Si è conclusa con la decisione di sanzionare Amazon ed Apple l’istruttoria avviata dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm) nei confronti delle due società che fanno a capo ai gruppi omonimi (Apple Inc. e Amazon.com Inc.). In particolare il provvedimento riguarda le “restrizioni all’accesso nel marketplace Amazon.it da parte di rivenditori legittimi di prodotti a marchio Apple e Beats”.

Sarebbero state messe in atto attraverso talune clausole contrattuali di un accordo stipulato in data 31 ottobre 2018 che, secondo quanto emerge dall’istruttoria, vietavano ai rivenditori ufficiali e non ufficiali di prodotti Apple e Beats genuini di utilizzare Amazon.it, “permettendo la vendita dei prodotti Apple e Beats sul marketplace Amazon.it solo ad Amazon e a taluni soggetti scelti singolarmente e in modo discriminatorio”. Le aziende avrebbero quindi violato l’art. 101 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (Tfue).

L’art. 101, par. 1, del Tfue stabilisce che sono incompatibili con il mercato interno e vietati tutti gli accordi tra imprese che possano pregiudicare il commercio tra Stati membri e che abbiano per oggetto o per effetto di impedire, restringere o falsare il gioco della concorrenza all’interno del mercato interno. In particolare, l’art. 101, par. 1, lettera b) e lettera d) stabilisce che sono vietati tutti gli accordi consistenti nel limitare o controllare la
produzione, gli sbocchi, lo sviluppo tecnico o gli investimenti e nell’applicare, nei rapporti commerciali con gli altri contraenti, condizioni dissimili per prestazioni equivalenti, così da determinare per questi ultimi uno svantaggio nella concorrenza.

L’Autorità ha quindi deciso di irrogare una sanzione di 68,7 milioni di euro alle società del gruppo Amazon e una sanzione di 134,5 milioni di euro alle società del gruppo Apple, intimando a tali società di porre fine alle restrizioni, in modo da permettere l’accesso ad Amazon.it ai rivenditori di prodotti Apple e Beats “genuini” in modo non discriminatorio.

Il provvedimento infatti specifica che le società devono “immediatamente porre fine ai comportamenti distorsivi della concorrenza ed astenersi in futuro dal porre in essere comportamenti analoghi a quelli oggetto dell’infrazione accertata ]…[ ed individuare forme distributive che consentano, agli operatori che legittimamente eserciscono l’attività di commercializzazione dei prodotti a marchio Apple e Beats genuini, di accedere al marketplace Amazon.it e di utilizzare i servizi di intermediazione di tale marketplace in maniera non discriminatoria”.

Il comunicato Agcm spiega, inoltre, come sia stata di fatto “appurata la volontà di introdurre una restrizione meramente quantitativa del numero di rivenditori, permettendo solo ad Amazon e a taluni soggetti, individuati in modo discriminatorio, di operare su Amazon.it”. Secondo l’accordo, sarebbero state limitate anche le vendite transfrontaliere, e si sarebbe “operata una discriminazione dei rivenditori su base geografica”. E le restrizioni dell’accordo si sarebbero “riflesse sul livello degli sconti praticati dai soggetti terzi su Amazon.it, diminuendone l’entità”.

Acquisti Online degli Italiani su dati Statista
Acquisti Online degli Italiani su dati Statista

Proprio considerato il peso di Amazon.it nelle dinamiche e-commerce del nostro Paese all’autorità è apparsa confermata la “restrittività di tali condotte” valutando, Agcm, come proprio su questo marketplace si realizza almeno il 70% degli acquisti di prodotti di elettronica di consumo, di cui almeno il 40% è rappresentato da rivenditori che utilizzano Amazon come piattaforma di intermediazione. Il documento Agcm evidenzia inoltre che, analizzando il posizionamento dei marketplace in Italia, Amazon emerge come la principale piattaforma di intermediazione con 64 milioni di visite medie mensili, seguita da eBay con 26 milioni di visite nel luglio 2019. 

La decisione dell’Autorità riconosce quindi, e sottolinea, in linea con la giurisprudenza della Corte di giustizia UE, la necessità che i sistemi di distribuzione, al fine di essere compatibili con le regole sulla concorrenza, si basino su criteri di natura qualitativa, non discriminatori e applicati indistintamente a tutti i potenziali rivenditori. Agcm è stata capofila in tale azione e, grazie al suo intervento e alla collaborazione prestata, “le autorità nazionali di concorrenza della Germania e della Spagna hanno successivamente avviato analoghi procedimenti”.

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