C’è una data che segna un prima e un dopo nella fiscalità digitale italiana: il 1 gennaio 2026. Da quel giorno, le imprese potranno abbandonare i tradizionali registratori telematici e affidare la trasmissione dei corrispettivi a soluzioni interamente software, certificate e sicure. È l’effetto combinato del Decreto legislativo 1/2024 e della Legge di Bilancio 2025, che insieme definiscono il nuovo modello digitale di gestione dei pagamenti e degli scontrini. La prima norma, all’articolo 24, introduce la possibilità di sostituire i sistemi hardware con piattaforme cloud per la fiscalizzazione; la seconda impone l’integrazione tra Pos e registratori telematici, in un quadro di convergenza che punta a ridurre la frammentazione tecnologica e garantire la trasmissione automatica dei dati all’Agenzia delle Entrate. Il provvedimento tecnico pubblicato dall’Agenzia nel marzo 2025 (Prot. n. 111204/2025) completa il quadro, definendo le specifiche per rendere operative le nuove soluzioni digitali.

Il mercato cambia, ma a velocità differenti

La trasformazione, tuttavia, non procede in modo uniforme. L’Osservatorio Cloud e Corrispettivi di Fiskaly (tech company europea specializzata nella fiscalizzazione in cloud) – realizzato con Format Research intervistando 500 tra fornitori di soluzioni per il punto cassa e tra grandi aziende, Pmi e microimprese nei settori retail, turismo e servizi alla persona – fotografa un mercato che si prepara alla svolta ma non sempre con una vera consapevolezza. Sette imprese su dieci investono già in tecnologie cloud per la fiscalizzazione o prevedono di farlo entro i prossimi dodici mesi, ma solo una minoranza conosce davvero le novità normative. Meno di un terzo delle aziende dichiara di essere informato sulla nuova disciplina e appena una su dieci sa di poter utilizzare soluzioni software in alternativa ai dispositivi fisici.

Il risultato è un mercato diviso: da un lato una parte di imprese che intuisce il potenziale del cloud come leva di efficienza e conformità, dall’altro una maggioranza ancora ancorata ai modelli tradizionali. Secondo la ricerca, il 91% delle aziende continua infatti a utilizzare esclusivamente registratori di cassa telematici, mentre solo una quota marginale ha già introdotto piattaforme software.

Silvio Agresti
Silvio Agresti, country manager Italia di Fiskaly

Per Silvio Agresti, country manager Italia di Fiskaly, il quadro normativo, invece, segna un passaggio strutturale dopo anni di sperimentazioni parziali. “L’approvazione del Decreto 1/2024 ha completato il percorso della fiscalizzazione digitale in Italia: per la prima volta si apre la porta a soluzioni interamente software per l’emissione e la gestione degli scontrini, superando la dipendenza dai dispositivi hardware”, spiega. Allo stesso tempo “le imprese riconoscono il potenziale del cloud ma restano frenate da percezioni distorte sui costi, dalla complessità del cambiamento e da una scarsa conoscenza delle alternative disponibili”. E l’obiettivo di Fiscaly è accompagnarle in questa transizione, trasformando l’obbligo normativo in un’opportunità di efficienza e competitività.

L’Osservatorio in effetti rileva come la scarsa consapevolezza non riguardi solo la tecnologia, ma anche il quadro regolatorio. La norma che impone l’integrazione tra Pos e registratori telematici dal 2026 risulta poco conosciuta a due imprese su tre, che dichiarano di essere poco o per nulla informate sui contenuti e sulle scadenze. Le aziende più aggiornate sono le medie e grandi imprese del retail e del turismo, localizzate soprattutto nel Nord Ovest e nel Centro Italia. Queste realtà, più strutturate dal punto di vista tecnologico, mostrano anche una maggiore apertura verso le soluzioni cloud e un livello più alto di preparazione alla compliance.

Tecnologie pronte, ma adozione lenta

Sul fronte tecnologico, le difficoltà aumentano: il 70% delle imprese si dice impreparato rispetto alla possibilità di gestire i corrispettivi tramite software. Solo un terzo dichiara di avere familiarità con le piattaforme cloud già disponibili. Una mancanza di conoscenza che si traduce in lentezza nell’adozione e in una certa inerzia digitale, nonostante i benefici potenziali. La transizione digitale del sistema dei corrispettivi si inserisce in un contesto più ampio di modernizzazione a macchia di leopardo. Solo il 12,9% delle imprese italiane si considera pienamente digitalizzato, mentre oltre il 60% utilizza strumenti digitali in modo parziale, senza un piano organico di evoluzione.

A frenare l’adozione del cloud sono poi soprattutto quattro fattori: i costi percepiti come elevati, la complessità del cambiamento organizzativo, la carenza di competenze interne e l’incertezza normativa. Tuttavia, osserva lo studio, molte di queste criticità derivano da percezioni errate. Le piattaforme cloud per la fiscalizzazione garantiscono infatti un risparmio fino al 50% rispetto ai sistemi hardware tradizionali, grazie all’eliminazione delle spese di manutenzione e alla possibilità di aggiornamenti automatici. Un ulteriore ostacolo riguarda la governance della digitalizzazione. In molte micro e piccole imprese è ancora l’imprenditore a gestire in autonomia le scelte tecnologiche, con scarso coinvolgimento di manager o consulenti. Un approccio che rallenta l’adozione di strategie digitali strutturate e limita la capacità di valutare correttamente i benefici economici e operativi delle soluzioni cloud. Nonostante le resistenze, i benefici del cloud sono sempre più evidenti agli occhi delle imprese. Oltre la metà degli intervistati indica nella velocità e automazione dei processi il principale vantaggio della fiscalizzazione digitale, mentre un numero crescente di aziende ne riconosce il valore in termini di integrazione con i sistemi gestionali e di riduzione degli errori di trasmissione.

Le piattaforme software permettono di gestire l’intero flusso dei corrispettivi in modo centralizzato, eliminando i vincoli legati ai dispositivi fisici e migliorando la trasparenza nei rapporti con l’Agenzia delle Entrate. Tuttavia, la percezione dei costi iniziali e la mancanza di competenze digitali interne continuano a rallentare la transizione verso modelli più efficienti. Anche l’offerta si trova in una fase di transizione. Solo il 26,7% dei provider propone soluzioni di punto cassa del tutto cloud-based, e la quota scende ulteriormente quando si tratta di fiscalizzazione. Le aziende che hanno adottato il cloud segnalano vantaggi evidenti: aggiornamenti automatici, minore necessità di manutenzione hardware e riduzione dei costi di implementazione. Nonostante ciò, le difficoltà restano: quasi la metà dei provider lamenta costi di migrazione percepiti come elevati, oltre un terzo cita problemi di connettività e un altro 30% parla di resistenza al cambiamento da parte dei clienti (se ne parla dal 2018, Ndr). Sul piano regolatorio, solo un quinto degli operatori ritiene adeguata la normativa attuale e chiede maggiore chiarezza, incentivi fiscali e percorsi di formazione condivisi.

Verso una fiscalità digitale più consapevole

Il 2026 sarà quindi un anno di verifica per l’intero ecosistema della fiscalità italiana. Da un lato, le regole ci sono e aprono a un sistema più efficiente e trasparente; dall’altro, la piena adozione richiederà tempo, formazione e un cambio di prospettiva culturale. Come osserva Agresti, “la fiscalizzazione cloud rappresenta una svolta non solo tecnologica ma culturale: è il passaggio da un sistema di adempimenti manuali a un modello di dati condivisi e integrati, in grado di semplificare la vita delle imprese e migliorare il controllo fiscale”. Per le aziende e i provider che sapranno cogliere l’opportunità, la digitalizzazione non sarà solo una risposta normativa ma un fattore competitivo. E la fiscalità italiana potrà finalmente entrare, a pieno titolo, nell’era del cloud. In un mercato ancora frenato da incertezze normative e difficoltà operative, Fiskaly introduce Sign IT, una soluzione cloud che semplifica e accelera la fiscalizzazione digitale. Il sistema consente di emettere e trasmettere scontrini a norma direttamente da software o dispositivi già in uso, eliminando la necessità dei registratori di cassa fisici. Grazie a un’architettura Api-first, Sign IT si integra con gestionali, piattaforme fintech e sistemi di punto cassa, automatizzando l’intero processo di rendicontazione. Per i provider rappresenta un modulo fiscale scalabile e sempre aggiornato, mentre per commercianti e catene retail significa poter gestire i corrispettivi da qualsiasi sede o dispositivo, accedere ai dati in tempo reale e uniformare i flussi contabili. L’approccio software-based riduce i costi e garantisce maggiore flessibilità, trasformando la fiscalizzazione cloud da adempimento normativo a strumento strategico di efficienza e controllo.

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