E’ un percorso di evoluzione continua quello che ha portato Datacore a cambiare “pelle” da azienda specializzata nella gestione e ottimizzazione del block storage in modo flessibile e scalabile fino a proporre a tutto tondo un’offerta nell’ambito software-defined storage per tutte le tipologie di dati e per i diversi ambienti. Ed è questo anche il punto di partenza dell’analisi di Rémi Bargoing, VP Sales Italy di Datacore, che dettaglia la strategia a partire dall’apprezzamento del mercato: “Crescita quasi raddoppiata di organico e fatturato nell’anno, 1,4 exabyte di dati gestiti a livello globale, 99% di ricavi ricorrenti e una customer retention (gross) del 93%”, a livello globale. Sono poi oltre 10mila i clienti nel mondo, di cui circa 5mila in Europa e 850 in Italia, dove DataCore conta su una struttura di go to market consolidata : tre i distributori – Computer Gross, V-Valley e Ready Informatica –, una rete di 140 rivenditori certificati, di cui 75 attivi, supportati da 250 professionisti formati sul territorio. Prosegue Bargoing: “Il nostro è un canale a valore, distribuito su tutto il territorio nazionale, con una particolare concentrazione nel Nord, ma con clienti attivi anche nelle regioni del Sud, fino alla Sicilia. Soprattutto Datacore è oggi un’azienda profondamente diversa da quella di cinque o dieci anni fa. È cresciuta, si è espansa e ha costruito una proposta tecnologica articolata, pensata per rispondere alle esigenze degli ambienti core, come all’edge e in cloud“. 

Rémi Bargoing, VP Sales Italy di Datacore
Rémi Bargoing, VP Sales Italy di Datacore

Il percorso evolutivo dell’azienda che ridefinisce il modo in cui le risorse di storage vengono utilizzate al meglio nel core, nell’edge e nel cloud – oggi anche questo si parla di strategia DataCore.Next – è guidato, oltre che dai 100 miliardi di dollari di investimento da parte del fondo Insights Partners (ma è il Ceo, Dave Zabrowski, che ha raccolto il testimone da George Texeira, il founder a ispirare la strategia) da un cambiamento di paradigma: “Lo storage non è assolutamente solo una commodity e bisogna tornare a investire su tecnologie che sappiano interpretare la nuova natura dei dati e la crescita non è più legata ai soli dati primari (database) ma soprattutto ai dati secondari”. Proprio lo sviluppo di una proposta che copre anche i carichi di lavoro “secondari” ma critici, e trasversali alle architetture, smarca la differenza. Lo fa attraverso un layer software capace di “virtualizzare” e centralizzare qualsiasi tipo di storage, ovunque risieda, senza il bisogno di un hypervisor. Proposta che piace tanto più quanto più le aziende si rendono conto poi, sul campo, dei costi del cloud che non può rappresentare un ambiente “risolutivo” per tutti i workload.  

La strategia attraverso le acquisizioni

Ci spostiamo sulla time-line dell’azienda per comprenderne nella sostanza la proposta.
Infatti, per realizzare la propria visione strategica, DataCore ha intrapreso negli ultimi anni un percorso di acquisizioni mirate, ciascuna delle quali è stata scelta per rispondere a una specifica esigenza tecnologica e per ampliare in modo coerente il portafoglio software-defined dell’azienda.

Il primo passo significativo è stato l’acquisizione di Caringo, considerata una delle aziende pionieristiche nell’ambito dell’object storage. Grazie a questa mossa, DataCore ha potuto rafforzare la propria offerta in questo segmento, in particolare con la soluzione Swarm: un sistema di storage compatibile con il protocollo S3, pensato per archiviare grandi volumi di dati non strutturati, come video, immagini e file documentali. Swarm si caratterizza poi per la capacità di scalare facilmente fino a livelli di petabyte o exabyte, mantenendo al contempo elevati standard di accessibilità, protezione e gestione dei metadati, fondamentali per una rapida ricerca e recupero delle informazioni”.

La time-line delle acquisizioni DataCore
La time-line delle acquisizioni DataCore

Successivamente, l’azienda ha rilevato MayaData, un nome di riferimento nello storage container-native. Il fulcro tecnologico di questa operazione è OpenEbs, una piattaforma open source ampiamente adottata nel mondo Kubernetes per fornire storage persistente alle applicazioni stateful. L’investimento, che ha raggiunto i 25 milioni di dollari, ha portato allo sviluppo di una versione proprietaria e professionale della tecnologia, ora denominata Puls8. Quest’ultima mantiene la compatibilità con lo standard Kubernetes, ma introduce funzionalità avanzate per la gestione del ciclo di vita dei dati nei cluster containerizzati, rendendola ideale per scenari cloud-native in continua espansione.

A completare la componente di automazione e intelligenza artificiale, DataCore ha acquisito AI+, una realtà focalizzata sullo sviluppo di algoritmi intelligenti per l’ottimizzazione dei media workflow all’interno dell’infrastruttura storage. L’integrazione di queste tecnologie ha permesso di potenziare le capacità predittive e di self-management dei sistemi DataCore, introducendo logiche di machine learning e Llm (large language model) per migliorare l’efficienza operativa, la gestione delle anomalie e l’allocazione dinamica delle risorse.

Nel 2025, DataCore ha poi finalizzato l’acquisizione di Arcastream, società specializzata nello sviluppo di file system paralleli ad alte prestazioni. Il contributo principale di Arcastream è l’integrazione di PixStor e Ngenea, tecnologie progettate per rispondere alle esigenze più complesse in ambiti come l’high performance computing, il rendering video e l’intelligenza artificiale. Si tratta di soluzioni capaci di garantire throughput elevati e di gestire in modo efficiente flussi di dati massivi e simultanei, elementi critici nei carichi di lavoro distribuiti e intensivi come quelli utilizzati nei centri di ricerca, nei laboratori di simulazione industriale o nei servizi di streaming di nuova generazione.

DataCore per l'IT
DataCore per l’IT

E’ di fine maggio, volta a rafforzare la propria presenza nel mondo dell’iperconvergenza, l’acquisizione di StarWind, un marchio ben noto per le sue soluzioni Hci dedicate agli ambienti edge e alle sedi periferiche (Robo). A differenza dei player tradizionali, StarWind nella sua proposizione ha puntato su un’architettura più snella, ottimizzata per i contesti in cui servono prestazioni affidabili ma con risorse hardware limitate. Questo rende la proposta particolarmente adatta a scenari di distribuzione su larga scala, come quelli della grande distribuzione organizzata, della logistica, ma anche nella nautica e comunque dove ogni singolo nodo – una filiale, un punto vendita – ha bisogno di una soluzione autonoma, semplice da implementare e gestire da remoto.
Attraverso queste acquisizioni, DataCore ha costruito una offerta tecnologica estremamente ampia, in grado di coprire ogni ambito dello storage software-defined: dal core al cloud, fino all’edge computing, con coerenza architetturale e visione unificata. Degli oltre 800 clienti italiani, diversi sono i nomi della PA, compresi due ministeri; ma DataCore lavora anche e tanto con aeroporti, aziende farmaceutiche, trasporti, banche e telco. “In particolare – prosegue Bargoing – stiamo crescendo nel settore dell’hypertrading, perché l’intelligenza artificiale e l’Hpc  richiedono soluzioni software-defined storage in grado di indirizzare i vantaggi indipendentemente dal riferimento architetturale” (cloud, on-prem, edge, appunto).

Questa varietà di verticali ha favorito anche l’evoluzione delle soluzioni proposte: “Per noi non ha senso vendere solo un prodotto. Per questo abbiamo costruito otto soluzioni verticali (vd. figura sotto) tra cui quelle necessarie per la business continuity, la cyber-resilienza. Pacchetti pensati per facilitare l’adozione della tecnologia DataCore anche nei contesti più complessi. Tra i cardini della strategia DataCore resta la performance. “L’unica cosa che interessa davvero a un IT Manager – sottolinea Bargoingè che il sistema sia veloce, oltre che efficiente. Il resto si dà per scontato. E la proposta DataCore è pensata per fornire performance sensibilmente superiori rispetto alle soluzioni tradizionali”. Ma la velocità non basta: “L’altro obiettivo è semplificare. DataCore lavora per abbassare la complessità operativa, ridurre i costi e aumentare l’affidabilità. Che si tratti di una grande banca o di un punto vendita della Gdo”.

DataCore, le soluzioni
DataCore, le soluzioni

Oggi DataCore copre tutti i livelli dell’infrastruttura dati per cui “non importa dove si trovi il dato, in ogni caso DataCore è in grado di virtualizzarlo, gestirlo, proteggerlo e ottimizzarlo. Che sia su un data center core, su un nodo edge in un punto vendita o in un cluster Kubernetes”. La roadmap vede infine l’azienda proiettata con attenzione al mondo dei container e dell’intelligenza artificiale. Proprio Puls8, già citato, è progetto per Kubernetes che si innesta in questa vision. 

DataCore, proposta per l’IT e per il mondo media&entertainment

Il confronto con Roberto Zaninello, Senior Solution Architect di DataCore, aiuta a completare la vision sull’offering. La strategia di DataCore si articola su due articolazioni principali: una orientata all’IT enterprise tradizionale e l’altra al mondo del media & entertainment. “Nel primo ambito rientrano soluzioni come SanSymphony – storica – fondamentale per il block storage, StarWind per l’iperconvergenza e Swarm per l’object storage”. Nel secondo, “tecnologie come Pixstor, Ngenea e Object Matrix sono pensate per flussi video e dati multimediali ad alta intensità, dove l’assegnazione dei metadati automatica e la gestione intelligente degli asset diventano fattori critici”. Un punto di forza della strategia resta la coerenza architetturale: DataCore non punta a invadere l’ambito degli hypervisor o delle reti, come fanno altri vendor. Specifica Zaninello: “Non vogliamo controllare tutta l’infrastruttura ma offrire integrazione con tutte le componenti esistenti senza rinunciare all’apertura”.

DataCore per i media
DataCore per i media

Infine, il concetto di “soluzione” prevale su quello di “prodotto”. Per Zaninello, il cliente non cerca una tecnologia fine a se stessa, ma un modo efficace per risolvere problemi reali: appunto, “la business continuity, il disaster recovery, la protezione del dato e la gestione di workload AI e HPC, fino alla compliance normativa”.

Roberto Zaninello, Senior Solution Architect di DataCore
Roberto Zaninello, Senior Solution Architect di DataCore

Zaninello insiste in particolare su come il concetto di software-defined storage ruoti attorno a due cardini: il pooling delle risorse e il disaccoppiamento tra dato e hardware. “In un data center, dove convivono dispositivi di vendor diversi che non dialogano tra loro, è facile cadere nella trappola dei silos: storage verticali separati e inefficienze strutturali”. Con DataCore, invece, è possibile unificare lo spazio disco esistente, recuperando capacità inutilizzata e ottimizzando i costi.

Il secondo punto riguarda la separazione logica tra i dati e i supporti fisici che li ospitano. Questo approccio abilita la libertà di movimento del dato: è possibile spostarlo, replicarlo o proteggerlo indipendentemente dalla sua collocazione fisica, rendendo la virtualizzazione dello storage un pilastro strategico per la resilienza, la continuità operativa e la cyber sicurezza.

Proprio su quest’ultimo punto, Zaninello approfondisce le tecniche utilizzate da DataCore per garantire la protezione dei dati da ransomware e attacchi informatici. “L’obiettivo è preparare il dato prima dell’attacco”, per poterlo ripristinare anche nel peggiore degli scenari. Le tecniche comprendono l’isolamento fisico (airgap), ma anche soluzioni più flessibili come l’immutabilità dei dati: “Un dato immutabile non può essere modificato nemmeno dall’amministratore di sistema. Anche se viene letto, non può essere alterato o criptato”.

La proposta DataCore per media stack
La proposta DataCore per lo stack media

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