Fa parte di un progetto di più ampio respiro la piantumazione di un’area del Parco Nord di Milano per dar vita a una foresta in città. Un progetto che vede Vmware impegnata nel costruire un “futuro responsabile e resiliente”, una strategia portata avanti con convinzione negli ultimi anni e sancita nel 2019 con l’adesione al Global Compact delle Nazioni Unite (Ungc), la più grande iniziativa di sostenibilità aziendale al mondo.
Un impegno che allinea l’azienda agli obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite (Esg) e che Vmware ha ribadito nel suo recente documento Global Impact Report. “Un impegno per le generazioni future, anche alla luce dei mesi difficili trascorsi tra pandemia, incertezze geopolitiche e cambiamenti climatici” precisa Raffaele Gigantino, country manager di Vmware Italia, che fa il punto sul raggiungimento degli obiettivi 2015-2020 prima di delineare le strategie al 2030: 1,2 miliardi di tonnellate di emissioni di CO2 risparmiate, 100% di elettricità da fonti rinnovabili nelle sedi in tutto il mondo, impegno di 22.100 dipendenti in 10.000 organizzazioni no-profit in 97 Paesi, supporto con la Vmware IT Academy per la formazione in 2.400 scuole in 93 Paesi.
Obiettivi 30×30
Ora la nuova Agenda 2030 integra 30 obiettivi ambientali, sociali e di governance nel business. “L’innovazione sostenibile, la collaborazione e la politica creano maggiore prosperità e opportunità per tutti – precisa Gigantino – costruendo una base digitale sicura, resistente e sostenibile per un futuro in cui la tecnologia avrà un impatto positivo su dipendenti, clienti, azionisti, cittadini, comunità e pianeta. Una innovazione sostenibile che ruota attorno a tre temi per noi fondamentali: equity, trust e sustainability”.
Il riferimento va a etica, privacy dei dati e la sicurezza (trust), accesso equo, accessibile e inclusivo al futuro digitale (equity), realizzazione di infrastrutture digitali sostenibili, attraverso efficientamento, energie rinnovabili, sostegno della decarbonizzazione e alla transizione verso emissioni zero (sustainability). Un percorso che prevede anche la collaborazione con i partner del cloud pubblico per avere operation sostenibili e investimenti in ricerca per la prossima generazione di infrastrutture digitali. “La responsabilità aziendale non è più un ‘nice to have’, è un imperativo di business” ribadisce.
Tra gli impegni per ridurre le emissioni di carbonio e di energia, rientra appunto la Foresta Vmware, parte del progetto ForestaMI del comune di Milano, che ha come obiettivo la forestazione urbana con 3 milioni di alberi piantumati entro il 2030.
La Foresta Vmware – su un’area di 2.000 mq all’interno del Parco Nord di Milano – ha visto la piantumazione di 500 piante e alberi inclusi aceri, ciliegi selvatici, esemplari di carpino bianco e querce di diverse specie (querco-carineto, cerro, rovere) dallo scorso ottobre. Durante il loro ciclo di vita, assorbiranno 16.750 chilogrammi di CO2 ogni anno, pari al consumo di un’auto di media cilindrata che compia il giro della terra o a quello di 35 voli aerei di andata e ritorno da Roma a Londra. Ogni pianta è numerata e “donata” a chi sostiene il progetto. (A Inno3 la pianta nella foto, la numero 18).
Ridisegnare le città
Ma la forestazione è solo uno dei punti che portano al ridisegno delle città. E come ribadisce l’architetto Leopoldo Freyrie, presidente della Fondazione Riuso per la rigenerazione urbana, “è il momento di rivedere la nostra immagine di città. Serve un ripensamento totale dei luoghi in cui viviamo, dobbiamo essere eretici nei confronti della cultura del ‘900 che ha visto le nostre città nascere dal centro e poi svilupparsi in periferia”, proponendo il modello di “città in quindici minuti”, formata da tanti “nodi intelligenti” all’interno delle grandi città, tra loro connessi, che raccolgono al loro interno tutti i servizi che soddisfano i bisogni dei cittadini, dal lavoro, ai servizi, ai luoghi di cultura e di svago, agli spazi verdi, le foreste appunto. Tutti servizi raggiungibili in 15 minuti dalle proprie abitazioni, un concetto che sposa anche i modelli di borghi urbani, imponendo una riflessione radicale su urbanistica, riuso degli spazi esistenti, rigenerazione di stabili e edifici, forestazione urbana. “Deve cambiare il modo in cui progettiamo le città. Bisogna essere visionari ma anche pragmatici perché le risorse sono quelle che sono. Dovremmo essere capaci di declinare la socialità nelle periferie, per non correre il rischio di trasformare i nodi in piccoli ghetti. Servono comunità coese e forti, serve riequilibrare gli equilibri”.
Tra i sostenitori del progetto di forestazione milanese anche Alperia (il più grande fornitore di servizi energetici del Trentino Alto Adige) e il system integrator Atos. “Abbiamo sposato l’impegno di Atos verso la completa digitalizzazione e decarbonizzazione dell’azienda, ma spingiamo questa proposizione anche nei progetti realizzati per i clienti – precisa Giuseppe Di Franco, Group Executive VP e Ceo di Atos Italia -. In Atos siamo plastic free, adottiamo solo auto aziendali elettriche ed energia proveniente da fonti sostenibili. Abbiamo raggiunto l’obiettivo di una riduzione del 70% di emissioni di CO2”. Un albero piantumato anche per loro.
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