La Commissione Europea ha lanciato una consultazione pubblica aperta fino all’8 agosto 2025 per raccogliere opinioni sull’uso dei dati nel contesto dello sviluppo dell’intelligenza artificiale. L’iniziativa si inserisce in un disegno più ampio, quello della futura Data Union Strategy, la cui ambizione sarebbe quella di fare dell’UE una realtà capace di generare, governare e valorizzare dati in modo sovrano ed efficace.
La consultazione è strutturata su tre assi principali: la semplificazione delle normative esistenti sull’accesso e il riutilizzo dei dati (1), l’identificazione di ostacoli operativi alla condivisione (2) e un focus sui flussi internazionali di dati, con particolare attenzione alla conformità con il Gdpr (3). La Commissione di fatto vuole comprendere le difficoltà incontrate da imprese, enti pubblici e ricercatori nell’accedere a dataset eterogenei, interoperabili, affidabili e aggiornati. Nel contesto dell’AI, dove i modelli generativi e fondazionali dipendono fortemente dalla disponibilità di dati di qualità, l’Unione punta a costruire spazi europei dei dati verticali, già avviati in settori chiave come sanità, mobilità, manifattura e finanza. L’obiettivo della strategia è ora renderli interoperabili e interconnessi con un ecosistema AI europeo, così da supportare sia la competitività industriale sia lo sviluppo di modelli allineati ai valori europei.
AI Continent Action Plan, roadmap industriale e geopolitica
Presentato ad aprile 2025, l’AI Continent Action Plan rappresenta una svolta per l’Europa. È il documento più rilevante dal punto di vista industriale e politico dopo l’approvazione definitiva dell’AI Act. Il piano nasce per accelerare l’adozione dell’IA in Europa attraverso cinque assi d’intervento prioritari che ripercorriamo.
Il primo riguarda la capacità computazionale e quindi le AI Factories europee (1) e prevede il rafforzamento delle infrastrutture di calcolo. La Commissione ha avviato il sostegno diretto alla creazione di AI Factories e AI Gigafactories, centri avanzati dotati di supercalcolo e capacità di addestramento su larga scala, che integrano data lab, strumenti di Mlops, e risorse Gpu. L’obiettivo sarebbe duplice: da un lato ridurre la dipendenza tecnologica da infrastrutture extra-UE, e dall’altro mettere a disposizione delle startup e delle PMI risorse che oggi solo i giganti americani o cinesi possono permettersi.
Secondo tema quello relativo ai Data Spaces ed alla Data Union (2). L’asse reggente sarebbe il rafforzamento della dimensione “data-driven” dell’economia europea. La Commissione intende consolidare il mercato unico dei dati e sostenere la nascita di una Data Union che metta in connessione dataset pubblici e privati, facendo leva su normative come il Data Act e il Data Governance Act. Ogni AI Factory sarà, secondo questa idea, dotata di un Data Lab, facilitando la creazione e validazione di modelli IA attraverso dataset di qualità, curati, affidabili e rappresentativi.

Il terzo pilastro del piano prevede la creazione della AI Skills Academy (3), che dorvrà formare 100mila esperti nei prossimi 3 anni. I corsi copriranno vari livelli: dottorati industriali, programmi di upskilling per ingegneri software, formazione specifica per l’AI generativa, e moduli etico-giuridici per manager e policy maker. La governance sarà condivisa tra centri universitari, Digital Innovation Hubs e imprese. La carenza di competenze è identificata come uno dei principali colli di bottiglia per l’adozione dell’AI in Europa.
L’Action Plan indica quindi sei ambiti di applicazione prioritaria per l’adozione dell’AI in Europa (4): sanità, mobilità, energia, manifattura avanzata, pubblica amministrazione e agroalimentare. La Commissione supporterà progetti pilota, sandboxes regolatori, e partenariati pubblico-privati. È prevista anche una revisione delle gare pubbliche per premiare soluzioni AI affidabili e trasparenti, sviluppate in Europa e conformi all’AI Act. Infine, la Commissione ha previsto un AI Act Service Desk (5), che sarà attivo entro l’estate 2025. A questo sportello digitale spetterà fornire strumenti tecnici, linee guida, e supporto legale alle aziende europee per comprendere e applicare le norme dell’AI Act. Sarà anche un punto di raccolta di best practice per aiutare le Pmi e gli sviluppatori indipendenti a non rimanere esclusi dal mercato AI.
L’approccio UE per l’utilizzo dell’AI
Fin dal 2021 l’UE ha costruito un approccio duale all’intelligenza artificiale, imperniato su due assi: promozione dell’eccellenza tecnologica e l’affidabilità intesa come trust. L’approccio Coordinated Plan on AI del 2021, aggiornato nel 2023 ha trovato piena legittimazione con l’approvazione dell’AI Act nel 2024, il primo regolamento vincolante al che ha classificato i sistemi di AI in base al rischio (inaccettabile, alto, limitato, minimo) e introduce obblighi specifici di trasparenza, audit e governance. Il nuovo piano del 2025 amplia questa visione ed include i temi della sovranità tecnologica con la riduzione della dipendenza da attori extra-europei, soprattutto su hardware, cloud, Llme servizi di labeling;
il rafforzamento della capacità degli stati membri di vigilare sull’uso etico e sicuro dell’AI. E ancora, l’AI affidabile-by-design con la promozione di standard europei aperti e interoperabili per lo sviluppo di modelli affidabili fin dalla progettazione e la partecipazione della società civile con il coinvolgimento attivo di consumatori, Ong e università nella valutazione dell’impatto sociale dell’AI.
Concretamente, e a differenza di Stati Uniti e Cina, l’UE non punta sulla corsa indiscriminata alla scala o al capitale, ma su un modello di sviluppo responsabile, equo e sostenibile. La sfida per l’Europa non è solo industriale, ma anche culturale per costruire un ecosistema tecnologico all’altezza della competizione globale, senza rinunciare a trasparenza, equità e diritti fondamentali. In questo contesto, l’azione sinergica tra AI Act, AI Continent Action Plan, e Data Union Strategy non rappresenta solo una risposta normativa, ma un vero progetto industriale di lungo periodo, che intende coinvolgere tutte le componenti dell’economia digitale europea: ricerca, imprese, pubbliche amministrazioni, lavoratori e cittadini.
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