Si è mossa la PA italiana nell’ultima settimana per dare strumenti e incentivi alle imprese e ai cittadini, mentre il dibattito a Bruxelles sulla Web Tax, per la tassazione più equa dei giganti digitali nei vari paesi europei in cui fanno business, si è arenato.
In Italia. E’ online lo strumento per gli incentivi per le Pmi (incentivi.gov.it) che nasce con l’intento di semplificare e riorganizzare in un unico paniere gli aiuti economici per le piccole e medie imprese, per ridurre tempi e burocrazia. E’ definito un breve “vademecum ragionato degli incentivi per lo sviluppo”, nel quale gli imprenditori potranno valutare l’incentivo corretto a seconda di esigenze, dimensione dell’azienda e territorio di appartenenza: per avvio di una nuova impresa, investimenti in innovazione, crescita, rafforzamento patrimoniale, investimenti in macchinari, impianti e software, internazionalizzazione, investimenti in formazione, in ricerca e sviluppo, in efficienza energetica, in nuove assunzioni, fino agli sgravi fiscali.
In questa prima fase, raccolte nel database le informazioni di 12 amministrazioni e 60 misure di aiuto per le imprese, ma il sito verrà aggiornato periodicamente con le informazioni di tutte le pubbliche amministrazioni e gli investitori interessati a finanziare, e in futuro integrerà una chatbot per dialogare con gli interessati in modo più semplice. “Il Ministero dello Sviluppo Economico negli ultimi 10 anni ha stanziato circa 85 miliardi di euro di incentivi mentre il Ministero del Lavoro circa 20 miliardi – ha dichiarato il ministro Luigi Di Maio, facendo tesoro anche del percorso fatto in passato -. Oltre il 30% degli incentivi, però, anche se vengono stanziati, non sono erogati. E questa non è una questione di volontà, ma nasce da un problema fondamentale, che viene dalla comunicazione di questi strumenti al tessuto produttivo italiano”.
In Europa: al summit Ecofin a Bruxelles, i 28 ministri finanziari europei hanno accantonato il dibattito sulla più volte promessa Web Tax, per regolamentare la tassazione delle multinazionali digitali nei vari paesi europei dove raccolgono ingente fatturato ma pagano pochissime tasse, avendo gli headquarter europei in paesi comunitari più “paradisiaci”, fiscalmente parlando. Ufficialmente si tratta di un rinvio per Ecofin, e quindi di tempi lunghi, incerti. Francia, Italia, Germania e Spagna favorevoli a un tentativo internazionale di tassazione più equa e distribuita, Irlanda, Olanda, Lussemburgo, Malta e Cipro sul fronte opposto, oggi sedi di molte delle multinazionali nel mirino.
Interessi divergenti. Da una parte quelli delle grandi multinazionali internazionali, dall’altra quelli delle Pmi che “sono la spina dorsale dell’Italia – precisa Di Maio alla presentazione del sito ministeriale -. Il nostro sistema produttivo è un unicum in tutta Europa, è costituito da una miriade di piccole e medie imprese che negli anni della crisi hanno saputo resistere, usare creatività, innovazione e tecnologia, portando il Paese fuori dalla palude e creando innumerevoli posti di lavoro”.
Quella rete di imprese e professionisti che sperimenta anche nuove tecnologie. A Milano, il Team della Trasformazione Digitale ha presentato il progetto IO invitando i cittadini a candidarsi come beta-tester per contribuire a perfezionare la app prima del suo arrivo negli store nella seconda metà del 2019. Una modalità di dialogo tra pubblico e privato. Ad aprile partirà la fase di tester. C’è chi si arena nel dibattiti internazionali, c’è chi osa sui territori locali.
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