Costituitasi appena all’inizio di quest’anno, l’Italian Data Center Association (Ida) sottoscrive il patto per il Climate Neutral Data Center (Cndcp) che si propone come primo obiettivo la riduzione delle emissioni di CO2 in un ambito, quello dei DC appunto, da una parte chiamato a garantire la digitalizzazione del Paese, dall’altro certo sfidante per quanto riguarda la sostenibilità ambientale.
Con la sottoscrizione quindi, l’associazione impegna il settore a supportare lo sviluppo di una trasformazione digitale sostenibile. “Con la firma del Climate Neutral Data Center Pact – spiega in dettaglio Emmanuel Becker, presidente di Ida e managing director di Equinix Italia – ci proponiamo di rafforzare il nostro impegno a promuovere lo sviluppo sostenibile della trasformazione digitale, sensibilizzando tutti i data center e technology provider che fanno parte dell’associazione a implementare una catena del valore basata il più possibile sui principi dell’economia circolare”.
Nata nel solco del Green Deal, si parla quindi di un’iniziativa di autoregolamentazione. Coinvolge oltre cento attività europee attive nel settore cloud e data center che si impegnano a rendere l’attività carbon neutral entro il 2030, anticipando così di circa 20 anni l’obiettivo in roadmap nel Green Deal (2050).
“Il nostro obiettivo è far comprendere non solo al mercato ma anche alle istituzioni, all’opinione pubblica e a tutti gli stakeholder dell’ecosistema economico-sociale – prosegue Becker – che il comparto dei data center sta facendo passi da gigante in termini di efficientamento energetico e rispetto dell’ambiente”. Ida, in particolare, si impegna a sensibilizzare tutti i suoi associati, nonché le aziende più rilevanti del settore, affinché si allineino a quanto stabilito nel patto. Con i primi obiettivi che già andranno verificati addirittura per il 2025 ed i progressi via via tenuti sotto controllo due volte l’anno dalla Commissione Europea, fino al 2030.
Frans Timmermans, executive VP per il Green Deal: “E’ una sorta di promessa che i protagonisti dell’industria dei dati hanno fatto alla società, un primo primo passo verso il raggiungimento di un futuro più intelligente e sostenibile”.
Ecco allora la declinazione nel dettaglio di come e dove saranno indirizzati gli sforzi: le aziende si impegnano entro fine 2030 ad acquistare energia esclusivamente green (1), ovvero soddisfatta unicamente attraverso l’energia rinnovabile, o prodotta senza emissioni di carbonio e poiché il calore prodotto dai data center rappresenta una risorsa preziosa in termini di risparmio energetico dovranno progettare nuove interconnessioni tra i data center e sistemi utilizzatori di calore, in modo tale da riutilizzare al meglio l’energia termica prodotta (2).
I DC a piena capacità dovranno dimostrare l’efficacia di utilizzo dell’acqua soddisfacendo elevati standard per la conservazione delle risorse idriche secondo l’indice Wue (Water Usage Effectiveness, 3).
Ultimi due punti quello riguardante la capacità di riutilizzare e riparare i server, portando gli operatori DC a valutare il riutilizzo, la riparazione o il riciclaggio del 100% delle loro apparecchiature server (4); ed infine l’aspetto riguardante le certificazioni con un revisore indipendente che dovrà certificare le metriche da raggiungere/raggiunte entro il 2025 e il 2030 per ogni operatore (5). “Il tutto in tempi molto ridotti – chiude Becker – se pensiamo a come si sono mossi gli altri settori di business. ]…[Promuovere l’efficienza energetica e la sostenibilità ambientale dei data center fa parte della nostra missione come associazione. E’ uno dei valori in cui crediamo più profondamente e che ispira gli sforzi che stiamo mettendo in campo per rendere responsabilità ambientale ed ecosostenibilità un approccio collettivo e virtuoso che coinvolga l’intero settore”.
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