La sperimentazione e l’installazione di antenne per il 5G andranno avanti fino a quando non sarà effettivamente dimostrato che questa tecnologia nuoce gravemente alla salute e al momento questo non è dimostrabile. Sul tema, la pronuncia più recente è quella della corte distrettuale dell’Aja che, a seguito dell’iniziativa del gruppo no-profit Stop5Gnl (Stop 5G Olanda) contro il governo olandese – volta a richiedere la sospensione dell’asta e quindi poi evitare l’installazione delle antenne sul territorio – si è espressa respingendo il ricorso dell’associazione e costringendo Stop5Gnl anche al pagamento delle spese legali.
Il principio che ha prevalso è quello secondo cui lo stato non è tenuto a garantire che ogni rischio sia prevenibile, quanto piuttosto una valutazione equilibrata tra i rischi ed i benefici. Si potrebbe osservare che questo in fondo è lo stesso principio che vale per la circolazione delle automobili. Una semplificazione azzardata, ma pertinente: gas di scarico e traffico di sicuro possono nuocere alla salute, ma i vantaggi offerti dall’utilizzo delle automobili sono decisamente maggiori.
Fanno fede per l’Aja, dal punto di vista sanitario, le linee guida dell’Icnirp che abbiamo citato anche in altri contributi. Icnirp ha focalizzato la ricerca sugli effetti nocivi per il corpo umano prodotti dall’esposizione alle radiazioni non ionizzanti. Intendiamoci: l’Icnirp si guarda bene dal sostenere che tale esposizione non produca alcun effetto, ma specifica che se l’esposizione rimane sotto ai limiti prescritti effettivamente sembrano non esserci problemi per la salute.
In particolare, di recente il suo presidente Erin van Rongen, ha dichiarato che “le nuove linee guida sono frutto di un’attenta revisione di tutta la letteratura scientifica pertinente de seminari scientifici e sono state stese dopo un ampio processo di consultazione pubblica” e le radiazioni sono al di sotto dei limiti stabiliti, ma i limiti – come si sa – possono variare (e richieste in questo senso sono già state avviate in alcuni casi) e sono discrezionali. La corte distrettuale dell’Aja respinge in ogni caso il ricorso volto ad evidenziare una qualche negligenza da parte dello Stato ed evidenzia l’attenzione prestata comunque attraverso la continua sorveglianza da parte dell’agenzia di telecomunicazioni olandese che tra i vari compiti ha anche quello di monitorare l’utilizzo delle radiofrequenze e la relativa esposizione.
La sentenza di questi giorni non sarà certo l’ultimo atto. Martine Vriens, legale dell’associazione Stop5Gnl a febbraio 2020, aveva richiesto una moratoria all’introduzione del 5G.
Dopo aver scritto al Ministro degli Affari Economici olandese in seguito al silenzio del ministero ha avviato la procedura. Verso la metà di aprile, in piena emergenza Covid-19, in Olanda sono stati dati alle fiamme dei ripetitori, con la scusa che la diffusione della pandemia sarebbe stata in qualche modo ricollegabile alla tecnologia 5G, ed episodi simili si sono registrati anche nel Regno Unito.
In Italia, ancora ad ottobre, in una mozione alla Camera venivano evidenziate alcune dure critiche all’Icnirp, avallate da alcuni esponenti politici del Consiglio d’Europa, secondo cui non ci sarebbero state prove che l’Icnirp fosse un’associazione di scienziati indipendenti e che proprio l’Icnirp fosse “l’interlocutore privilegiato per minimizzare le prove degli effetti biologici, cioè dei danni alla salute umana esposta alle radiofrequenze che, se portati i valori soglia a 61 V/m (come hanno lasciato intendere esponenti dell’attuale maggioranza e del Governo) sarebbero addirittura circa 300.000 volte più permissive di quanto non sia necessario”.
Torniamo su un punto a nostro avviso fondamentale. La materia è indubbiamente complessa e nella letteratura scientifica vi sono ricerche a supporto dell’una come dell’altra tesi. E’ accertato non essere possibile sostenere che il corpo umano sia “indifferente” alle radiazioni non ionizzanti ed un atteggiamento prudente sarebbe proprio quello di non innalzare gli attuali valori limite di legge per quanto riguarda l’irradiazione elettromagnetica.
Allo stesso tempo è fondamentale dedicare al tema l’attenzione che merita. Servono per farlo competenze del tutto neutrali, rispetto agli interessi in gioco. I riflessi sulla salute del 5G non è un tema destinato a potersi esaurire nel breve termine, per questo, proprio con il procedere della sperimentazione – necessaria – e dell’implementazione delle infrastrutture – anch’esse necessarie per il suo sviluppo – serve anche mantenere alta la sorveglianza e pensare a studi mirati periodici.
Sarebbe un peccato decidere di procedere alla cieca così come al contrario alimentare ulteriori dubbi proprio per mancanza di trasparenza sul tema. Entrambi gli atteggiamenti non portano a nulla di buono. Il migliore antidoto alle fake news che si sono diffuse proprio durante l’epidemia, ai tentativi di sabotaggio alle infrastrutture all’estero, e alla messa al bando della sperimentazione – anche da parte di alcuni sindaci in Italia – saranno l’analisi dei riscontri scientifici sul campo e gli sforzi della ricerca, da favorire senza stigmatizzazioni né in un senso, né nell’altro.
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