Nei giorni scorsi il Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico ha sintetizzato le linee programmatiche del nuovo governo in materia di Poste e Telecomunicazioni. La prima uscita del Governo sul Digitale, in pratica, incalzante sulle tecnologie di domani ma silente sul futuro di Industria 4.0.
L’impianto del programma è articolato, con la consapevolezza da parte del Mise delle opportunità legate all’innovazione digitale ma anche delle criticità da affrontare “con attenzione sul versante regolamentare”. Un digitale che richiede una presenza pervasiva, e che dovrebbe avere secondo il ministro “un avamposto digitale in ogni ministero” che si coordini con un intergruppo parlamentare sull’innovazione trasversale, sopra le parti, in grado di dare suggerimenti al legislatore e all’esecutivo. Bene.
I presupposti per allargare l’azione sul digitale nel programma ci sono, proseguendo da un parte il percorso di potenziamento delle infrastrutture di rete e 5G già in atto, dall’altro innovando in ambiti ad oggi trascurati. “È di vitale importanza per il nostro paese investire sull’innovazione e sulla tecnologia – esordisce Luigi Di Maio davanti alla commissione Trasporti e Telecomunicazione della Camera, il 26 luglio -. Nel futuro le infrastrutture di rete e di telecomunicazioni saranno sempre più rilevanti per essere interconnessi con tutto il mondo. Abbiamo assoluta urgenza di costruire le nostre autostrade digitali, la nostra alta velocità digitale. Nel dopoguerra grazie a pesanti investimenti nelle infrastrutture con la costruzione di autostrade, raccordi, metanodotti e ferrovie si posero le basi di quello che sarebbe stato chiamato il Miracolo Economico. Noi oggi vogliamo invertire la tendenza investendo tutte le risorse disponibili sulle tecnologie di domani: banda ultra larga, 5G, blockchain, intelligenza artificiale, quantum computing per creare l’infrastruttura digitale che sia la base per un Nuovo Miracolo Economico. Il nostro Paese è indietro sul digitale nell’offerta di servizi e, seppur con differenze tra zona e zona, nella penetrazione della banda larga. Siamo in coda a tutte le classifiche europee (cita l’indice Desi il ministro nella sua relazione, più volte ripreso su Inno3, ndr) soprattutto con riferimento ai servizi e alle competenze digitali”.
Nell’incipit dell’intervento tutti i temi a noi cari, che impattano sulle diverse industry, dall’agroalimentare, al turismo, al finance, alla mobilità, al settore pubblico, che dovrà trainare secondo il ministro la trasformazione del paese verso una Smart Nation (grazie al 5G) con politiche pubbliche coordinate.
Lato Blockchain, la centralità della tecnologia è riconosciuta per settore pubblico, privato, scambio di valori, e mancando una strategia nazionale “che come ministero vogliamo promuovere” si compiranno passi formali per aderire alla partnership europea su Blockchain, snobbata tempo fa. Lato Intelligenza Artificiale, oltre alla priorità di aumentare investimenti pubblici e privati in AI mantenendo l’uomo al centro del dialogo con le macchine per comprendere le decisioni prese dagli algoritmi, il Mise si impegna a promuovere la elaborazione e la realizzazione di una strategia nazionale con gruppi di lavoro che coinvolgeranno istituzioni, università, istituti di ricerca e startup.
Lato banda ultra larga, l’obiettivo è garantire entro il 2020 una copertura con reti ultra veloci (100 Mbps) all’85% della popolazione italiana e la copertura con reti ad almeno 30 Mbps alla totalità della popolazione, accelerando i processi di autorizzazione e guardando al modello “wholesale only” dove gli operatori competono sui servizi.
Il 5G, salto epocale, è citato nel documento di programma come la tecnologia abilitante della quarta rivoluzione industriale, in continuità con il precedente esecutivo. Entro il settembre 2018 si conferma la chiusura della gara per l’assegnazione dei diritti d’uso delle frequenze radio (avviata l’11 luglio dal Mise), ottimizzando l’allocazione dello spettro delle frequenze che dovrebbe portare a introiti stimati per lo stato di 2,5 miliardi di euro.
La stessa universalità invocata per la rete viene ribadita anche per il servizio radiotelevisivo pubblico (RAI) dove la fruizione dei contenuti passa sempre più da connessione Internet e utilizzo di banda, con contenuti di qualità e personalizzati (Inno3 hai incontrato Massimo Rosso, direttore Ict di RAI, per capire l’impatto dell’innovazione digitale). “L’accesso ad una rete libera e neutrale in condizioni non discriminatorie deve essere riconosciuto come diritto di cittadinanza nella dimensione digitale” precisa Di Maio e per stimolare la domanda di banda ultra larga e di servizi digitali non ci saranno interventi a pioggia ma azione mirate per pmi e famiglie, per aumentarne l’alfabetizzazione. Non si fa per ora menzione a riflessi più ampi sull’economia, a nuovi piani di finanziamento o di incentivi, alla trasformazione digitale delle imprese in continuità con il piano Industria 4.0, dorsale del precedente esecutivo.
Il respiro più ampio dell’Europa dà man forte ai temi dell’impegno italiano, con il prossimo bilancio UE a lungo termine (2021-2027): la commissione europea investirà 9,2 miliardi di euro nel programma “Europa Digitale” dove trovano spazio le stesse tematiche, supercomputer, intelligenza artificiale, cyber sicurezza, competenze digitali, 5G (entro il 2020 copertura e servizio commerciale almeno in una grande città, entro il 2025 copertura in tutte le aree urbane e nei principali assi di trasporto terrestre). Ma non sempre si va d’accordo con l’Europa. Continua la lotta dell’esecutivo sulla direttiva europea del copyright (definita la link tax) perché si teme il bavaglio alla rete.
In questi giorni, che ci separano dalle ferie, sul tavolo del Mise anche il futuro di Agid, con la nomina a breve del nuovo direttore dell’Agenzia per l’Italia digitale, tra i 76 candidati ufficializzati sul sito del ministero. Non c’è tregua per agosto.
Buon lavoro a chi resta e buona estate a chi stacca, da Inno3 al completo, redazione, editore, comitato scientifico…
© RIPRODUZIONE RISERVATA