Le classifiche hanno sempre il loro perché. Misurano avanzamenti e delusioni, miglioramenti e lentezze. Sull’innovazione ce ne sono diverse, un tema che ormai rientra in molti rapporti (non ultimo quello Istat rilasciato la scorsa settimana).
Ma se guardiamo l’European Innovation Scoreboard, che si spera anno dopo anno ci scolli dalle posizioni di retrovia, vediamo che l’innovazione rimane fattore cruciale per la crescita e l’occupazione in ogni paese. Una classifica che la Commissione Europea ha reso nota nel report appena rilasciato “Quadro europeo di valutazione dell’innovazione 2019” dove l’Europa migliora il proprio rendimento (per 4 anni consecutivi) sorpassando gli Stati Uniti per la prima volta e posizionandosi davanti a Brasile, India, Russia e Sud Africa pur perdendo terreno rispetto a Giappone, Corea del Sud, Canada e Australia. Per non parlare della Cina che avanza a passi da gigante: tre volte più velocemente rispetto all’innovazione europea.
E l’Italia? 18esima su 28, sotto la media europea, definita innovatore moderato (su 4 livelli: leader dell’innovazione, innovatori forti, innovatori moderati e innovatori modesti), risultante di un mix di attività di innovazione, condizioni delle risorse umane, ricerca, investimenti finanziari, asset intellettuali e di rete, impatti su occupazione e vendite (ben 27 indicatori, qui il report dettagliato). Un paese che secondo la Commissione europea ha come punto di forza essere attrattivo per la ricerca e le risorse intellettuali, mentre ha tra le debolezze i finanziamenti alle Pmi, fondi privati e pubblici.
E il resto dell’Europa? La Svezia è la vera leader in innovazione nel 2019, seguita da Finlandia, Danimarca e Paesi Bassi, scalano verso il basso Regno Unito e Lussemburgo, da leader a innovatori forti, gruppo dove entra per la prima volta l’Estonia (che già più di un anno fa si era fatta notare).
In media, il rendimento dell’innovazione dell’UE è aumentato dell’8,8% dal 2011 e la performance dell’innovazione è cresciuta in 25 paesi dell’Unione, con un salto più significativo in Lituania, Grecia, Lettonia, Malta, Regno Unito, Estonia e Paesi Bassi, mentre retrocedono Romania e Slovenia.
Si distinguono i paesi più innovativi nei diversi ambiti: la Danimarca per risorse umane e ambiente favorevole all’innovazione, il Lussemburgo per sistemi di ricerca, la Francia per finanza e supporto, la Germania per investimenti, il Portogallo per innovatori delle Pmi, l’Austria per collegamenti, Malta per beni intellettuali, l’Irlanda per impatti sull’occupazione e sulle vendite. “I fondi sono il principale motore per l’innovazione e lo sviluppo sostenibile – commenta la commissaria per la politica regionale Corina Creţu -. Startup e piccole imprese aiutano a creare nuovi modelli di business nel settore digitale o green. Tuttavia, i centri di innovazione possono anche svilupparsi in paesi con economie meno forti sostenendo l’innovazione negli ecosistemi regionali, anche nelle regioni meno sviluppate”.
Il divario rimane anche fra le singole regioni (concomitante il rilascio del “Quadro di valutazione dell’innovazione regionale 2019”). Innovatore forte è il Friuli Venezia Giulia (102esima regione su 240 europee) con la maggior parte delle regioni tra gli innovatori moderati, ad eccezione di Calabria e Sardegna bocciate. Migliorano notevolmente Abruzzo e Basilicata, a doppia cifra Marche, Umbria, Molise, Campania ed Emilia Romagna.
Approfondire la capacità di innovazione dell’Europa, per competere sui mercati globali e migliorare lo stile di vita europeo, aiuta a soddisfare i requisiti stabiliti dalla Commissione Juncker in Horizon Europe, il più ambizioso programma di ricerca e innovazione di sempre.
Ciò manterrà l’UE in prima linea nella ricerca e nell’innovazione a livello mondiale. “Il Quadro di valutazione dell’innovazione della Commissione aiuta gli Stati membri, le regioni e l’UE a imparare gli uni dagli altri e individuare dove sono necessarie riforme politiche delle aree per rafforzare la leadership europea dell’innovazione”, precisa Elżbieta Bieńkowska, commissario per il mercato interno, l’industria, l’imprenditoria e le Pmi. “L’innovazione significa futuri posti di lavoro e crescita. Sono felice di vedere i progressi generali nell’UE – aggiunge Carlos Moedas, commissario per la ricerca, la scienza e l’innovazione -. Tuttavia, per essere sempre all’avanguardia nella corsa globale, sia l’UE sia i singoli stati membri devono continuare a investire e sviluppare le giuste politiche affinché l’innovazione possa prosperare”. Questa settimana il rapporto Istat sull’Italia ha ribadito che gli investimenti in competenze digitali appaiono fra i più spendibili nel mercato del lavoro. Oggi in Italia solo il 4,7% delle imprese ha un elevato livello di digitalizzazione.
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