Poco più di sei mesi dopo l’acquisizione da parte di Ibm, Red Hat cambia logo ma in linea di continuità con la sua storia. Sono passati 19 anni dall’ultima volta. Red Hat è stata fondata nel 1993 e ha già vissuto diversi cambiamenti. Il volto stilizzato sotto il cappello (“shadowman”) ha fatto la storia e ora non c’è più. Il logo diventa ancora più essenziale.

Scompare l’uomo, solo perché quell’immagine poteva essere percepita come cupa. All’epoca (nel 1997 il logo con shadowman) l’immagine del software libero, open, era un’immagine di avanguardia, controcorrente, spesso in opposizione al software proprietario. Oggi questa battaglia non c’è più. L’apertura vuole essere associata alla trasparenza.

Tim Yeaton, executive vice president e Cmo dell’azienda così commenta il cambiamento: “Il nuovo logo riflette l’evoluzione di Red Hat, che è passata da un’azienda quasi per iniziati, ad alto contenuto specialistico e via via presente all’interno dei data center, ad essere provider di riferimento per il mondo delle soluzioni open source negli ambienti hybrid cloud]…[“.

Red Hat, vecchio e nuovo logo a confronto

Red Hat si avvale della collaborazione delle community per offrire tecnologie cloud, Linux, middleware, storage e di virtualizzazione. La piattaforma Enterprise Linux abbraccia l’automazione nativa e l’astrazione di sottosistemi complessi, per facilitare gestione, aggiornamento e configurazione.

Focus odierno per l’azienda le architetture a container. Il “nuovo” cappello rosso annuncia quindi OpenShift 4, nome che indica la piattaforma Kubernetes enterprise per l’orchestrazione dei container.

Con la versione 4 si vuole offrire aggiornamenti automatizzati sulle diverse installazioni Kubernetes, per allineare l’esperienza cloud anche negli ambienti ibridi. I dati di Idc fotografano per il 2020 l’adozione di una strategia multicloud nel 90% delle organizzazioni globali e OpenShift servirà ad accelerare l’implementazione applicativa nei progetti ibridi.

OpenShift 4 introduce Red Hat Enterprise Linux CoreOS che è una variante di Red Hat Enterprise Linux embedded e specifica per OpenShift. Red Hat Enterprise Linux CoreOS serve per implementare Kubernetes a livello enterprise in modo più rapido, ma coerente, ed è ottimizzata come tale per i container.

L’adozione di OpenShift 4 è possibile sfruttando il supporto e i servizi professionali di Red Hat (Red Hat Consulting). E’ in fase di sviluppo ancora, invece l’offerta OpenShift Container Storage 4. Consentirà ai team di effettuare provisioning dinamico di volumi persistenti per le tipologie di workload basate anche su DB Sql e NoSql, intelligenza artificiale, machine learning.      

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