Il possibile impatto di una Hard Brexit sul valore delle imprese italiane è stato oggetto di una analisi condotta da Duff & Phelps, società di servizi finanziari con focus su cyber security, compliance e consulenza normativa, che ha analizzando i dati sulle esportazioni italiane verso il Regno Unito. Esportazioni che hanno raggiunto nel 2017 un valore di oltre 23 miliardi di euro, in crescita del 3,4% rispetto all’anno precedente.
Lo studio condotto su diversi settori merceologici (considerando i dati dell’export dei singoli settori forniti dall’Istat e i dazi medi applicabili a ciascun settore in base alle tariffe più favorevoli), evidenzia che in caso di Hard Brexit l’ammontare dei dazi sulle merci italiane esportate nel Regno Unito sarebbe pari a quasi 1,3 miliardi di euro. E se si considera anche l’impatto delle barriere non tariffarie (ossia limitazioni diverse dalla semplice imposizione di tariffe, come ad esempio ritadi doganali o quote di importazione) l’ammontare dell’export dell’Italia verso il Regno Unito nel medio termine potrebbe ridursi (nello scenario peggiore) di un importo compreso tra un terzo e la metà, per un valore compreso tra circa 7,5 e circa 11 miliardi di euro annui.
I settori italiani più interessati da questo andamento sarebbero quelli che ad oggi esportano in modo significativo verso UK a partire da quello dei macchinari e delle apparecchiature (pesa il 13,4% sull’export complessivo), seguito da quello degli autoveicoli (11,3%), dei prodotti alimentari (8,7%), fino agli articoli di abbigliamento (6,7%).
Duff & Phelps, calcolando che l’export italiano verso il Regno Unito generi un valore per le aziende italiane pari a circa 22,4 miliardi di Euro, ha messo in luce che nello scenario di Hard Brexit, tale valore aziendale potrebbe scendere fino a circa 21,3 miliardi di euro nel breve periodo (- 1,1 miliardi di Euro circa) e, nel medio periodo, fino a circa 13,5 miliardi di euro (- 8,9 miliardi di Euro circa).
“L’impatto potrebbe essere ancora più alto se non la si analizza come fenomeno separato, ma se invece se ne considerano le conseguenze all’interno dell’attuale contesto competitivo, in cui si va ad aggiungere ad altri fattori critici, dal duello sulle tariffe tra Stati Uniti e Cina, all’alta volatilità del mercato, fino al generale rallentamento dell’economia – ha commentato Enrico Rovere, managing director di Duff & Phelps -. In questa prospettiva più ampia, le aziende italiane e in particolare quelle operanti nel settore alimentare, che risentono delle problematiche di confine, nel farmaceutico, in relazione agli aspetti della logistica, nell’elettronica e nell’automotive, legati alle grandi esportazioni e a lavorazioni integrate dovrebbero cercare di sviluppare un approccio attivo per fronteggiare questo momento particolarmente teso e incerto, anche auspicando una risposta decisa da parte delle istituzioni in sede di Unione Europea.”
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