routinarie per mettere in piedi l’e-learning, un processo time consuming sottovalutato“.

L’idea di Docebo è quella di delegare all’artificial intelligence i processi labour intensitive e routinari, lasciando all’uomo le attività più strategiche. “Circa un anno e mezzo fa i grossi vendor che detengono la tecnologia generalista e i dati per fare training (Google, Amazon, Facebook, Tencent in Cina, Dell Emc, Microsoft, IBM) hanno iniziato a mettere a disposizione i loro servizi, come algoritmi di riconoscimento vocale; una base che può essere perfezionata e sulla quale le aziende possono costruire i loro servizi. I nostri concorrenti (tra i competitor, Cornerstone è quello più diretto, Docebo si posiziona subito dopo) si stanno muovendo usando l’AI per creare sistemi di suggerimenti per il training, la cosa più facile da fare”, dichiara Erba.  

Docebo perfezionia questi dati creando dei livelli di specializzazione e suggerendo contenuti. L’azienda ha rilasciato alcuni algoritmi attraverso i quali ogni corso viene caricato sulla piattaforma sottoforma di testo è può essere riutilizzato, catalogato e autocategorizzato. L’amministratore di sistema viene in questo modo alleggerito delle gravose attività di configurazione dell’ambiente di formazione perché subentra in questo ruolo l’artificial intelligence. Il sistema può così dire al manager quali sono i corsi a sua disposizione e individuare quelli più adatti al dipendente. 

Da startup a Silicon Valley Company

Lo studio dei dati è alimentato dal continuo processo di ricerca e sviluppo del team di Docebo, elemento nel dna dell’azienda, che nasce in Italia nel 2005 come startup; dopo il 2012, grazie all’intervento di venture capital italiani e fondi di private equity americani diventa una holding company canadese. Oggi Docebo conta un team di 270 persone, di cui 130 nei 5 uffici italiani, dove Milano è il più grande centro in termini di R&S. Altri uffici a livello globale si trovano: 10 a Londra, 80 ad Atlanta, 40 a Toronto.

“Siamo cresciuti dall’altra parte dell’oceano – spiega Erba -; passando dalla ricerca e sviluppo del prodotto in Italia a diventare una Silicon Valley Company, andando a capitalizzare risultati oltreoceano, in un mercato attualmente più ricettivo”. Il mercato della società è infatti oggi rappresentato in termini di fatturato per il 60% dal Nord America, l’Europa conta il 33%, Italia l’11% circa. L’azienda conta oltre 1.500 clienti in 80 stati e un fatturato di 30 milioni, con una crescita del 60-65% yoy negli ultimi anni.

Casi di implementazione

Il mercato a cui Docebo si rivolge è trasversale tra le grandi aziende e molti sono i casi di utilizzo della piattaforma che hanno portato concreti risultati nell’elevare il livello di formazione dei dipendenti e migliorare la gestione dei processi. Tra gli esempi citati da Erba, a livello italiano, Intesa Sanpaolo, che ha usato Docebo per generare 1,3 milioni di ore di contenuti formativi on-demand e utilizza la piattaforma di e-learning per ottimizzare il training di oltre 96.000 dipendenti; la banca ha oggi un ecosistema di oggetti didattici bite-sized generati dagli utenti e sfrutta i dati analitici per individuare i contenuti più efficaci. Un altro caso è rappresentato da Amnesty International che ha scelto la piattaforma per estendere i propri programmi di educazione ai diritti umani a livello globale, coinvolgendo gli utenti in oltre 200 paesi di lingue diverse. Altri casi di implementazione vedono un’azienda nel mondo del lusso con cinque brand che partendo dall’Italia fa formazione agli addetti degli store in tutto il mondo, ma anche software company (il settore rappresenta il 30% del fatturato di Docebo), un’azienda di robotica che forma 90.000 partner nel mondo, o startup che registrando una velocissima crescita devono formare i dipendenti in modo altrettanto veloce. O infine, un’azienda in Canada, dove il mercato della mariujana è stato recentemente liberalizzato, che Docebo ha supportato nella formazione della forza vendita. 

E per il futuro? “Oggi si punta ancora su ricerca e sviluppo per studiare nuovi prodotti che possano dare più efficacia alla formazione del futuro, come ad esempio virtual coach per una migliore assistenza, e per rendere sempre più semplice l’esperienza di apprendere dell’utente tramite l’analisi dei dati”, conclude il Ceo.

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