“Sono trascorsi poco più di 25 anni da quando un imprenditore del fondo americano Fidelity Investment pensò di lanciare servizi di connettività per la city di Londra, nel momento in cui terminava il monopolio British Telecom. All’epoca il nome di quella nuova realtà, Colt, era l’acronimo di City of London Telecom, il modello ha funzionato ed è stato esportato in Europa. Colt non ha cambiato i suoi principali tratti, tra cui proprio la struttura societaria del gruppo: Fidelity, il gruppo che creò l’azienda, è ancora l’attuale proprietario”.
Così Mimmo Zappi, amministratore delegato di Colt Italia, tratteggia un quarto di secolo di storia e il cambio di passo nella continuità: “Colt oggi si presenta al mercato con il nome completo di Colt Technology Services, non cambia il focus né il business di riferimento, ma dopo aver esplorato per un breve periodo il panorama dei managed services (e averlo abbandonato) torna ad essere fornitore di componenti infrastrutturali e di servizi di telecomunicazione, e a operare nel mercato della trasmissione dati e delle comunicazioni unificate (unified communications)”.
Non è cambiato nemmeno il modello di business che si basa sull’idea di disporre di un network globale che punta a fare della banda larga l’elemento caratterizzante dell’offerta, insieme ai servizi, ma solo per la clientela business e – nell’ambito della clientela business – per la fascia alta: aziende medio grandi, enterprise, wholesale.
Così Colt in Italia vanta oggi tra i clienti 80 delle prime 100 aziende enterprise e raggiunge indirettamente parte delle rimanenti 20.
Dopo aver cablato Londra, Parigi, Francoforte, Amsterdam l’azienda oggi lavora su tre continenti, e in Europa conta 50 città cablate con la propria infrastruttura (in Italia sono Roma, Milano Torino, Bologna, Genova).
Alla fine del 2018 Colt ha completato il nuovo backbone negli Usa (13 città raggiunte tra cui New York, Boston, Chicago Los Angeles e la Silicon Valley), mentre nel Sud Est asiatico conta una presenza significativa a Singapore e Tokio e ha da poco aperto in Cina.
E’ già partito il progetto di espansione nell’Europa dell’Est e ha raggiunto 13 città nuove in 8 Paesi dell’Est Europa. Apre ora anche il mercato australiano.
Colt, il mercato enterprise chiede agilità
Zappi mette a fuoco la strategia: “Siamo impegnati in modo importante ad investire sull’asset strategico quindi la costruzione e l’estensione delle infrastrutture in fibra Metropolitan Area Network a Dublino (in ottica Brexit), Berlino (importante hub media) ma non solo; Milano è in valutazione ma purtroppo non prioritaria in ambito UE, resta comunque piazza strategica”.
Nel corso del 2018 Colt ha rimodernato la propria infrastruttura di backbone per accelerare e supportare la digital transformation in ambito enterprise. Tutti chiedono alta capacità ed alta banda: i tagli da 10/100 Mbit per Colt sono considerati quasi morti, fanno parte di un circuito stand alone dismesso circa due anni fa.
Non si parla quindi di Fiber to the Home o To The Cabinet come abituati a pensarla nel mercato B2C. Si parla di connettività scalabile richiesta dal bisogno di fluidità nel consumo delle applicazioni in cloud, su un’infrastruttura flessibile e liquida, per rispondere in tempo reale alle esigenze del marketing, per esempio per una campagna dedicata in cui si può avere bisogno di ampiezza di banda.
Conferma Zappi: “Cento megabit in uscita per un picco su un’applicazione ecommerce con un’offerta di marketing attiva possono non bastare; si deve poter scalare in modo veloce, e nel nostro caso si parla di risorse di infrastruttura che scalano in modo rapido da consolle, con un clic, e i clienti questo chiedono insieme all’alta qualità di servizio”.
Il mercato infrastrutturale? Tutt’altro che morto
Si smentisce un primo luogo comune: il mercato infrastrutturale delle telecomunicazioni è tutt’altro che morto e di sicuro non rappresenta una commodity ma un asset strategico, soprattutto per il business di fascia alta. E questo è il posizionamento di Colt oggi per abilitare l’evoluzione digitale dei clienti con soluzioni agili, on demand e a banda ultralarga.
Idc dice che entro il 2020 tre aziende su 10 di qualsiasi settore non esisteranno più come le abbiamo conosciute fino ad oggi. E Colt conferma come l’adozione del cloud sia già oggi più che una realtà e stia trasformando anche il tessuto di impresa in Italia. “I clienti enterprise stanno già lavorando a piani di cloud adoption massiccia e chiedono un nuovo standard di servizio: certo si pretende ancora sicurezza e affidabilità ma oggi il focus è l’agilità, e l’accesso infrastrutturale all’ecosistema digitale”specifica Zappi.
I clienti chiedono di essere connessi agli hub e ai punti strategici: sono i data center dei più importanti system integrator, gli hub dei cloud provider (Amazon, ma anche Sap, Salesforce), chiedono di essere connessi ai grandi data center provider, si intende quindi gli hub di Equinix ed Interxion, e ancora ai grandi hub di distribuzione dei contenuti multimediali (BT Tower a Londra).
Parallela alla flessibilità di connessione è richiesta una grande flessibilità commerciale, che avvicina ai cosiddetti smart contract, come modello. Quindi si pretende una rete fluida e scalabile, integrata nelle infrastrutture tecnologiche, a canone di servizio, e sempre più dipendente dai volumi di traffico, dalla banda “prenotata”. Zappi: “La lezione più significativa appresa dall’esperienza come managed service provider è cosa significa per il cliente un modello di pricing che segua picchi ed esigenze specifiche. Fatturare a traffico e lavorare “a banda flat” oggi non ha senso”.
Stefano Nicastro, Director Sales Engineering South Europe Colt, specifica l’offerta e dettagli gli investimenti per offrire al cliente sempre una soluzione on demand: “Colt fornisce self provisioning del circuito di connessione (porte e banda) in tempo reale, offre accesso al portale online dove il cliente può configurare banda e porte di accesso (per esempio può assegnarsi 1 Gigabit di connettività verso un data center a scelta) e si configura la banda”.
L’azienda ha messo sul piatto per acquisire essa stessa velocità e flessibilità di azione sul mercato un miliardo di euro in tre anni, mentre il comparto ricerca e sviluppo beneficia di un impegno di circa 100 milioni di dollari su un fatturato complessivo annuale vicino a 1,3 miliardi di dollari.
Colt, sei ambiti di azione
Si è investito su sei pilastri: Colt ha raddoppiato il numero di venditori per offrire non solo strumenti di telecomunicazione ma anche servizi sul mercato (1), ha investito sulla banda larga (2) trasformando il network in ambito metropolitano.
Oggi sono connessi 850 data center strategici nel mondo con connettività Colt (3), e l’azienda misura le proprie performance (4) secondo parametri NPS (Net Promote Score); ha investito sui sistemi IT per il billing (5); il lavoro sulle persone al di là delle tecnologie status quo ha portato oggi l’acronimo Colt a rappresentare quattro valori (6): Customer, Ownership, Leadership, Teamwork.
Colt è collegata con i data center Equinix (allo stesso tempo partner e insieme concorrente nell’offerta di connettività) mentre partner tecnologici infrastrutturali per il trasporto dati sono Ciena e Cisco. Con l’introduzione delle funzionalità di Software Defined Networking il portafoglio si è arricchito; soprattutto il mercato sembra apprezzare l’offerta SD Wan.
In Italia i due più importanti player non hanno investito in modo particolare nella proposta ethernet. In questo ambito la proposta di layer 2 Colt gode di un posizionamento particolarmente forte, così come la frontiera delle opportunità oggi per Colt si misura nell’offerta dati su SD Wan, come evoluzione del mercato tradizionale MPLS.
Nell’ultimo anno Colt ha introdotto anche servizi di sicurezza, gestiti e sviluppati internamente, per quanto riguarda cifratura, protezione perimetrale (next gen firewall), e protezione Ddos.
L’azienda lavora sul canale sia con una presenza diretta sia indiretta, in questo caso tramite agenzia. La scelta del canale dipende sostanzialmente dalla complessità del progetto a dalle richieste del cliente, in alcuni casi opera anche attraverso system integrator. Il modello di approccio tiene conto della tipologia della presenza dell’azienda sul territorio (nazionale e internazionale) e del potenziale.
Il digital divide enterprise
Mimmo Zappi chiude fotogragando le criticità del nostro scenario: “Il nostro mercato enterprise è decisamente sparso sul territorio, molto più che nel resto d’Europa. Appena il 35% delle nostre grandi aziende verte su tre città, in Spagna su due ed è concentrato invece al 45%, in Francia al 65% attorno a Parigi, praticamente come a Londra. Gli operatori anche per questo motivo si sono impegnati a colmare il digital divide considerando quasi esclusivamente l’offerta B2C, di immediato riscontro”.
Colt non lavora su questo mercato, e ritiene quello enterprise un ambito del tutto trascurato. Ovviamente ha accordi con i principali operatori, per arrivare dove non riesce a portare la propria infrastruttura in modo diretto, mentre con Open Fiber (in ambito wholesale) resta aperto il dialogo. Realista la conclusione di Zappi:“La differenza nel sistema economico del Paese non si gioca solo nel mercato consumer, ma nell’ecosistema delle corporate e, in questo ambito, quanto fatto è insufficiente”. AgCom per prima non sembra orientare particolari attenzioni in questa direzione.
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