La connettività di qualità è centrale per la trasformazione digitale di imprese e pubbliche amministrazioni ma il 5G continua a rappresentare una promessa largamente disattesa. Nonostante gli investimenti infrastrutturali e gli obiettivi ambiziosi fissati dalle strategie nazionali e comunitarie, la qualità dell’esperienza percepita dagli utenti risulta tuttora frammentata e, in molti casi, insoddisfacente e lo scenario resta incerto. A testimoniarlo è la nuova edizione dello studio condotto da MedUX, specializzata nella misurazione della Quality of Experience (QoE), che nel report Status of 5G Quality and Experience in Europe, evidenzia come la disponibilità e le prestazioni effettive del 5G siano ben lontane dalle narrative ufficiali. L’indagine, condotta nel primo trimestre del 2025 tramite una sofisticata metodologia di crowdsourcing, prende in esame oltre 40 Paesi europei per circa 35 milioni di test attivi, ed offre una visione dettagliata e realistica dell’effettiva esperienza utente.
Metodologia basata sulla realtà d’uso quotidiano
Uno dei punti di maggior interesse in relazione a questo report è proprio la sua metodologia che unisce misurazioni attive e passive che, partendo dall‘attività di crowdsourcing, sfruttano l’integrazione di Sdk in applicazioni mobili di uso comune. Il metodo è quindi sensibilmente diverso da quello utilizzato per l’analisi che abbiamo riportato qualche mese fa, basato su drive test, con misurazioni attive e controllate sulla rete per ottenere un benchmarking tecnico e individuare le aree di ottimizzazione, per il quale erano stati condotti test standardizzati in specifiche aree geografiche.
L’approccio di questa edizione ha consentito quindi di raccogliere dati reali da milioni di dispositivi distribuiti in contesti geografici, tecnologici e comportamentali eterogenei, rappresentando fedelmente la varietà di esperienze degli utenti. I Kpi sono stati calcolati con un livello di confidenza del 95% e un margine di errore massimo del ±5%, assicurando coerenza e affidabilità anche nelle comparazioni tra diversi Paesi (oltre 100 quelli sotto la lente). Nel dettaglio, i test attivi simulano anche attività concrete come streaming, gaming, navigazione Web e trasferimento file, mentre le misurazioni passive monitorano costantemente il comportamento della rete. La raccolta dei dati è poi soggetta a un processo di validazione multi-stadio che filtra anomalie, duplicati, dispositivi obsoleti e risultati fuori scala. Il tutto in conformità con il Gdpr e gli standard internazionali di protezione dati, garantendo anonimato e sicurezza.
5G, le criticità
Il primo elemento critico che emerge dall’analisi riguarda la disponibilità reale della connessione 5G. A fronte di una copertura teorica dichiarata vicina al 94%, gli utenti risultano connessi a reti 5G solo per il 48% del tempo. Questo scarto tra disponibilità dichiarata e reale esperienza percepita costituisce uno dei principali nodi da sciogliere per trasformare il 5G in una tecnologia realmente abilitante. Ancora più evidente è il divario che riguarda l’uso del 5G in banda C (3,4–3,8 GHz), considerata “high-performance”: sebbene rappresenti circa il 65% delle connessioni 5G nei casi in cui la rete è attiva, nella realtà l’utente medio vi accede solo nel 25% del tempo totale. Ancora più critico il dato relativo alle reti stand-alone (SA), vera frontiera dell’ultra-broadband mobile: la penetrazione di questa modalità si ferma a un misero 1% sull’intero traffico mobile rilevato.

La situazione in Italia
L’Italia, secondo i dati MedUX, si colloca stabilmente nel cluster dei Paesi europei con la qualità dell’esperienza 5G più bassa. In sei dei sette indicatori chiave analizzati il nostro Paese si trova in fondo alla classifica, con performance significativamente inferiori alla media UE. Il tasso di disponibilità generale del 5G si attesta al 41% (contro il 48% medio), mentre l’accesso alla banda C è pari al 30%, in lieve controtendenza positiva. Tuttavia, questo miglioramento resta insufficiente a compensare le carenze prestazionali.
Le velocità di download e upload sono tra le più basse d’Europa, e la latenza si mantiene sopra i 59 millisecondi, un valore che penalizza fortemente l’usabilità in scenari sensibili come la collaborazione real-time e l’Industria 4.0 e, in ambito consumer, il gaming. Lo streaming video in 4K poi risulta fruibile con successo in meno del 29% delle sessioni, mentre il tasso di interruzione nei flussi streaming raggiunge il 24%, uno dei più alti tra i paesi monitorati. Ne risente anche l’esperienza social per la bassa qualità della rete: i tempi di caricamento delle piattaforme in Italia sono in media di 2,4 secondi, a fronte di un benchmark positivo europeo sotto gli 1,4 secondi. E secondo MedUX, oltre il 10% delle sessioni social in Europa supera i 3 secondi di caricamento (e in Italia questo valore risulta ancora più elevato). Per l’Italia, il report rappresenta un campanello d’allarme. Nonostante gli sforzi per l’espansione delle infrastrutture e gli obiettivi ambiziosi fissati dalle strategie nazionali – come la realizzazione di una copertura Gigabit pressoché universale entro il 2030 – resta evidente il divario tra le dichiarazioni formali e l’esperienza reale dei cittadini. Secondo gli autori dello studio, i dati ufficiali sulla copertura 5G non sempre riflettono fedelmente la realtà percepita dagli utenti.
Europa a due velocità, anche nell’esperienza 5G
Il report MedUX evidenzia un’Europa spaccata in due per quanto riguarda la qualità del 5G. Paesi Bassi, Danimarca, Svizzera, Norvegia e Lussemburgo guidano la classifica per disponibilità del 5G, velocità, latenza e qualità dell’esperienza nei principali use case. I Paesi Bassi registrano una disponibilità del 5G pari al 73,4% e una velocità media di upload di 31 Mbps. La Svizzera è leader in latenza (16 ms) e nella quota di accesso alla banda C (46%). La Norvegia eccelle nello streaming video 4K, con il 66% delle sessioni riprodotte in alta definizione, e tempi di caricamento social inferiori a 1,3 secondi. Invece, in nazioni come Italia, Grecia, Bulgaria e alcuni Paesi dell’Europa orientale, il 5G non è ancora in grado di offrire performance affidabili e uniformi. Questa frammentazione geografica solleva questioni rilevanti sia in termini di equità infrastrutturale che di inclusione digitale.

La ricerca MedUX non si limita a fotografare lo stato attuale, ma intende offrire uno strumento operativo per policy maker, operatori e autorità regolatorie. L’obiettivo è superare l’ossessione per la sola copertura dichiarata e puntare su indicatori significativi di qualità ed efficienza, capaci di misurare davvero la capacità delle reti di abilitare servizi critici. Anche la Digital Decade Strategy dell’Unione Europea pone l’accento sulla necessità di garantire connettività Gigabit per tutti entro il 2030, ma i dati raccolti suggeriscono che il cammino è ancora lungo. Secondo MedUX, servono oltre 200 miliardi di euro in investimenti infrastrutturali per colmare il gap e rendere universale una connettività “meaningful”, che non si limiti al segnale ma assicuri stabilità, velocità e reattività nelle attività quotidiane.
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