Nell’attuale contesto socio-economico sempre più dinamico, interconnesso e in forte trasformazione, le aziende italiane si confrontano su sfide e opportunità che richiedono un approccio strategico innovativo. Il management consulting ha un ruolo rilevante nel supportare l’azienda privata italiana in queste sfide. Emerge con chiarezza dalla ricerca condotta, nella seconda metà del 2023, da NetConsulting cube, in collaborazione con Assoconsult, grazie all’ascolto attivo di 54 imprese top italiane.
Consulenza, le finalità tra passato, presente e futuro
In uno scenario caratterizzato da profonda complessità e dinamicità, il ruolo delle società di consulenza è fondamentale: attori esterni a cui le aziende si rivolgono per ricevere un supporto professionale, di valore grazie al quale perseguire i propri obiettivi e quindi risolvere problemi specifici, migliorare le proprie prestazioni, ottimizzare i processi.
Proprio per questo la consulenza negli anni è stata chiamata ad assumere un’ampia gamma di ruoli e ad operare in modo differente.
Se guardiamo al recente passato (biennio 2021-22), la consulenza è stata considerata come strumento finalizzato all’introduzione dell’innovazione con il 63% delle richieste di supporto mirate a consolidare i pilastri della rivoluzione digitale e a tradurre i piani strategici aziendali indirizzandoli attraverso il cambiamento e la riorganizzazione.
Oggi, invece, è sempre più marcato il ricorso alla consulenza per l’implementazione tecnica della trasformazione digitale: a fronte di un ruolo importante in ambito innovativo (52%), è aumentato il ricorso alla consulenza per plasmare i piani già esistenti e quindi, per conferire forma alla pianificazione e al rinnovamento dei processi oppure per garantire aderenza a nuove conformità normative.
Alla luce del recente passato, nel futuro prossimo si assisterà a cicli di innovazione sempre più rapidi, con un conseguente impatto sull’agire delle società di consulenza.
Il contributo richiesto ai fornitori di consulenza
Nello scenario attuale si riconosce valore alla spinta digitale e tecnologica ma anche e soprattutto alla centralità delle competenze necessarie per gestire e governare la digital transformation e quindi affrontare un ambiente aziendale sempre più complesso, dinamico e fatto di sfide anche molto specifiche.
Le competenze offerte dalle società di consulenza sono un elemento discriminante per la scelta del fornitore a cui affidare la gestione del proprio cambiamento: al primo posto tra i criteri che indirizzano le scelte dei fornitori grazie ad un punteggio di 4,7 su scala 1-5.
Le competenze non si limitano solo ad essere un fattore di scelta, sono un elemento determinante lungo tutta la fase di erogazione del servizio consulenziale. In fase progettuale, le aziende clienti apprezzano, sempre più, case-study ed evidenze di esperienze precedenti, presenza di benchmark e indicatori di performance. Nel momento dell’execution invece, vengono richieste e valutate le capacità e le competenze messe in campo nei team dedicati ai progetti ed è necessario poter fare affidamento a skill e conoscenze specifiche non disponibili all’interno dell’azienda.
È in questa prospettiva che la consulenza si configura come un mezzo per ovviare allo shortage di competenze anche perché consente di far crescere e arricchire il knowhow interno: i dipendenti stessi possono “apprendere” per poter poi cercare di essere il più possibili autonomi nell’ambito specifico, pur continuando a far riferimento a società di consulenza invitate ad essere sempre abili nel seguire e anticipare le evoluzioni del settore.
A questi fattori, si aggiungono oggi altri criteri di scelta delle società di consulenza che si focalizzano:
- Sulla continuità con incarichi precedenti (punteggio 3,1 su 5). La continuità nei rapporti con i fornitori di consulenza è importante. Ove possibile, si opta per favorire la continuità perché conoscersi e aver già collaborato e gestito delle progettualità significa maggiore comprensione reciproca, maggiore stabilità e velocità operativa;
- sull’innovatività delle metodologie utilizzate (punteggio 3,0 su 5). Essere proattivi nell’adottare nuove metodologie consente ai consulenti di offrire soluzioni più efficaci, definisce una competitività sul mercato ed è sinonimo di una consulenza all’avanguardia: tutti aspetti particolarmente graditi dalle aziende;
- sulla conoscenza dei processi aziendali (punteggio 2,9 su 5). Le grandi aziende apprezzano la capacità delle società di consulenza di avere dimestichezza dei processi aziendali, di saper cogliere le specificità della propria realtà aziendale e la capacità di adattarsi e rispondere con iniziative tailor-made garantendo la massima conformità alla cultura aziendale;
- sulla capacità di collaborare e interagire in modo efficiente con le risorse interne del cliente (punteggio 2,8 su 5). Per le aziende clienti è cruciale che le società di consulenza sappiano comprendere realmente le esigenze, le sfide e gli obiettivi aziendali, questa è la chiave per costruire una relazione di fiducia.
La pagella dei consulenti
Oggi, il livello di soddisfazione nei confronti delle società di consulenza e dei servizi erogati è buono. Il voto medio assegnato alle società di consulenza, su scala 1-10, è molto vicino al 7: i voti che raccolgono le segnalazioni più consistenti si concentrano fra il 7 (40%) e l’8 (22%) e tali valutazioni tendono a riconoscere in generale una base consistente di fiducia reciproca, che si esplicita anche in una significativa flessibilità nell’approccio complessivo al progetto da parte della società di consulenza. Spesso, vengono accompagnate da apprezzamenti anche per la competenza offerta e per il contributo di alto valore nella fase iniziale dei progetti.
La percentuale di clienti insoddisfatti è molto bassa: solo il 15% dei partecipanti assegna un voto insufficiente alle esperienze con le società di consulenza, indicando qualche criticità legata alla mancanza di pensiero laterale, alla bassa qualità dei servizi erogati e alla limitata comprensione del contesto aziendale. Queste valutazioni negative ovviamente si traducono in una percezione del valore ottenuto inferiore all’investimento sostenuto.
Il 15% del campione ha espresso un voto interlocutorio di 6, che può essere interpretato come una valutazione generica del “rispetto degli accordi contrattuali”. Questi voti potrebbero derivare da accordi particolarmente dettagliati e complessi, stipulati con attenzione da parte delle aziende clienti e non dovrebbero essere considerati minimi da disprezzare.
Un numero più limitato di clienti è estremamente soddisfatto. L’8% del campione attribuisce un voto 9 o 10 alle società di consulenza, riconoscendo un elevato livello di competenza, deliverable di alta qualità e capacità di rispondere in modo mirato alle esigenze specifiche. La reportistica prodotta e la documentazione rilasciata sono particolarmente apprezzate e contribuiscono significativamente a incrementare il valore percepito dal cliente, soprattutto quando accompagnate da un supporto innovativo, a 360 gradi.
Il futuro del management consulting tra sfide e opportunità
Invitate a riflettere sul futuro del management consulting, le affermazioni del campione coinvolto, mettono in luce molteplici e interessanti sfide da affrontare.
Agilità e adattamento: il management consulting dovrà orientarsi verso una crescente agilità senza precedenti. Le aziende, in vista di cicli di innovazione accelerati, chiederanno sempre più alle società di consulenza una fluidità di approccio, capacità di offrire non solo competenze specializzate ma anche risposte rapide a esigenze spesso nate nella contingenza dei progetti.
Innovazione e cambiamento: l’innovazione resterà al centro della domanda di consulenza. Evolverà però definizione, perimetro d’azione, cambieranno i tool, gli approcci e le tecnologie in campo, ma anche le modalità di relazione tra domanda (di consulenza) e offerta/servizio erogato.
Nuove sperimentazioni in partnership e lavoro in sinergia corale: il management consulting vivrà, sempre più, di approcci e metodologie consolidate ma anche di progetti pilota, sperimentazioni per testare modelli, algoritmi e nuove soluzioni. La chiave essenziale per il successo di queste sperimentazioni saranno, a detta delle aziende intervistate, l’impegno condiviso e la co-costruzione di partnership. Si coglie a chiare lettere, da parte delle società clienti, l’auspicio per un futuro di maggiori sinergie, che si esplicitino attraverso un più concreto impegno nel formulare collaborazioni concrete, scambi reciproci per un modo di operare congiunto da cui derivi crescita reciproca.
Competenze specializzate (nuove e qualificate) e trasparenza: la competenza tecnica (qualitativa e quantitativa) resta e resterà un driver primario di scelta per le aziende. Si vorrebbe però un miglioramento della qualità delle competenze in campo e un continuo aggiornamento: il training on the job, se non dichiarato, non è gradito dai clienti ma diventa un fattore fondamentale per la crescita delle risorse. Se l’approccio è condiviso, allora si potrà cooperare per poter disporre di più competenza da erogare tramite esperienza vissuta sul campo, sia in fase di comprensione dei bisogni sia di execution dei progetti.
Nuovi modelli di remunerazione: è interessante l’invito, rivolto dalle aziende alle società di consulenza a pensare o a ripensare (insieme) a nuovi modelli di compensation/ di business, che prevedano un peso più o meno elevato della componente remunerabile a risultato. Nonostante i timori di non essere in grado di governare nuove modalità contrattuali, si registra il desiderio di lavorare in questa direzione.
L’indagine di NetConsulting cube, nel complesso, sottolinea in modo evidente il buon livello di soddisfazione nei confronti delle società di management consulting ma altrettanto forte è l’invito a intraprendere nuove e continue evoluzioni. Le società di consulenza sono chiamate a dimostrare il proprio valore e raggiungere l’eccellenza su più fronti: dalla creazione di rapporti di partnership e collaborazione, all’innovazione continua, alla specializzazione ed alla distintività della propria offerta, all’impeccabile gestione progettuale grazie a competenze di profilo elevato.
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