Le aziende italiane di medie e grandi dimensioni stanno vivendo una fase di profonda trasformazione digitale, con l’IT al centro del cambiamento. Secondo l’indagine di NetConsulting cube di maggio 2025, realizzata per conto di Deda Tech su un campione di realtà medio-grandi, il percorso è tutt’altro che lineare: sono infatti emerse diverse sfide che richiedono una pianificazione accurata e investimenti mirati.

Il 50% delle aziende intervistate indica come principale criticità la sicurezza, la compliance e la governance dei dati, mentre il 45% sottolinea l’urgenza di automatizzare e scalare le attività IT per assicurare maggiore efficienza e flessibilità. Un numero più contenuto di realtà segnala invece come sfide secondarie l’integrazione tra piattaforme, la dipendenza da strumenti legacy e la necessità di modernizzare i modelli di governance.

Deda Tech Principali Sfide nella gestione delle operazioni IT
Principali sfide nella gestione delle operazioni IT (fonte: NetConsulting cube, 2025)

Il 70% delle aziende del campione investe in misura significativa nelle proprie infrastrutture. In particolare, i budget sono destinati al rafforzamento della sicurezza e al rispetto delle normative, oltre che all’automazione dei processi e alla modernizzazione dei sistemi. Automazione e modernizzazione risultano elementi fondamentali per creare un’infrastruttura agile e flessibile, capace di adattarsi tempestivamente alle evoluzioni del mercato.

La strategia ibrida nel cloud

In questo scenario, la migrazione al cloud computing rappresenta un’altra sfida cruciale per le aziende italiane. Sebbene il cloud sia ormai, per molti, lo standard de facto per l’erogazione di servizi IT interni ed esterni, numerose criticità sorgono fin dalla fase di migrazione, proseguono nella gestione quotidiana e talvolta si manifestano al momento del rimpatrio di alcuni workload.
Poiché raramente è possibile spostare l’intera infrastruttura in un ambiente full-cloud, molte organizzazioni scelgono un modello ibrido, ritenendolo la soluzione più versatile. Tuttavia, per il 57% delle aziende del campione, la principale preoccupazione rimane l’integrazione con i sistemi legacy. Infatti, da un lato molte realtà dispongono di infrastrutture datate e difficilmente migrabili – rendendo il passaggio al cloud oneroso o antieconomico – e dall’altro hanno workload che, per esigenze di compliance o per requisiti di bassa latenza, devono rimanere ospitati in datacenter on-premise di proprietà.

Deda Tech Mal di testa migrazione al cloud
Mal di testa migrazione al cloud (fonte: NetConsulting cube, 2025)

Inoltre, il 25% delle aziende segnala che l’adeguamento dell’organizzazione e dei processi al cloud rappresenta una delle sfide più gravose. In un contesto sempre più digitalizzato, dove la tecnologia è ormai una commodity imprescindibile, risulta evidente come il successo di qualsiasi iniziativa IT dipenda in gran parte dai processi aziendali e dalla preparazione del personale. Non è possibile realizzare un’implementazione tecnologica efficace senza ripensare le procedure interne e investire nella formazione delle risorse umane.

I costi da non sottovalutare

Collegata alle sfide del cloud è la gestione dei costi, nota come FinOps. L’indagine evidenzia che il mercato italiano è ancora poco maturo su questo aspetto. Il 55% delle aziende non dispone di strumenti dedicati: di queste, il 31% si affida ancora a fogli di calcolo o a soluzioni personalizzate, mentre il 13% utilizza software generici di monitoraggio dei costi IT. Solo il 2% ha adottato piattaforme specifiche per FinOps. Il dato suggerisce una scarsa diffusione di un approccio proattivo e ottimizzato alla gestione dei costi cloud.

Sul fronte dello sviluppo di soluzioni digitali, il panorama risulta ancora frammentato. Il 55% delle aziende non dispone di piattaforme di sviluppo dedicate: di queste, il 16% si basa su framework web, il 13% su ambienti di sviluppo integrati (IDE) e il 7% su linguaggi di programmazione tradizionali; solamente il 5% ha adottato piattaforme cloud-native e un ulteriore 5% utilizza soluzioni DevOps integrate.

Anche l’integrazione delle pratiche CI/CD è in uno stadio iniziale: circa il 55% delle aziende non ha alcuna pipeline automatizzata, affidandosi a processi di sviluppo manuali. Solo il 7% ha implementato pipeline CI/CD per progetti considerati critici e il 5% ha avviato processi di build e deploy con testing continuo.

Urgenza e investimenti

L’automazione e l’orchestrazione dei processi richiedono notevoli investimenti. Il 41% delle aziende esegue ancora tutte le operazioni ripetitive in modo manuale, senza alcuna forma di automazione. Il 27% ha introdotto pipeline automatizzate per processi specifici e il 18% dispone di un’automazione di base per singole routine ETL. Solo il 5% ha implementato un’orchestrazione centralizzata dei flussi di dati, mentre appena il 2% utilizza strumenti basati su intelligenza artificiale per l’ottimizzazione continua. Infine, un 7% non ha ancora avviato alcuna iniziativa di automazione.

Le aziende italiane riconoscono l’urgenza di modernizzare e automatizzare le proprie operazioni IT, ma devono ancora superare sfide significative legate all’integrazione dei sistemi legacy, al controllo dei costi, alla sicurezza e alla carenza di competenze specializzate. L’adozione di pratiche avanzate come FinOps o pipeline CI/CD è perlopiù agli albori. Per affrontare efficacemente queste criticità, sarà fondamentale investire in formazione specialistica, aggiornare i processi interni e adottare strumenti dedicati che favoriscano un’evoluzione continua e sostenibile.

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