Italia-Cina, impegno preso per attuare il grande progetto di connettività eurasiatica (Belt and Road Initiative), per sviluppare il commercio elettronico tra i due paesi e per spingere le startup.
Sono queste le tre anime che rientrano nei tre Memorandum d’Intesa firmati dal ministro dello sviluppo economico Luigi Di Maio, in occasione della visita di Stato in Italia del Presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping. Memorandum, in quanto tali, non vincolanti ma che rimarcano una convergenza di interessi tra i due Paesi.

Gli accordi fanno parte delle 29 intese istituzionali e commerciali sottoscritte tra Italia e Cina per un valore di circa 2,5 miliardi di euro (secondo Adnkronos, questa cifra sarà volano per altri 20 miliardi), che riguardano i settori  commerciale, energetico, industriale, infrastrutturale e finanziario, “promuovendo un rafforzamento delle relazioni economico-commerciali tra i due Paesi, nel rispetto delle linee strategiche dell’Unione Europea e della collocazione euro-atlantica”, precisa il ministero.  

Tre memorandum di intesa tra governo italiano e cinese
Tre Memorandum di Intesa tra governo italiano e cinese

I Memorandum di Intesa (che di per sé non hanno valore di accordo internazionale e non danno luogo ad impegni legalmente o finanziariamente vincolanti per i paesi firmatari) sono indirizzati a individuare scopi, principi e modalità di collaborazione tra i due Paesi.
Il primo Memorandum definisce la collaborazione sulla Belt and Road Initiative (Via della Seta), in raccordo con i principi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, dell’Agenda 2020 di cooperazione UE-Cina, della strategia dell’Unione Europea per la connettività euroasiatica, nel rispetto dei principi di trasparenza e reciprocità, e con la creazione di un “level playing field” sul quale agire. Non riguarda il 5G.

Il ministero cita i principal obiettivi “mettendo al centro la difesa degli interessi nazionali e la protezione delle infrastrutture strategiche, prevenendo così il trasferimento di tecnologie in settori sensibili”: il rafforzamento dell’export verso l’enorme mercato cinese “anche per allineare i nostri flussi commerciali e di investimenti diretti esteri a quelli di altri Paesi europei quali la Germania, la Francia ed il Regno Unito, che sono nettamente superiori ai nostri” (ma nessuna delle tre nazioni ha firmato il memorandum, ndr), il coinvolgimento delle imprese italiane per la realizzazione di progetti infrastrutturali lungo la nuova Via della Seta, l’inclusione dei porti nelle rotte del commercio internazionale.
Dal punto di vista delle intese commerciali gli accordi riguardano Cassa depositi e prestiti, Eni, Ansaldo Energia, Snam, Intesa Sanpaolo, Danieli & Officine Meccaniche, i porti di Trieste, Monfalcone e Genova.

Dal punto di vista delle inteste istituzionali lato e-commerce, il Memorandum punta a promuovere la cooperazione tra imprese e consumatori operanti in Italia e in Cina, facilitando la relazione tra le Pmi locali e le grandi piattaforme di commercio elettronico “nonché condividendo le best practice e le innovazioni delle imprese di entrambi i Paesi”.

Lato startup, il  Memorandum ha l’obiettivo di favorire la cooperazione scientifica e tecnologica tra startup italiane e cinesi, con scambi e collaborazioni tra le startup dei due Paesi. Inoltre, è prevista un’attività di promozione di parchi scientifici e tecnologici, cluster industriali e investimenti in venture capital per consentire alle startup innovative maggiori opportunità internazionali, con attenzione al tema della proprietà intellettuale nella condivisione di informazioni di natura industriale di rilevanza competitiva.

L’Italia è il primo Paese del G7 a siglare questo maxi piano, vigilerà sull’attuazione la Task Force Italia-Cina istituita presso il Mise, mentre per la parte cinese dal Dipartimento della Cooperazione Internazionale del Ministero della Scienza e Tecnologia. Ora verranno avviati i monitoraggi delle singole iniziative di collaborazione che saranno messe in campo a valle delle intese.

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