Le monitoriamo anno dopo anno le startup innovative del settore Ict nel nostro paese, stimolati dall’idea che anche le piccole realtà possano essere protagoniste nella trasformazione digitale del paese, ma nel senso territoriale, partendo dalle città, dagli incubatori, dalle università in cui queste realtà si sono per la prima volta messe in mostra.
Escono i dati di Anitec-Assinform raccolti insieme ad Infocamere (la società delle Camere di Commercio italiane per l’innovazione digitale) nella settimana in cui Mark Zuckerberg, Ceo di Meta, fa il giro dell’Italia, Siena, Torino, Milano, Palazzo Chigi raccontando ad aziende e politici le potenzialità del metaverso e le sue applicazioni. Premetto che sono molto scettica sull’avanzata del metaverso come già detto (anche se diversi settori, moda e lusso in primis, sperimentano con soddisfazione) e mi sfugge il senso dell’incontro di Zuckerberg con il premier Draghi e Colao, ministro dell’Innovazione, per parlare delle possibili sinergie tra l’azienda americana e il governo italiano se intenzionato ad investire nel metaverso per promuovere l’immagine dell’Italia, la sua cultura, la sua economia, le sue aziende. Non so.
Certo musei, siti archeologici, monumenti, città potrebbero riempire il metaverso delle nostre bellezze da qui all’infinito per farle conoscere al mondo intero ma non so quanto possa essere una priorità (magari, a porte chiuse, i tre hanno anche discusso dell’impegno di Meta nella crescita del Paese partendo da un contributo fiscale degno del suo business).
Ma il parallelismo tra Facebook/Meta, partita come piccola startup, e l’Italia delle startup che cresce oggi, fa sì che i numeri del mercato italiano si guardino sempre con una certa dose di aspettativa, cercando nelle pieghe le realtà più innovative che fanno affidamento alle nuove tecnologie (anche al metaverso?). Un mercato in crescita, ma sbilanciato tra nord e sud, per competenze, brevetti, giovani, uomini e donne. Vediamolo.
Startup, la fotografia italiana
I numeri del terzo report di Anitec-Assinform e Infocamere presentato in settimana, nel corso dell’evento Innovare per Crescere: Analisi Demografica delle Startup e Pmi Innovative nel Settore Ict, dicono che ad aprile 2022 il totale di queste realtà ha raggiunto quota 8.169 (+22,6% rispetto al 2021), di cui 797 Pmi e 7.372 startup. Una crescita registrata malgrado la crisi sanitaria, l’incertezza economica legata alla guerra in Ucraina, la sospensione delle gare telematiche che hanno frenato l’andamento positivo soprattutto nella seconda parte dell’anno.
Realtà che crescono al nord, con una distribuzione geografica simile a quella dell’interno settore Ict: la Lombardia ha la maggiore concentrazione (29,7%), seguita da Lazio (13,8%) e Campania (8,1%). Stabili o in diminuzione le quote di Emilia-Romagna (7,1%), Veneto (6,8%) e Piemonte (5,5%). In aumento le percentuali di Puglia (4,7%) e Toscana (4,6%).
Nel dettaglio la Lombardia ospita oltre un quarto di tutte le startup innovative italiane (26,6%) ed è la prima regione per densità con il 67,9% di tutte le società Ict costituite negli ultimi cinque anni. Seguono Valle d’Aosta (64%) e Basilicata (62,6%), Trentino-Alto Adige (60,1%) e Friuli-Venezia Giulia (59,1%). Molto meno diffusa la presenza di Pmi e startup innovative tra le nuove aziende Ict in Umbria e Veneto (44,5%) e Sicilia (23,3%).
Rimane preoccupante la carenza al Sud.
Nel corso del 2021 le nuove registrazioni sono state 2.579 (+28,6% rispetto alle 2006 nel 2021), di cui 2.321 startup innovative e 258 Pmi innovative. Continuano a prevalere le microimprese, pochi i giovani e meno le imprese femminili: più di due realtà su tre hanno fino a 4 addetti, 8 su 10 hanno un capitale proprio inferiore a 50.000 euro e 1 su 2 ha il valore della produzione inferiore a 100mila euro. Quasi una su 5 (19,4%) è una impresa fondata da under-35, mentre risultano ancora più sottorappresentate le imprese femminili con una quota del 10,7%.
Da traino le tecnologie digital enabler come accade nell’intero mercato digitale: i filoni con le crescite più sostenute sono blockchain (+52,0%), cybersecurity e cripto (+35,1%), soluzioni digitali (+34,3%), artificial intelligence e machine learning (+26,4%), e-commerce (+29,1%), mobile app (+24,5%). Leggermente inferiori alla media complessiva, ma sempre con tassi a doppia cifra, le imprese attive in ambito automation (+20,8%), cloud (+20,4%), big data e data science (+16,9%), social science (+14,5%).
La vista per tecnologia dice che a inizio aprile 2022, focalizzate sulle soluzioni digitali erano 764 imprese, su intelligenza artificiale e machine learning 757 imprese, su soluzioni IoT 721 imprese, su mobile app 569 imprese.
Ma anche le startup e Pmi innovative di settori con business diverso, non Ict, sono impegnate in attività digitali ad alto valore tecnologico: 517 sono attive nell’ IoT, 446 in Industria 4.0, 230 in AI e machine learning, a conferma delle maggiori opportunità di mercato aperte grazie agli incentivi Industria 4.0 e al credito di imposta sui beni strumentali 4.0.
Tra le criticità oltra alla bassa presenza di brevetti (malgrado i progressi negli ultimi anni nella regolamentazione e nell’erogazione di maggiori incentivi), l’assenza di personale altamente qualificato nelle realtà del nord-est, del sud e isole (in diminuzione rispetto agli anni precedenti, mentre aumenta la concentrazione nel nord-ovest fino al 37,24% contro una media nazionale del 25%). “I dati confermano che l’innovazione oggi si declina al digitale e che le competenze necessarie vanno sviluppate rafforzando i collegamenti tra università, territorio e impresa. Non è un caso se il 53% circa di tutte le startup innovative si concentra nella produzione di software e consulenza informatica e nella ricerca scientifica e sviluppo, attività strettamente funzionali all’evoluzione dell’intero ecosistema produttivo nazionale” commenta Paolo Ghezzi, direttore generale di Infocamere. Competenze che pesano anche sulle attività di ricerca e sviluppo: spendono in modo significato ben 6.063 realtà (il 74% del totale) che hanno al loro interno personale con titoli. La maggiore concentrazione di R&D è al nord-ovest, nonostante si rilevi una maggiore presenza rispetto al passato al centro, al sud e isole rispetto al nord-est.
Le due ambizioni
Chiudo con due spunti.
L’utopia di Zuckerberg, Ceo di Meta, dopo gli incontri italiani (anche con molti imprenditori, tra i quali il patron di EssilorLuxottica, Leonardo del Vecchio, per lo studio di smart glasses per vivere appieno il metaverso): “Per dare vita al metaverso sarà necessario uno sforzo congiunto tra aziende, mondo politico e società civile. Nell’incontro di oggi abbiamo confermato la nostra collaborazione con il governo italiano per valorizzare i punti di forza del Paese nei settori tecnologico e del design e identificare futuri investimenti. Siamo lieti di aver potuto discutere le opportunità culturali, sociali ed economiche che il metaverso porterà all’Italia e non vediamo l’ora di continuare questa collaborazione”.
Le considerazione di Marco Gay, presidente di Anitec-Assinform, partendo dall’economia italiana: “La crescita delle startup e Pmi innovative del settore Ict continua il suo incremento malgrado la crisi sanitaria e il conflitto Russia-Ucraina. Questo segmento si conferma protagonista della trasformazione digitale del Paese in un momento in cui in Italia si assiste a un periodo economico instabile con un calo del Pil a -0,2 nel primo trimestre 2022 e un aumento dell’inflazione che ad aprile arriva al 6,2%. I digital enabler – le componenti più innovative dell’intero mercato digitale – offrono opportunità di crescita importanti con una notevole accelerazione in ambito blockchain e cybersicurezza, mentre i giovani sono ancora pochi e la quota delle imprese femminili è molto bassa. Mi auguro che le politiche industriali e i nuovi progetti supportati dal Pnrr riescano a stimolare la crescita di nuove aziende, che si confermano attori fondamentali dell’ecosistema dell’innovazione”.
Per ora il metaverso sembra troppo giovane per essere citato dalle realtà innovative mappate da Gay e Ghezzi, ma sarà l’aggiornamento della rilevazione fra a un anno a misurare quanto la visita di Zuckerberg in Italia abbia incoraggiato nuove realtà (piccole) a guardarci dentro. Le grandi aziende pare che Zuckerberg le abbia già ammaliate. La foto degli imprenditori incontrati in settimana a Milano parla da sola.
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