DataCore è in un periodo di importante evoluzione. Il core business dell’azienda è uno solo, le tecnologie software-defined storage (Sds), con una prospettiva volta ad offrire visibilità e gestione unificate, su qualsiasi tipologia di storage. Nell’ultimo anno e mezzo i ruoli di leadership invece sono sostanzialmente cambiati e le nuove strategie si riflettono sul campo.
Il nuovo Ceo, da aprile 2018, è Dave Zabrowski che incontriamo sul lago di Como, e George Teixeira (Ceo storico) è ora executive chairman; sono cambiati anche Cmo (Gerardo Dada) e Cpo (Rizwan Pirani).
Tre le novità: un servizio di analisi con elementi predittivi, un’appliance iperconvergente ma flessibile, nuove funzionalità in ambito Sds, ma soprattutto una visione unificata su storage primario, secondario e cloud, con un unico pannello di gestione e tutte le informazioni predittive che servono. Visione che l’azienda definisce DataCore One.
Zabrowsky marca subito alcuni punti fermi: “Sì, tanti sono i cambiamenti in atto, ma anche tante le conferme. Innanzitutto uno sviluppo prodotto guidato dalle esigenze del mercato, e indirizzato grazie ai contributi della nuova customer community; focus sul marketing (e anche l’Italia ora ha una risorsa dedicata); nuovo sito web, ma in linea di continuità anche importanti sforzi sul canale – attraverso cui DataCore indirizza il mercato al 100% – e su supporto e formazione”.
Nel mondo l’azienda conta circa 10mila clienti attivi, 800 partner per 220 impiegati in 50 Paesi. In Italia sono due gli uffici (Milano ad indirizzare il 75% del mercato e Roma, per il centro sud), sono 75 i partner e 500 i clienti. Tra gli eccellenti il Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef), il Comune di Bologna, l’Aeroporto di Catania, Fantoni Group e l’Istituto Ortopedico Rizzoli.
La proposta DataCore si colloca ora su un livello di astrazione appena superiore rispetto alle proposte on-premise dei diversi vendor (Pure Storage, Hpe, Dell Emc, Cohesity, Rubrik, Scality, Caringo e iTernity) ma anche appena sopra la declinazione degli hyperscaler (Aws, Microsoft Azure e Google Cloud).
Significa in pratica proporsi come piattaforma agnostica rispetto alle tipologie di storage (primario, secondario, di backup e di archiviazione). Zabrowsky: “Rispetto agli hyperscaler permettiamo di scalare in modo più rapido, e soprattutto riusciamo a valorizzare le risorse già disponibili”.
Questo è possibile anche grazie alle librerie di Api per favorire la programmazione a vantaggio dell’integrazione con prodotti di terze parti.
Sono arrivate però anche altre funzionalità su DataCore: una nuova tecnologia di crittografia dei dati inattivi (con algoritmi Xts-Aes a 256-bit di livello militare) che può essere applicata in modo uniforme ai più diversi sistemi di storage.
Secondo la nostra analisi due sono i motori del cambiamento nella proposta attuale: il primo è dato proprio dal modello di licensing basato su abbonamento, il secondo è un vero “motore” di analisi predittiva basato sul cloud DataCore Insight Services.
Nel primo caso parliamo di una sottoscrizione pensata per le organizzazioni che desiderano ridurre i costi capex. I clienti possono sempre scegliere tra licenze perpetue oppure preferire l’abbonamento, sempre con supporto e aggiornamenti software.
Misurare il costo delle licenze resta semplice: si basano sulla capienza, con un semplice prezzo per terabyte e indipendentemente dal numero di nodi utilizzati.
Per quanto riguarda DataCore Insight Services. I servizi Offrono informazioni dettagliate, ma soprattutto fruibili sostanzialmente in realtime (su trend relativi a capacità e performance), con informazioni predittive e in modalità SaaS, e con una vista a 360 gradi sullo storage infrastrutturale. La fruibilità è data anche dall’offerta di raccomandazioni ispirate dall’apprendimento collettivo di migliaia di clienti.
La significativa evoluzione dell’offerta si misura sull’appliance, se è vero che la proposta software è agnostica è vero anche che il mercato assorbe favorevolmente le proposte iperconvergenti a patto però che offrano la flessibilità richiesta su calcolo, storage e possibilità di scalare e questo non sempre è scontato.
Per questo DataCore, sempre tramite il canale, porta ai clienti una nuova famiglia di appliance DataCore Hci-Flex (è la prima proposta “hardware” dell’azienda”. Si potranno scegliere configurazioni 1U o 2U con a boardo Vmware vSphere o Hyper-V di Microsoft e ovviamente tutti i servizi dati DataCore, con un wizard per il deployment veloce.
Con la proposta, DataCore offre un gancio in mezzo al cielo per affrancare i clienti dai lock-in e seguire un percorso di transizione “sbloccato” verso i benefici di un’infrastruttura iperconvergente.
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