Arbo è riconosciuta oggi come una delle realtà storiche del mercato italiano nel settore delle soluzioni per il riscaldamento, il condizionamento e la refrigerazione. Fondata nel 1968 a Fano, l’azienda (oggi una Spa) ha intrapreso nel tempo un percorso di crescita che l’ha portata a trasformarsi da piccolo negozio specializzato in ricambi per impianti a gasolio (le origini) a un punto di riferimento consolidato nell’ambito della termotecnica. Nel corso degli anni, la strategia di ampliamento e diversificazione porta quindi Arbo a rafforzare progressivamente anche la propria presenza sul mercato, fino a costituirsi come un Gruppo che oggi opera non soltanto in Italia, ma anche all’estero.

Il contesto

Dal 2017, con una politica mirata ad acquisizioni strategiche, l’azienda ha ulteriormente rafforzato la propria posizione, integrando realtà come Verco Milano, specializzata nella refrigerazione, e Piccinini di Bologna, storicamente radicata nel settore dei ricambi caldaie. Questa crescita ha permesso ad Arbo di consolidarsi in un mercato, quello HVAC/R (Heating, Ventilation, Air Conditioning, Refrigeration), in costante evoluzione e caratterizzato da dinamiche tecnologiche e normative sempre più complesse.
Oggi il Gruppo conta 71 punti vendita dislocati in Europa e una rete commerciale composta da oltre 70 agenti, che garantiscono un’assistenza qualificata agli operatori del settore, dagli installatori ai manutentori fino ai frigoristi. La proposta di Arbo si distingue per l’ampiezza e la varietà dell’offerta, che spazia dalle pompe di calore e dai sistemi fotovoltaici di ultima generazione agli impianti di condizionamento e refrigerazione per ambito commerciale e industriale, senza trascurare la disponibilità di ricambistica originale e compatibile. La forza dell’azienda non risiede solo nel portafoglio prodotti, ma anche in una cultura del servizio capace di affiancare costantemente i clienti con soluzioni tecniche affidabili, supporto operativo e iniziative di formazione.
Questa attenzione alla qualità del servizio, unita alla capacità di interpretare le tendenze emergenti del mercato, spinge Arbo a intraprendere un percorso di trasformazione digitale orientato al rafforzamento della resilienza e alla modernizzazione della propria infrastruttura IT, un’esigenza da indirizzare in un contesto dove la continuità operativa rappresenta un fattore competitivo determinante.

Il bisogno

La complessità delle attività di Arbo si riflette nella centralità dell’infrastruttura tecnologica. L’intero ciclo operativo dell’azienda poggia infatti su un insieme di applicativi mission critical, in particolare i sistemi Erp e Crm, integrati con un middleware che governa le interazioni con le piattaforme di e-commerce. Da questi sistemi dipendono i processi chiave che riguardano la gestione delle vendite, degli approvvigionamenti, dell’amministrazione e del marketing.

Il livello di interconnessione tra i diversi applicativi è tale che un’interruzione anche minima in uno di essi sarebbe sufficiente a generare un impatto diretto e negativo sulle attività commerciali complessive. In altre parole, la continuità operativa IT non è per Arbo un aspetto accessorio, ma una vera e propria condizione abilitante per garantire il funzionamento quotidiano delle operation e, con esse, la soddisfazione dei clienti.

La necessità di garantire livelli sempre più elevati di disponibilità dei servizi porta l’azienda a valutare con attenzione soluzioni in grado di consolidare e rendere più resiliente l’ambiente IT. Già in precedenza, Arbo aveva intrapreso un primo passo verso un modello orientato ai servizi, adottando soluzioni di erogazione e gestione delle macchine virtuali in co-location, mantenendo al proprio interno gli apparati di connettività e le Vpn per i punti vendita. Con l’approssimarsi della scadenza contrattuale con il provider, Arbo si trova nella condizione di dover compiere una scelta strategica: proseguire sulla strada di un modello tradizionale, con costi elevati e margini di flessibilità ridotti, oppure intraprendere un percorso più innovativo, capace di rispondere alle necessità del presente e, soprattutto, di sostenere i piani di crescita futuri.

Stefano Storoni, Responsabile Infrastrutture IT di Arbo
Stefano Storoni, Responsabile Infrastrutture IT di Arbo

Spiega così nei dettagli il metodo che ha guidato la strategia di Arbo, Stefano Storoni, Responsabile Infrastrutture IT dell’azienda: “Questa migrazione, in realtà abbastanza lineare e basata su un modello di servizio standard, ha rappresentato lo step iniziale di un processo di messa in sicurezza e miglioramento dell’interconnessione tra gli applicativi interni che ha l’obiettivo di arrivare presto a poterci concentrare più sui dati e sul loro valore che non sui servizi da cui tali dati dipendono”. In questa fase, l’azienda individua quindi tre priorità: ottimizzare i costi, rafforzare l’affidabilità e disporre di un partner tecnologico in grado di garantire un supporto costante non solo sul piano infrastrutturale, ma anche in ottica di formazione e affiancamento. È da queste esigenze che prende la scelta di valutare la proposta di Aruba, con un focus particolare sulla soluzione Virtual Private Cloud.

La soluzione e i vantaggi

Lo scouting di potenziali fornitori porta il team IT di Arbo a identificare nella proposta di Aruba la risposta più adatta alle proprie esigenze. La soluzione Virtual Private Cloud, adattata in modo sartoriale dal team della divisione Enterprise e basata sulla piattaforma di virtualizzazione VMware.

La caratteristica distintiva del Virtual Private Cloud è la capacità di svilupparsi in modalità multi-VDC, con risorse duplicate e distribuite su più data center, un approccio che abilita scenari concreti di business continuity. Nel caso di Arbo, la migrazione del parco macchine virtuali è avvenuta verso due data center di Aruba a Ponte San Pietro, con la possibilità di estendere in futuro l’architettura a un terzo sito per il disaster recovery geografico. Il progetto, sottolinea ancora Storoni, è subito contraddistinto da un approccio pragmatico e lineare: “Questa migrazione, in realtà abbastanza lineare e basata su un modello di servizio standard, ha rappresentato lo step iniziale di un processo di messa in sicurezza e miglioramento dell’interconnessione tra gli applicativi interni, con l’obiettivo di concentrarci sempre di più sul valore dei dati e meno sui servizi da cui dipendono”. Storoni evidenzia come la scelta sia stata guidata dall’attenzione ai costi, dall’affidabilità e da un progetto convincente in linea con le prospettive di crescita futura. Con un ulteriore elemento di rassicurazione rappresentato dall’esperienza diretta dei manager Arbo nel data center Aruba, progettati ex novo per rispondere a criteri stringenti di sicurezza, resilienza e sostenibilità. Il supporto fornito dal team Enterprise di Aruba ha permesso di realizzare una migrazione rapida e senza impatti significativi sulle attività quotidiane, confermando il valore di una partnership costruita sulla fiducia e sulla capacità di allineare la tecnologia alle strategie di business.

La migrazione al Virtual Private Cloud di Aruba Cloud ha consentito ad Arbo di mettere rapidamente in sicurezza l’ambiente IT, garantendo la disponibilità costante dei sistemi critici e riducendo sensibilmente i rischi legati a interruzioni o malfunzionamenti.

Uno dei benefici più immediati si è tradotto nella possibilità di concentrarsi su nuove progettualità di modernizzazione digitale. L’azienda ha infatti avviato l’implementazione di un servizio DBaaS (Database-as-a-Service) che le consente di ripatriare in autonomia i workload di database fino ad allora ospitati su un provider hyperscaler, ottenendo un risparmio complessivo di circa il 30% sui costi. A questo si aggiunge il vantaggio strategico di svincolarsi dai legami con un singolo vendor, aumentando la flessibilità complessiva dell’infrastruttura.

Anche sul fronte gestionale, i benefici sono stati significativi. Con Aruba, Arbo può erogare macchine virtuali a richiesta senza doversi occupare del procurement e della gestione delle licenze a monte. Un cambiamento che permette di superare il modello del provider precedente, che ribalta integralmente i costi delle licenze VMware, generando un aggravio economico considerevole. “Il fatto che Aruba Cloud sia Pinnacle Partner di VMware ci offre un’ulteriore garanzia sulla qualità e sull’affidabilità della soluzione”, aggiunge Storoni. Un ulteriore vantaggio riguarda la possibilità di trasformare gradualmente i database interni in servizi DBaaS gestiti, includendo anche componenti ibridi su Kubernetes, utilizzati per l’integrazione con il sistema di e-commerce. Questo processo sta contribuendo a orientare l’intero ambiente IT verso un modello data-centric, dove il valore si concentra sui dati e sulla capacità di estrarne insight utili al business.

In roadmap, gli sviluppi futuri

Il percorso avviato con Aruba non rappresenta un punto di arrivo, ma la base per una strategia di lungo termine orientata a resilienza, sicurezza e innovazione. Nei prossimi step, Arbo intende evolvere ulteriormente i propri sistemi Erp verso un’architettura basata su container e microservizi, per questo l’azienda, come già accennato, sta lavorando per trasformare in servizi DBaaS gestiti i database dedicati agli applicativi interni ospitati nelle diverse macchine virtuali. L’approccio consentirà di rendere più flessibile e resiliente l’ambiente gestionale, minimizzando il rischio di perdita di dati in caso di interruzioni e abilitando un modello applicativo più moderno e scalabile.

Particolare attenzione è rivolta, infatti, al tema della sicurezza, in linea con le indicazioni normative introdotte dalla direttiva europea Nis2, che impone misure più rigorose per la protezione dalle minacce informatiche. Arbo sta pianificando un rafforzamento delle strategie di disaster recovery, sfruttando le opzioni offerte dalla distribuzione geografica dei data center Aruba. Una visione, quella di Arbo sul tema della trasformazione digitale, che conferma come la partnership con Aruba si riveli un elemento abilitante di una trasformazione più ampia, anche di processo, in cui la tecnologia diventa strumento di resilienza, competitività e crescita sostenibile.

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