Sicurezza, intelligenza artificiale generativa e controllo della spesa sono le priorità dei Cio che su questi tre elementi devono ripensare le scelte delle architetture IT nelle loro aziende. Ne parla il report Private Cloud Outlook 2025 di Broadcom che fotografa come cambia lo scenario focalizzandosi in particolare sul paradigma cloud. Condotta dalla società di ricerca Illuminas per conto di Broadcom tra marzo e aprile 2025, l’indagine coinvolge 1.800 responsabili IT in Europa, Nord America e Asia-Pacifico, operanti in settori altamente regolamentati come finanza, sanità, pubblica amministrazione, farmaceutico e assicurativo. Di questi, 600 decision maker provengono dall’area Emea. Obiettivo della ricerca è quindi analizzare come si stiano ridefinendo le priorità infrastrutturali nel ciclo evolutivo del cloud e, per farlo in modo puntuale, alle aziende partecipanti sono state fornite definizioni tecniche precise, basate sugli standard Nist e sulla classificazione Broadcom, per distinguere con chiarezza tra le scelte di cloud pubblico, privato e hybrid.

Il cloud privato torna tra le priorità

Il dato che più degli altri offre il termometro della situazione segnala una sorta di “cloud reset” per cui oltre la metà degli intervistati (54%) identifica il cloud privato come destinazione preferita per i nuovi carichi di lavoro nei prossimi tre anni. Il public cloud, secondo la ricerca, non sarebbe più la scelta predefinita con il 65% delle organizzazioni che sta già valutando la repatriation dei workload dal cloud pubblico, e un terzo lo ha già fatto. A trainare questo riequilibrio non è solo la delusione legata ai costi imprevisti o alla complessità delle architetture pubbliche, ma anche una nuova consapevolezza della maturità raggiunta dalle infrastrutture private, che oggi sono in grado di offrire prestazioni paragonabili alle corrispettive pubbliche, ma con una governance più solida e personalizzabile.

I workload per i quali si preferisce la repatriation
I workload per i quali si preferisce la repatriation (fonte: Private Cloud Outlook 2025, Broadcom)

GenAI, sicurezza e costi, leve di equilibrio

Secondo Prashanth Shenoy, VP Product Marketing di VMware Cloud Foundation (divisione Broadcom), “il cloud privato rappresenta oggi una piattaforma strategica per la modernizzazione IT e i clienti scelgono ambienti che garantiscono il miglior equilibrio tra performance, controllo ed efficienza dei costi”. Questa visione si riflette in tre driver principali emersi dalla ricerca.
Il primo riguarda sicurezza e compliance (1), per cui il 93% dei partecipanti afferma di affidarsi al cloud privato per gestire i requisiti di sicurezza e conformità normativa. Il dato è significativo soprattutto se confrontato con il 66% che dichiara preoccupazioni elevate o estreme sulla capacità del cloud pubblico di garantire la compliance, specie in contesti regolati. La gestione granulare dei permessi, la vicinanza fisica ai dati sensibili e il controllo end-to-end delle policy di sicurezza sono i principali motivi che portano alla migrazione di workload sensibili verso ambienti privati.

Prashanth Shenoy, VP Product Marketing di VMware Cloud Foundation
Prashanth Shenoy, VP Product Marketing di Vmware Cloud Foundation, divisione Broadcom

Il secondo driver è legato invece all’utilizzo della GenAI ed alle preoccupazioni per la privacy dei dati (2). La sfida della GenAI impone alle infrastrutture cloud requisiti nuovi e la gestione di grandi volumi di dati, spesso sensibili, richiede un equilibrio tra capacità computazionale e controllo. Il report indica che il 54% delle aziende preferisce eseguire i carichi GenAI in ambienti cloud privati o ibridi, a fronte di un 55% che si affida al pubblico. Di fatto, il cloud privato raggiunge una parità strategica con il pubblico per i workload legati all’AI, anche grazie alla crescente diffusione di ambienti Kubernetes container-based, spesso più controllabili e sicuri nel privato.

E siamo al terzo punto: la prevedibilità e la sostenibilità finanziaria (3). Uno dei temi più ricorrenti nel report è proprio la visibilità sui costi. Il 94% dei partecipanti riconosce che il cloud pubblico ha generato spese eccessive, mentre il 90% sottolinea come il cloud privato offra una maggiore prevedibilità economica. Circa la metà degli intervistati stima che oltre il 25% della propria spesa in cloud pubblico sia stato inefficiente o sottoutilizzato, con il 94% del campione a segnalare veri e propri “sprechi di spesa nel public cloud”. In un momento in cui le imprese IT devono ottimizzare ogni investimento, il controllo offerto dal cloud privato rappresenta un vantaggio competitivo.

Cloud privato per i diversi workload

Il report chiarisce che non esiste più una dicotomia tra cloud privato e pubblico in termini di destinazioni preferenziali per i workload. Il cloud privato non è più un “rifugio” per le applicazioni legacy, ma una piattaforma adatta anche ai carichi moderni, grazie all’evoluzione tecnologica e alla possibilità di integrare orchestrazione, containerizzazione e automazione. Il 65% degli intervistati indica di eseguire applicazioni container-based e basate su Kubernetes su cloud privati o ambienti ibridi. Questa percentuale certifica un’evoluzione concreta del private cloud verso standard moderni, capaci di supportare microservizi, DevSecOps e pipeline CI/CD anche in ambienti regolamentati. Il vantaggio principale risiede nella possibilità di armonizzare workload tradizionali mission-critical con nuovi carichi cloud-native in un unico ambiente gestito centralmente, senza dover necessariamente affrontare la complessità di una completa reingegnerizzazione.

Cosa funziona - La soddisfazione per i diversi modelli
Cosa funziona – La soddisfazione per i diversi modelli

Replatforming organizzativo, sfida oltre la tecnologia

L’adozione efficace del cloud privato richiede però un’evoluzione non solo tecnica, ma anche organizzativa. Il report, infatti, evidenzia che il 35% delle imprese individua nei team IT a silos uno degli ostacoli principali all’adozione. Seguono la carenza di competenze interne (29%) e la difficoltà a riorientare i processi verso modelli più agili. In risposta, l’83% delle aziende intervistate ha già avviato una trasformazione dei propri team verso un modello “platform team-based”, capace di superare la frammentazione storica tra sviluppatori, operatori e amministratori. L’obiettivo è creare un’infrastruttura IT che sia non solo moderna ma anche dinamica, adattabile e orientata al ciclo continuo di innovazione richiesto dalla GenAI.

Vmware Cloud Foundation 9.0

Nello scenario così definito, Broadcom modernizza le risorse per la gestione del cloud privato annunciando la disponibilità generale di Vmware Cloud Foundation 9.0 (Vcf 9.0), piattaforma progettata per offrire un’esperienza coerente dal data center all’edge, in sicurezza. Una risposta concreta alle esigenze delle organizzazioni che, come emerge anche dall’indagine ridefiniscono le strategie cloud privilegiando ambienti privati per motivi di controllo, costi, compliance e supporto ai carichi di lavoro AI.

Krish Prasad, Svp e GM della Vcf Division di Broadcom
Krish Prasad, Svp e GM della Vcf Division di Broadcom

Con Vcf 9.0, Broadcom propone una piattaforma unificata in grado di gestire applicazioni tradizionali, moderne e AI-native, integrando operazioni e governance in modo omogeneo su tutta l’infrastruttura privata. Il nuovo rilascio offre infatti un’esperienza cloud coerente in ambienti on-premise, edge e presso gli hyperscaler, offrendo flessibilità e adattabilità in un contesto IT che è sempre più “distribuito”.

Lo spiega Krish Prasad, Svp e GM della Vcf Division di Broadcom: “Vmware Cloud Foundation 9.0 è pensata per accelerare innovazione, efficienza e sicurezza, rispondendo alle necessità delle imprese di oggi. I clienti stanno adottando Vcf ]…[ perché consente loro di modernizzare i carichi di lavoro tradizionali e sfruttare al contempo le potenzialità dell’intelligenza artificiale”.

Tra i punti di forza di Vcf 9.0 spiccano la gestione semplificata, il controllo granulare dei costi e un rafforzato modello di sicurezza e compliance. La piattaforma introduce un’interfaccia operativa unificata, una nuova App Quick Start per velocizzare l’onboarding, funzionalità estese per la gestione fleet-level e strumenti integrati di identity management. Significativa la nuova dashboard SecOps, che fornisce visibilità completa sulla postura di sicurezza, combinando tecnologie avanzate come elaborazione riservata con Amd Sev-Sno e Intel Tdx, crittografia e attestazione per la protezione dei dati in ambienti eterogenei.

Cloud experience per i team DevOps e controllo sul Tco

Vmware Cloud Foundation 9.0 migliora l’esperienza cloud dei team IT e DevOps offrendo una piattaforma self-service sicura, ripetibile e facilmente scalabile. I blueprint preconfigurati, la gestione semplificata dei tenant e l’accesso IaaS automatizzato favoriscono l’agilità nello sviluppo e nel provisioning, riducendo al contempo i rischi operativi. La compatibilità nativa con Kubernetes tramite il servizio vSphere Kubernetes (Vks) consente ai clienti di eseguire in modo integrato workload basati su container e macchine virtuali, eliminando la necessità di infrastrutture DevOps complesse e favorendo una migrazione fluida verso modelli applicativi più moderni.

Vmware Cloud Foundation 9.0
Vmware Cloud Foundation 9.0

Uno dei vantaggi più apprezzati di Vcf 9.0 è la possibilità di monitorare e ottimizzare la spesa cloud in modo proattivo. La piattaforma fornisce una visione completa del Tco, includendo licenze, costi operativi e spese per i data center. Inoltre, grazie all’analisi predittiva dei costi e alle funzioni di showback/chargeback basate sull’allocazione delle risorse, le aziende possono pianificare meglio gli investimenti e ridurre lo spreco infrastrutturale. Funzionalità avanzate come l’ottimizzazione automatica delle risorse contribuiscono a migliorare l’efficienza dei carichi, liberando capacità inutilizzata e prevenendo l’eccesso di provisioning.

I servizi per i diversi casi d’uso

In parallelo al lancio di Vcf 9.0, Broadcom presenta anche una suite aggiornata di servizi avanzati progettati per rispondere a esigenze specifiche. Tra questi Vmware Private AI Foundation with Nvidia, come piattaforma integrata per lo sviluppo e l’inferenza di modelli AI, con supporto air-gap e Gpu-as-a-ServiceVmware Live Recovery, per il disaster recovery con snapshot immutabili e ambienti di ripristino isolati; Vmware vDefend, che estende la sicurezza con micro-segmentazione self-service e gestione IDS/IPS multisito; Vmware Data Services Manager, per offrire Database-as-a-Service scalabili con supporto per PostgreSql, MySql e in anteprima Microsoft Sql Server ed infine Avi Load Balancer, per il bilanciamento self-service dei carichi in ambienti Kubernetes e VM, integrando firewall e Gslb.
Vcf 9.0 preserva ovviamente la possibilità di integrarsi nativamente con le tecnologie dei principali attori del mercato. Microsoft Azure, Google Cloud, Dell, Lenovo, Amd, Intel, Nvidia e Hpe sono alcuni dei partner che hanno già adottato o esteso la compatibilità con la nuova release, per l’utilizzo come piattaforma davvero ibrida, estensibile e pronta per l’AI enterprise.

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