Tra i vantaggi riconosciuti alle Pmi, quello di una maggiore agilità nel mettere a terra le nuove idee, e quindi di una maggiore reattività, rappresenta un fattore differenziante. Importante, in un momento critico come quello vissuto per la crisi sanitaria. Allo stesso tempo però, proprio le Pmi si ritrovano a dover fare i conti con problemi di budget ristretti, e decidere quindi come spendere le proprie risorse in modo oculato, rinunciando a parte del potenziale “innovativo”.
Per studiare quindi quali sono le aree di sviluppo che vengono sacrificate, e come vengono riassegnati i budget, una volta terminata la pandemia, Kaspersky commissiona ad Arlington Research una ricerca basata sulle risposte di 3.150 decision maker coinvolti nel processo di budgeting all’interno di aziende con meno di 250 dipendenti. Lo fa scegliendoli in 22 Paesi (tra cui Nord America, Europa, Medio Oriente e Africa, Apac, Latam, Russia e Csi) durante quest’ultima primavera, con quote fissate in modo da ottenere una distribuzione uniforme degli intervistati su tre dimensioni aziendali (1- 49 dipendenti, 50-99 dipendenti e 100-250 dipendenti) in ciascun Paese.

I numeri del report How Small Businesses Got Through 2020-2021: Budget cuts, Product Launches, and New Investment Priorities raccontano quanto la pandemia abbia colpito duramente le aziende: il 38% di esse ha tagliato i budget per continuare ad operare sul mercato, ed il 52% delle piccole imprese ritiene che le attuali difficoltà finanziarie potrebbero rappresentare una condizione permanente nel futuro. Nel dettaglio oltre un terzo ha chiuso sedi fisiche; un quarto ha tagliato la spesa per l’IT e il supporto tecnico e il 12% ha dovuto licenziare il personale.

La maggior parte dei provvedimenti è rivolta all’ottimizzazione delle spese: riduzione degli stipendi o degli orari di lavoro (27%) e riorganizzazione del budget o blocco dei piani di investimento (35%). Appena il 5% delle aziende italiane decide però di licenziare e solo il 13% l’interruzione del pagamento delle fatture; mentre tra le misure anti-crisi prese dalle aziende italiane, le più comuni sono i tagli al budget aziendale (37%) e quella di permettere a quasi tutti i dipendenti di lavorare da remoto (36%)

Kaspersky Ricerca Pmi Effetti Pandemia
Le decisioni delle Pmi italiane per rispondere alla crisi (fonte: Arlington Research/Kaspersky)

Allo stesso tempo però il 29% del campione decide di lanciare nuovi prodotti (lo ha fatto il 30% delle Pmi italiane) ed il 21% di esse si butta in nuovi settori di attività, o almeno le ha valutate. Non senza difficoltà: per le aziende che operano nell’area dell’intrattenimento, arte e cultura, o anche nel settore sanitario, questo significa attivarsi ad offrire un’alternativa digitale a quelle fisiche. Retail e ristorazione invece sono chiamati ad ampliare la loro offerta abilitando le vendite online e a domicilio. Le attività di produzione possono valutare come organizzarsi per “convertire” in modo veloce la produzione, a fronte di determinate emergenze o concentrarsi su beni per il comfort domestico.

Le risposte delle Pmi alla crisi
Le risposte delle Pmi alla crisi

Per quanto riguarda la cybersecurity, in particolare, lo studio si rivela interessante perché evidenzia come la sicurezza informatica resti una priorità negli investimenti per il 38% delle aziende ma, allo stesso tempo, quasi una realtà su due fatichi a trovare il denaro necessario per migliorare la propria postura e proteggersi meglio dai rischi informatici. In questo contesto Kaspersky propone la piattaforma Cybersecurity on a Budget che comprende anche guide gratuite e consigli su come risparmiare sugli strumenti online, comunicare con i clienti, proteggere i dati sensibili, etc..

Ora le principali aree di investimento sono pubblicità e promozione, personale e tecnologie. L’impegno ad investire nelle risorse umane è naturalmente importante. Con l’attivazione del lavoro remoto si tratta di puntare a mantenere elementi di talento all’interno della squadra, perché ben il 35% dei dipendenti ha pensato di cambiare lavoro alla luce della pandemia. Questo fattore quindi e il rafforzamento delle basi digitali sono prioritari per le Pmi. 

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