Alla guida di Boomi come direttore vendite della regione sud Europa, Fabio Invernizzi gestisce il ruolo grazie alle relazioni instaurate nel corso dei 15 anni di carriera trascorsi in Dell, della cui galassia di aziende oggi Boomi fa parte. Una carriera sviluppata tra Italia e Usa, al servizio del business nelle PA italiane, dei global system integrator, nell’ambito della difesa e a supporto della massiccia campagna di merger & acquisition condotta da Michael Dell.
Francia, Italia e Iberia sono in particolare i mercati seguiti da Invernizzi, che entra nel merito delle linee strategiche e del posizionamento dell’azienda, al supporto delle imprese italiane che intraprendono percorsi di digitalizzazione per rimanere competitive.
Boomi, integrazione con Dell
Boomi – fornitore di soluzioni iPaaS, Enterprise Integration Platform-as-a-Service – oggi ha 10.000 clienti in 67 paesi, con 1.000 dipendenti a livello globale.
“Boomi è spesso associata a una startup, soprattutto in Europa, per l’ambito cloud a cui si riferisce – esordisce Invernizzi -. In realtà Boomi nasce nel 2000. Come cliente attivissimo di Boomi, Dell Technologies la acquisice nel 2010 nell’ambito della massiccia campagna di M&A che culmina con la nascita di Dell-Emc anni dopo. In questa fase, Boomi svolge un ruolo di abilitatore. Le sue soluzioni permettoni di far dialogare sistemi informativi completamente eterogenei, che spesso non si parlano. Per queste peculiarità, Boomi diventa lo strumento che nel 2015 rende possibile che la fusione tra Dell ed Emc si realizzi integrando i rispettivi sistemi”.
Nel 2012 Boomi apre in Europa. “Da oggi copriamo tutta Europa con il nostro team – afferma Invernizzi -; siamo un’azienda in espansione che supporta diverse tipologie di aziende. Il vantaggio di fare parte della galassia Dell è un acceleratore“.
Una piattaforma pervasiva
Entrando nel dettaglio della Unified Boomi Platform, si tratta di una soluzione end-to-end che facilita integrazione delle applicazioni, governance della data quality, gestione delle reti, amministrazione delle Api e automazione dei flussi di lavoro.
Una piattaforma scalabile per far dialogare applicazioni e orchestrare dati e processi. “Il mondo è cambiato – spiega – e con l’avvento del cloud i dati non risiedono più solo nel data center. In questa complessità servono strumenti agili e veloci, aggiuntivi ed adattabili non solo ad ambienti cloud ma anche ibridi, da gestire nei tempi e nei modi necessari al business, dove l’elemento tempo diventa cruciale, soprattutto nel contesto attuale. Lo abbiamo vissuto durante il lockdouwn, quando si è registrata una rincorsa a digitalizzare per traslare il business in remoto. Nel retail, per esempio – dove le perdite in Italia sono state nell’ordine del 70-80% -, chi è rimasto in piedi ha capito di dover andare in questa direzione e ha virato verso il negozio virtuale. Un impatto sulla supply chain che richiede risposte in tempo reale e va a toccare molti sistemi. E’ qui che Boomi entra in gioco, per far dialogare i sistemi in real time a tutti i livelli; di compliance, governance, per ridisegnare tutti i processi”.
Sempre parlando della fase di emergenza, Invernizzi descrive le soluzioni Work Reimagined che aiutano le organizzazioni ad automatizzare e orchestrare i nuovi processi più critici per il ritorno al lavoro, gestendo la compliance e monitorando lo stato di salute dei membri del team. “Bisogna creare una customer journey, perché è da lì che si parte. In questo caso parliamo del coinvolgimento degli HR, ma bisogna in generale definire una nuova lingua per gli informatici e creare un linguaggio che si allinei di più al business, che è quello che decide, anche nel contatto con il cliente. In questo senso, la figura del Cio deve cambiare, entrando nei board e nel comitato decisionale, parlando un linguaggio meno tecnico e lavorando sulla misurazione del risultato”, sottolinea il manager.
Le soluzioni si adattano a molteplici aziende, partendo dalle piccole e medie per orchestrare anche poche applicazioni. “Il focus è però sulle grandi aziende fino alla multinazionale. Imprese che hanno complessità applicativa e stanno intraprendendo processi di digital transformation profondi per andare a svecchiare il campo applicativo e le applicazioni collegate. Scalabilità è dunque la parola chiave per rinnovare”.
Sollecitato sui progetti reali di aziende italiane, Invernizzi racconta il case di una azienda familiare acquisita da una grande azienda estera. “Per la transazione il business aveva messo tempistiche stringenti di circa 4 mesi, tempi rispettati per l’integrazione di sistemi eterogenei”. Un’altra referenza, nel campo della haute couture, nell’ambito di un processo di modernizzazione dell’IT, utilizza la tecnologia Boomi per le pratiche di onboarding e offbaording dei clienti: “un processo di rotazione che richiede non solo uno strumento che faccia dialogare i sistemi ma anche orchestrare i processi. Un tema importante per Boomi”, sottolinea Invernizzi.
Il mercato italiano risponde
A livello europeo, il mercato trainante è quello Uk, “laFrancia è in fase di sviluppo, e l’Italia sta al passo” grazie alla forte accelerazione nei processi di modernizzazione applicativa da parte delle aziende. “La fase di emergenza ha accelerato i processi – dichiara Invernizzi – con aziende che si sono reinventate nuovi modelli di go to market, come la vendita online. L’Italia deve rincorrere ma avendo riposato a lungo può avere il vantaggio di una maggiore accelerazione. Il mercato è guidato da grandi advisor, grandi global system integrator e partner locali per le pmi”.
Tra le ultime novità, l’aggiunta a catalogo della piattaforma Unifi Software che offre funzionalità di data discovery. “Oggi circa il 60-70% dei dati presenti in azienda sono sconosciuti o non utilizzati e per questo non danno valore aggiunto al business. Questa soluzione aiuta a gestirli e trarne vantaggio. Utilizzando questa tecnologia, i clienti possono intraprendere progetti in grado di raccogliere informazioni da grandi quantità di dati in tutta l’azienda, sia noti che sconosciuti. Unifi riduce infatti i rallentamenti nella condivisione dei dati e offre informazioni sul business più rapide. Uno strumento strategico in considerazione di quanto tutto oggi ruoti attorno al dato”, conclude Invernizzi.
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