Nel cuore dell’Appennino centrale, il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise (Pnalm) è riconosciuto come tra le aree più importanti e delicate per la biodiversità italiana. Le comunità locali, immerse in una rilevante ricchezza faunistica, si trovano a convivere con gli animali selvatici tra cui l’orso bruno marsicano, simbolo del parco, e specie a elevatissimo rischio di estinzione, in un equilibrio sempre a rischio considerata la pressione antropica, l’urbanizzazione diffusa e la frammentazione degli habitat che mettono quotidianamente alla prova questa speciale convivenza.
Il contesto e il bisogno
Da qui l’idea che ha come obiettivo la realizzazione di un’applicazione software, basata su un motore di intelligenza artificiale, che consente l’identificazione di animali selvatici in situazioni di pericolo e il monitoraggio dei loro spostamenti sul territorio, dentro e fuori le aree protette, così da facilitare la coesistenza tra fauna selvatica e comunità umana. Inquadra così la natura del progetto Luciano Sammarone, direttore del Parco: “Alcuni strumenti tecnologici consentono di monitorare specie e habitat riducendo il disturbo e fornendo informazioni preziose per la pianificazione di strategie di conservazione efficaci”. Un approccio che spiega l’approccio scientifico e innovativo che da anni guida le attività del parco, che ora si arricchisce del nuovo progetto open source, denominato Wadas (Wild Animal Detection and Alert System).
Il punto di partenza del progetto è dettato da una necessità concreta e urgente: mitigare i rischi derivanti dall’interazione tra fauna selvatica e infrastrutture antropiche, in particolare le strade. Ne evidenza la rilevanza Stefano Orlandini, presidente dell’associazione onlus Salviamo l’Orso, coinvolta nel progetto: “L’investimento stradale è una delle prime cause di mortalità per l’orso bruno marsicano, oltre che un pericolo costante per gli automobilisti”. Ed infatti le cronache locali riportano di frequente episodi che coinvolgono orsi, lupi e cervi in incidenti stradali, spesso mortali per gli animali e rischiosi per le persone. L’idea di sviluppare un sistema intelligente di monitoraggio e allerta nasce quindi dall’intuizione di un socio dell’associazione e prende forma grazie alla collaborazione con il Parco, l’Università dell’Aquila e i partner tecnologici Intel e Reolink.
La soluzione e il metodo
Il cuore del progetto, come accennato, è il sistema Wild Animal Detection and Alert System. Si tratta di una piattaforma software open source basata su intelligenza artificiale, pensata per il rilevamento, il riconoscimento e la classificazione delle specie animali in tempo reale. L’obiettivo è duplice: da un lato migliorare il monitoraggio scientifico delle specie protette, dall’altro, lo abbiamo visto, anche prevenire potenziali situazioni di pericolo, non solo quelle in strada ma anche quelle legate all’avvicinamento agli insediamenti umani.
L’architettura di Wadas è costruita per funzionare in modalità edge, ovvero direttamente in loco, senza la necessità di ricorrere a infrastrutture cloud complesse. Questo è reso possibile dall’adozione di AI pc basati sui processori Intel Core Ultra serie 200V, dotati di Npu (Neural Processing Unit) e grafica integrata Intel Arc. Le attività di inferenza AI, come il riconoscimento visivo delle specie animali, avvengono localmente, con i relativi vantaggi in termini di latenza, affidabilità, sicurezza dei dati e consumo energetico. Le immagini e i video sono catturati dalle telecamere Reolink Go Ranger PT (modello G450), progettate per operare in ambienti naturali complessi come quello del Parco. Le telecamere offrono visione notturna, senza alcun disturbo per gli animali grazie a Led IR da 940 nm, risoluzione 4K reale e funzionalità pan-tilt, per riprese dettagliate e non invasive anche nelle ore notturne.
ll progetto Wadas è sviluppato seguendo una logica modulare, adattabile e scalabile. La selezione delle tecnologie avviene a partire da un’analisi delle reali esigenze operative e scientifiche sul territorio. Da una parte, serve un sistema capace di elaborare grandi volumi di dati visivi, in grado di distinguere con precisione le specie animali rilevate. Dall’altra, è fondamentale che l’implementazione sia sostenibile sia economicamente che dal punto di vista logistico.

“La scelta di utilizzare pc standard con processori Intel Core Ultra consente di ridurre significativamente i costi, evitando la necessità di server dedicati o schede grafiche esterne”, spiegano i ricercatori coinvolti nel progetto presso l’Università dell’Aquila, partner accademico che ha curato gli aspetti ingegneristici e l’ottimizzazione degli algoritmi di machine learning. Inoltre, l’approccio edge consente di collocare le unità di elaborazione direttamente nei pressi delle telecamere, anche in zone prive di connettività stabile. La flessibilità del software open source Wadas ha permesso una personalizzazione spinta, con training specifici del modello AI basati sul dataset locale raccolto da Salviamo l’Orso e dal personale tecnico-scientifico del Parco Nazionale. E i test sul campo, avviati all’inizio del 2025, hanno già dimostrato una precisione di riconoscimento del 97,4%, riducendo i falsi positivi e ottimizzando i tempi di reazione degli operatori.
I risultati sul campo per la coesistenza sostenibile
La riuscita della sperimentazione non si misura solo in termini di performance tecnica, ma soprattutto nei risultati ottenuti in termini di impatto sul territorio. Il sistema Wadas permette l’individuazione tempestiva di esemplari di orso marsicano nei pressi di infrastrutture stradali, attivando procedure di segnalazione e prevenzione prima che possano verificarsi incidenti. Inoltre, la possibilità di integrare il sistema con dispositivi remoti – come pannelli stradali con segnali luminosi o mangiatoie motorizzate intelligenti – apre a scenari di intervento sempre più proattivi.
“La tecnologia ha un ruolo cruciale nel monitoraggio faunistico” – ribadisce il direttore Sammarone, evidenziando come l’adozione di strumenti digitali possa “affiancare e potenziare le attività tradizionali di conservazione”. L’approccio del Parco Nazionale si basa infatti su una forte integrazione tra competenze scientifiche, conoscenza del territorio e apertura all’innovazione, un modello che fa scuola in ambito europeo. A sua volta, l’associazione Salviamo l’Orso sottolinea come la collaborazione con l’Università dell’Aquila e i partner tecnologici abbia permesso di trasformare un’idea nata dal volontariato in un progetto concreto e replicabile. “Parliamo di un progetto che nasce dall’intuizione e dalla perseveranza di un nostro socio – ricorda Orlandini-. La nostra missione è salvare l’orso, ma anche costruire un nuovo modello di coesistenza tra uomini e animali”.
Prospettive, un ecosistema tecnologico per la conservazione
Il successo iniziale di Wadas apre ora la strada a possibili ulteriori sviluppi. Il team di progetto sta già valutando l’estensione della piattaforma ad altri contesti geografici e ad altre specie a rischio. L’interoperabilità con altri sistemi di monitoraggio ambientale, la raccolta automatizzata di dati biometrici e la creazione di una rete nazionale di segnalazione sono solo alcuni degli scenari allo studio. In parallelo, si lavora alla valorizzazione dei dati raccolti attraverso dashboard di visualizzazione e analisi predittive, strumenti che potranno supportare anche la ricerca accademica e la pianificazione delle politiche di conservazione.
© RIPRODUZIONE RISERVATA