E’ in vigore da un mese il Digital Markets Act ma già non fa sconti alle grandi big tech in Europa. La Commissione Europea lo scorso 25 marzo ha avviato indagini nei confronti di Alphabet, Apple, Meta e Amazon ai sensi della legge sui mercati digitali (Dma). E sembra non volere essere clemente, dandosi un anno di tempo per portare a termine il lavoro.
Già il 4 marzo la UE aveva dato a Apple una multa da 1,8 miliardi di euro (tema streaming musicale), ora con le indagini appena aperte sembra mettere nel mirino lo strapotere dei colossi tecnologici laddove mette a rischio mercato aperto ed equo, protezione dei dati e privacy.
La strategia nelle parole dei due commissari europei artefici delle indagini.
Margrethe Vestager: “La Commissione ha deciso di aprire le sue prime indagini per violazione della normativa sui mercati digitali. Ce ne sono in totale cinque. Queste decisioni di avviare indagini per la violazione della normativa sui mercati digitali arrivano solo due settimane dopo che è scaduto il termine di attuazione e dimostrano che la conformità alla normativa è qualcosa che prendiamo molto seriamente. Le nostre cinque indagini riguardano Alphabet, Apple e Meta. Ciò non significa che avalliamo tutte le altre misure adottate dai gatekeeper che non sono (o non ancora) soggetti a indagini. Continueremo a utilizzare tutti gli strumenti disponibili nel caso in cui un gatekeeper cerchi di eludere o compromettere gli obblighi della normativa sui mercati digitali. È importante per noi raggiungere gli obiettivi della normativa sui mercati digitali affinché i consumatori possano beneficiare di mercati aperti e contestabili. Un mercato con concorrenza”.
Thierry Breton:“Il Digital Markets Act è applicabile dallo scorso 7 marzo. Ciò significa che è effettivamente in vigore da esattamente 18 giorni (al 25 marzo giorno dell’apertura dell’indagine, Ndr). E voglio dirvi una cosa semplice ma importante: in 18 giorni, il Digital Markets Act ha fatto più per scuotere i giganti del digitale che nei 10 anni precedenti. Non lo dico io, ma gli sviluppatori e gli utenti che vedono finalmente dei cambiamenti concreti e un’apertura per lasciare a ciascuno la possibilità di guadagnare quote di mercato, ad esempio per i browser. In 18 giorni, quindi, risultati già molto concreti. Perché? Perché è una regolamentazione del mercato interno. È lì che avviene la rivoluzione. Sapete quanto mi sia battuto affinché il Dma fosse una regolamentazione “del mercato interno”, quindi ex ante. Perché è il modo migliore per promuovere il nostro continente, l’Europa, che è un continente aperto, ma secondo le nostre condizioni. E un mercato di 450 milioni di clienti, è semplicemente impensabile per chiunque non essere lì”.
Ora nel mirino servizi e concorrenza non trasparente di Alphabet/Google, il modo in cui Apple e Alphabet attuano le regole sull’anti-instradamento, la gestione dei dati da parte di Meta e del modello “Subscription for No Ads” che fa sì che gli utenti debbano pagare se vogliono utilizzare Facebook e Instagram senza pubblicità mirata. “Questo ha costretto milioni di utenti in tutta Europa a fare una scelta binaria: pagare o dare il consenso. E se date il consenso, Meta può utilizzare i vostri dati, generati ad esempio su Messenger, per mirare agli annunci su Instagram”, precisa Thierry. Sotto osservazione anche Alphabet per la violazione del divieto di autopreferenza, dal momento che quando gli utenti esprimono le proprie preferenze online, i gatekeeper non dovrebbero utilizzare il loro potere per promuovere eccessivamente i propri servizi rispetto ai concorrenti, ma agire in modo trasparente, equo, non discriminatorio.
“Ci sono in particolare due altre aree in cui stiamo approfondendo ulteriormente e potremmo dover aprire altri casi di non conformità presto – anticipa Thierry -. Innanzitutto, stiamo attualmente verificando se Amazon tratta equamente tutti i prodotti sul suo Amazon Store, e non favorisce i propri prodotti di marca. L’Amazon Store ha un impatto diretto non solo su innumerevoli venditori, rivenditori e fornitori di servizi, ma anche su milioni di consumatori. È quindi cruciale che Amazon rispetti le disposizioni del Dma contro l’autopreferenza. In secondo luogo, abbiamo molte domande sul nuovo modello di business di Apple per gli app store”.
Ora, senza entrare nel merito complesso delle singole indagini in corso, emerge che il lavoro per applicare il Dma è partito a spron battuto. Se le indagini daranno ragione all’Unione europea, i gatekeeper dovranno adottare le misure decise da Bruxelles e in caso di violazione pagare multe salate (fino al 10% del fatturato totale o fino al 20% in caso di violazione ripetuta, con ulteriori misure correttive, tra cui l’obbligo di vendere un’attività o parti di essa, o di acquisire ulteriori aziende e servizi). Insomma, fatta la legge l’Europa ha mostrato fin da subito la volontà di applicarla al più presto.
© RIPRODUZIONE RISERVATA