Bitcoin e blockchain sono spesso termini che vengono associati, e per quanto il loro legame sia indissolubile, l’uno è figlio dell’altra, e ne rappresenta un’applicazione, la prima, apparsa sul mercato da ormai 10 anni come un innovativo metodo di pagamento peer to peer. Una moneta virtuale, una cryptocurrency che dal 2009 ad oggi ha raggiunto un’ampia diffusione e ha portato alla nascita di tante altre criptovalute sul mercato valutario.

Se ne contano almeno 1500 sullo scenario globale, ma le più importanti per valore di capitalizzazione sono il Bitcoin (il primogenito per l’appunto), l’Ethereum, il Ripple, il Litecoin, il Dash, il Monero, lo ZetaCash

Bitcoin, Ethereum, Ripple, Litecoin
Bitcoin, Ethereum, Ripple, Litecoin

Crittografia e protocolli di file sharing peer-to-peer sono alla base della creazione e diffusione di tali criprovalute, la cui portata rivoluzionaria sta nel fatto che si ha una valuta che transita liberamente tra gli utenti di internet senza una banca centrale preposta ad un controllo superiore, in un sistema di fiducia distribuita a livello globale, sorretto da tecnologie “nelle mani di tutti”.

Con le cryptocurrency le persone diventano banca, sono loro che detengono il portafoglio, sono responsabili delle proprie operazioni, senza alcun ente centralizzato nel quale riporre la propria fiducia.

A fronte di una tale “democratizzazione” del mercato valutario, tuttavia, elevati sono i rischi riconducibili ad una moneta non “stampata” da un organo centrale: frodi e riciclaggio in primis.

La FinTech Neutrino supporta la legalità

È in questo spazio che la nostrana FinTech Neutrino ha deciso di posizionarsi: una piattaforma per l’analisi, l’indagine e l’identificazione di transazioni illegali sulle tecnologie blockchain.

La startup, fondata da Giancarlo Russo nel 2016, ha sviluppato la soluzione XFlow, la piattaforma di Big Data Analytics e Open Source Intelligence in grado di analizzare in real-time i dati che transitano sulla blockchain tracciando tutte le informazioni relative alle transazioni di criptovalute, e fornendo una rappresentazione grafica dei flussi di cryptomoneta tra i diversi soggetti coinvolti.

Neutrino è una sorta di agenzia di rating degli attori nel modo criptocurrency, nata con la mission di prevenire il furto di fondi dagli account delle persone, e di indagare su possibili attacchi ransomware, individuando gli attori malintenzionati del sistema.

È stata l’ambizione di posizionarsi come leva di una diffusione massiva e in sicurezza delle criptomonete ad attirare l’attenzione di Coinbase, azienda americana e uno dei principali attori nel mercato della compravendita di cryptocurrency al mondo, che ha fatto dell’operazione di acquisizione una delle “exit” più importanti nel campo della sicurezza informatica italiana degli ultimi anni, la prima nel settore della crittografia valutaria.

Il viaggio in Silicon Valley di Neutrino

Neutrino, in tre anni di vita, ha seguito una strategia di sviluppo chiara, rivelandosi come una delle poche fortunate startup italiane ad attirare capitali esteri e realizzare una exit in Silicon Valley.

L’accelerazione ricevuta da 360 Capital Partner nel 2017, le ha consentito di investire su asset strategici e tecnologici, di attirare i primi clienti – società di investimento e forze dell’ordine -, e affinare i propri strumenti di antiriciclaggio 2.0 verso progetti di mappatura del “darknet”, la parte di internet che non viene indicizzata nei motori di ricerca.

Ed è proprio questa la chiave di lettura che ci consente di cogliere il valore che Coinbase ha visto in Neutrino: con l’aumento dei furti digitali serve sempre maggiore attenzione, il vantaggio derivante da questa operazione di M&A potrebbe essere quello di riuscire a prevenire gli attacchi informatici. Grazie all’innovatività della sua offerta in ambito security e blockchain intelligence, Neutrino siede oggi negli uffici di Londra del gruppo americano.

I risvolti positivi

La storia di Neutrino ha sintesi due risvolti positivi: la FinTech italiana rientra nel novero delle poche startup nostrane ad aver suscitato l’interesse di capitali provenienti da quello che è ancora il principale ecosistema mondiale a supporto dell’innovazione e del mondo delle startup, segnando la più importante operazione di exit nel campo della sicurezza informatica italiana negli ultimi 10 anni.

La seconda, forse più importante, è che sebbene il nostro Paese non primeggi nelle classifiche mondiali per exit, investimenti, capitali raccolti e storie di grande successo, il motivo non è riconducibile ad una minore innovatività e capacità di generare idee a valore delle nostre aziende, bensì ad una difficoltà di far decollare il nostro ecosistema a causa di una bassa propensione all’investimento di rischio… Come a dire, il ragazzo è intelligente, ma non si impegna.

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