Nello sviluppo dei servizi cloud la disponibilità di storage sempre accessibile e disponibile da qualsiasi località e su qualsiasi device attraverso un’interfaccia Web di servizio, ha rappresentato una tappa importante.
Non è un caso se questa possibilità nel tempo è diventata anche uno dei primi servizi cloud ad essere “consumerizzato”. Si pensi all’offerta di spazio di archiviazione oggi così diffusa e proposta da tutti gli hyperscaler. E’ certo che l’intento iniziale fosse però l’offerta di una risorsa di archiviazione agile per gli sviluppatori, a loro infatti ha pensato nel 2006 Amazon, con l’offerta storage di oggetti Amazon S3 (Simple Storage Service) che in questi giorni compie 15 anni.
Il 14 di marzo del 2006, Jeff Barr, chief evangelist di Aws, annunciò infatti la disponibilità di “Amazon S3 come servizio di archiviazione dati, scalabile, affidabile ed a bassa latenza, basato sul modello a consumo pay as you go“. All’epoca l’archiviazione di 1 gigabyte di dati per 1 mese costava 15 centesimi, mentre il trasferimento dei dati dentro e fuori dal sistema costava 20 centesimi per gigabyte mentre l’accesso era disponibile anche sfruttando un’interfaccia Bittorrent e ovviamente tramite Api.
Il “listino”, ancora oggi, è un esempio indicativo di come i costi dello storage in cloud siano più legati alla movimentazione dei dati rispetto allo spazio che occupano, anche se nel tempo, con la disponibilità di maggiori risorse, Amazon ha potuto ridurre il prezzo per Gigabyte al mese e diversificato in modo importante la disponibilità di diverse classi di storage che permettono di pagare ancora meno, a seconda della rapidità di accesso.
Con S3 Glacier e S3 Glacier Deep Archive, arrivati anni dopo, è così possibile continuare ad utilizzare il cloud ma risparmiare, per esempio, nell’utilizzo dei dati per i quali si prevede un accesso rado o comunque sporadico (si pensi agli archivi indietro nel tempo e ai dati freddi).
Amazon poi diversifica l’offerta anche guardando ai dati che possono essere “ricreati” quando è necessario farlo, con la proposta S3 One Zone-Infrequent Access, e permette inoltre anche un certo risparmio sui costi a seconda dei data center su cui si vincola la possibilità di far risiedere i dati, mentre con S3 Intelligent-Tiering è possibile monitorare i modelli di accesso e spostare gli oggetti su un livello di storage appropriato in modo automatico sulla base di determinati criteri.
Su Amazon S3 oggi sono memorizzati oltre 100mila miliardi di oggetti, in una media “impossibile” si potrebbe dire che ogni persona al mondo affida 13mila oggetti al cloud di Amazon o, proprio a voler impressionare, che ogni galassia nell’universo (sono circa duemila miliardi) carica 50 oggetti su storage Amazon S3. Il modello concettuale su cui si è basato sin dalle origini Amazon S3, come proposta di storage ad oggetti è semplice. Invece dell’idea di directory è proposto il bucket in grado di contenere un numero illimitato di oggetti, identificabile però in modo univoco grazie a una semplice stringa.
Alla base del successo anche la semplicità dell’Api, per utilizzare il servizio che ancora oggi caratterizza Amazon S3: si può creare uno o più bucket, serve poi un elenco di riferimento, basta “caricare” un oggetto, gestire la possibilità di riottenerlo e determinare con una lista di controllo degli accessi chi può fare cosa.
I miglioramenti apportati nel corso degli anni non hanno comunque impattato sull’Api originaria, mentre oggi gli sforzi di Amazon, oltre che volti a migliorare la “disponibilità del dato” e quindi l’effettiva efficienza dei sistemi e delle reti – con relativa riduzione della latenza di accesso – sono concentrati sulla sicurezza per quanto riguarda la protezione degli accessi alle informazioni. In occasione del lancio nel 2006, il New York Times scrisse: “Amazon ha recentemente introdotto un servizio di archiviazione online chiamato S3, che offre l’archiviazione dei dati per una tariffa mensile di 15 centesimi a gigabyte. Questo libera un programmatore che costruisce una nuova applicazione o servizio su Internet dal dover creare un sistema di archiviazione dati potenzialmente costoso”…
E’ ancora così. Buon compleanno Amazon S3.
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