Dalla seconda metà degli anni ’70 a inizio 2000 il Nord Est ha mostrato una crescita sostenuta, sensibilmente superiore alla media italiana, tale da farla diventare una delle più ricche regioni industriali europee.

Tra e ragioni alla base di questo successo c’è senz’altro la forte vocazione imprenditoriale, la propensione all’export (le esportazioni valgono il 40% del Pil, 10 punti oltre la media nazionale), la capacità delle imprese di ottenere risultati positivi anche in anni di crisi, la disponibilità di un impareggiabile patrimonio ambientale, culturale e turistico, oltre che la presenza di un sistema sanitario tra i migliori d’Europa.

Da due decenni, tuttavia, l’economia del Nord Est si è allineata al ritmo, assai modesto, della crescita nazionale, a causa di uno scenario economico in forte cambiamento, caratterizzato in particolare dal rallentamento degli scambi globali, dalle politiche protezioniste e dal mutato modello di sviluppo di Cina, India e Sud Est asiatico, grazie alla loro maggiore capacità di produzione interna di tecnologie e beni intermedi.

La situazione è andata peggiorando con la recente pandemia Covid-19 che ha avuto pesanti ripercussioni dal punto di vista economico e occupazionale. Il Nord Est ha registrato una contrazione significativa, legata alla caduta del commercio mondiale. Durante il primo lockdown oltre il 40% delle imprese ha dovuto sospendere la propria attività. Inevitabili sono state le ripercussioni sul mercato del lavoro con una riduzione del numero degli occupati pari a 116mila unità tra fine dicembre 2019 e settembre 2020.

In base ai dati Istat, nel periodo gennaio-settembre 2020, le esportazioni si sono ridotte del 16,4% nel Trentino, dell’11% nel Veneto, del 7,6% nella Provincia di Bolzano e del 6,1% nel Friuli Venezia Giulia. Per il 2020, Prometeia stima nel Nord Est un decremento del Pil pari a -9,3%, di poco superiore a quello stimato da Istat (- 9,1%). Il Nord Est insieme al Nord Ovest è l’area in cui nel 2020 la crisi economica indotta dal Covid è stata più pesante.

Trend 2020/2019 delle esportazioni per ripartizione territoriale e regione (fonte: Istat, aprile 2021)

A fronte del blocco delle attività produttive e delle esportazioni, con un impatto fortissimo sul fatturato, le aziende hanno dovuto intervenire immediatamente sui costi, compresi gli investimenti in digitale.

Che tipo di impatto ha avuto la pandemia sugli investimenti in digitale delle grandi aziende?

È questa una delle domande che hanno guidato l’indagine condotta da Sirmi per conto di Vmware, in collaborazione con Computer Gross, a cavallo tra il 2020 ed il 2021. Obiettivo dell’indagine era verificare come stesse procedendo il percorso di trasformazione digitale presso le grandi aziende del Nord Est e quale fosse l’impatto del Covid sugli investimenti in digitale.

Dalla ricerca emerge che, pur messe a dura prova, le aziende del Nord Est hanno saputo mantenere saldo l’orientamento al digitale. Già prima del Covid-19 gli imprenditori avevano chiara l’urgenza di procedere nel percorso di digital transformation al fine di adattare le strategie di sviluppo al mondo che stava cambiando.

La pandemia Covid-19 ha obbligato le imprese a scegliere quali investimenti digitali rinviare, quali invece accelerare oppure avviare da zero perché non programmati. Il digitale ha mantenuto tuttavia un ruolo strategico nel piano di sviluppo delle aziende. Si è fatto leva sul digitale per garantire la continuità operativa e così pure per essere resilienti, riuscendo a trasformare le difficoltà e i momenti di discontinuità in opportunità per ripartire.

Resilienza e opportunità
Leva sul digitale – Resilienza e continuità operativa ma anche opportunità nella discontinuità (Fonte: Sirmi)

Dalla ricerca emerge che molti degli interventi introdotti per garantire la continuità del business si sono presto dimostrati utili per ripensare processi e attività on una visione di lungo periodo:

  • sono stati potenziati gli investimenti in digitale a sostegno della comunicazione a distanza con clienti fornitori e partner; soluzioni quali videoconferenza, consulenza e assistenza da remoto si sono trasformate velocemente da mezzi utili per tamponare una criticità momentanea a strumenti abilitanti nuovi modelli di organizzazione e gestione del lavoro.
  • Si è intervenuto sui canali digitali di ingaggio e vendita, per incentivarne l’utilizzo e, quando possibile, si è proceduto all’integrazione degli stessi nei canali fisici. A beneficiarne sono state soprattutto quelle aziende ancora molto ancorate ai canali fisici, che finalmente si sono aperte al digitale riuscendo ad apprezzarne i vantaggi.
  • In ambito industriale i servizi di formazione, manutenzione e assistenza, tradizionalmente gestiti presso il cliente e affidati a personale in trasferta, sono stati trasferiti su piattaforme e canali digitali: le aziende ne hanno indubbiamente beneficiato dal punto di vista economico, potendo gestire queste attività da remoto.

Dalla ricerca è inoltre emerso l’interesse delle aziende ad intervenire sui temi produttività, efficienza, agilità e sostenibilità anche in un momento critico come quello pandemico. Sono stati segnalati progetti 2020/2021 finalizzati a:

  • Accelerare la digitalizzazione ed automazione dei processi per migliorarli in termini di efficienza, qualità, velocità e costi.
  • Proseguire il percorso verso l’Industry 4.0 avviato negli anni precedenti.
  • Investire sulla supply chain per riuscire ad adattarsi dinamicamente, con la necessaria velocità e flessibilità, ai diversi scenari di mercato.

Le recenti previsioni Istat stimano per il 2021 ed il 2022 una robusta ripresa del Pil, delle esportazioni, dei consumi e degli investimenti. Per l’Italia si prevede una crescita del Pil pari a +4,7% nel 2021 e a +4,4% nel 2022. Nel Veneto e in Friuli Venezia Giulia il Pil è atteso crescere intorno al 5,8%, mentre in Emilia Romagna potrebbe raggiungere il 6%. Nel periodo gennaio-giugno 2021 l’export mostra una crescita su base annua molto sostenuta che nel Nord Est raggiunge il +24,6%.

A livello digitale le grandi aziende del Nord Est stanno oggi portando avanti il loro percorso di innovazione riprendendo in mano, quando possibile, anche i progetti accantonati a causa della pandemia. Ovviamente guardano al futuro confidando nel sostegno pubblico agli investimenti previsto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), che ha tra gli obiettivi quello di favorire la transizione digitale e l’innovazione del sistema produttivo. Questi temi sono oggetto specifico del Piano di Transizione 4.0, volto a promuovere gli investimenti ad alto contenuto tecnologico nella fase di ripresa post-pandemica, con uno stanziamento complessivo di 13,38 miliardi di euro, a cui si aggiungono 5 miliardi di euro del Fondo Complementare per un totale di 18,4 miliardi di euro.

Leggi tutti gli approfondimenti della Room “La digitalizzazione nel Nord Est”

 

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