Parole e gesti. Encicliche papali e presenza sui social. TedTalk e G7. L’eredità di Papa Francesco sul mondo digitale non si ricollega a un unico intervento ma accompagna riflessioni quotidiane su uso etico della tecnologia, strumento potente di inclusione e di responsabilità.

Non ha delegato, ma è sceso in campo. Con un senso di urgenza, con parole forti in grado di farsi ascoltare oltre il cattolicesimo, internazionali.

A Roma chiamando la Call for AI Ethics, l’alleanza per l’algoretica nata nel 2020, allargata a una dimensione interreligiosa nel 2023 (con ebraici e musulmani) fino ad una internazionale nel 2024 con rappresentanti di società civile, governi, aziende, filosofi, teologi, scienziati.
A Borgo Egnazia, in Puglia, nel 2024, come primo pontefice intervenuto al G7 per parlare di intelligenza artificiale, sottolineando i rischi di algoritmi che promuovono la “cultura dello scarto” e non dell’incontro.
Online con il suo primo TedTalk su diseguaglianze economiche e sociali, cambiamento climatico, impatti profondi della tecnologia. Era il 2017, ne seguiranno altri.

Ma già nel 2014 aveva definito Internet un “dono di Dio” per una chiesa aperta e digitale.

Capace di comprendere la capillarità della tecnologia per raggiungere tutti, avvicinare le persone, ma nello stesso tempo fermo sui rischi che il digitale nasconde, parlava di manipolazione dei pensieri, diseguaglianze, emarginazione per chi accesso alla rete non ha, fake news, solitudine emotiva se il digitale non affianca momenti di incontro e solidarietà.
Cosciente di una rivoluzione che non si può fermare – soprattutto quella dell’intelligenza artificiale  – ma che va gestita con l’uomo al centro, nella sua sfera antropologica, culturale ed etica. Così Francesco. Un vulcano. Dignità della persona, giustizia, solidarietà.

Lasciamo alla potenza delle sue parole il suo messaggio, senza volere aggiungere null’altro. 

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