Agire e reagire ai cambiamenti in modo flessibile e veloce. Sono queste le strategie che professionisti e ingegneri hanno dovuto adottare nell’ultimo anno per mantenere produttive le imprese. Non sono esclusi gli operatori del mondo della stampa 3D che più di altri si sono dovuti reinventare processi per garantire la continuità del loro business oltre che trovare soluzioni per far fronte direttamente alla pandemia. La stampa 3D è stata dunque una leva per la resilienza, che ha prodotto risultati positivi ed il suo utilizzo è cresciuto, seppure molti ostacoli rallentino ancora la sua diffusione.
Lo conferma il recente studio 3D Printing Sentiment Index condotto da Ultimaker in collaborazione con Savanta e illustrato nel corso della conferenza stampa online dai diretti responsabili.
Introduce lo scenario Jürgen von Hollen, Ceo di Ultimaker che dichiara: “In un mondo che cambia velocemente, nel quale nell’ultimo anno si sono registrati più cambiamenti rispetto ai precedenti 10 messi insieme, la pianificazione non può andare più oltre i 3-4 mei e serve flessibilità, proattività e continui investimenti per prendere decisioni velocemente. La pandemia ha trasformato la supply chain e richiesto alle aziende del settore di passare dalla stampa di prototipi innovativi alla vera creazione di strumenti indispensabili a garantire la continuità degli approvvigionamenti. Le possibilità offerte dalla stampa 3D sono potenzialmente infinite; sarà pertanto interessante vedere le future evoluzioni del mercato. Come Ultimaker, vogliamo contribuire ad assicurare continuità di business, grazie alle potenzialità della stampa 3D e auspichiamo la costruzione di un ecosistema delle industrie del settore per accelerare la digital transformation, attraverso la condivisione e la protezione dei dati”.
La stampa 3D entra nelle priorità
Ma entriamo nel dettaglio dei dati. L’indagine di Ultimaker, realizzata a dicembre 2020 su un campione di oltre 2.500 professionisti, valuta il potenziale attuale e futuro della stampa 3D in dodici mercati chiave in tutto il mondo, Italia compresa, coprendo un’ampia gamma di mercati verticali e professioni.
Come elemento più evidente, cresce la consapevolezza sulle opportunità derivanti dalla stampa 3D – il 71% degli intervistati riconosce infatti il suo potenziale impatto sul mercato – così come il sentiment nei confronti di questa tecnologia: il 65% degli intervistati crede che la stampa 3D abbia elevate possibilità di espansione nel settore di appartenenza nei prossimi cinque anni (+7% rispetto allo scorso anno). Cambiano di conseguenza le priorità percepite come indispensabili per il business: per il 27% degli intervistati la stampa 3D è una priorità di investimento (+7% sull’anno precedente) mentre il 49% crede che diventerà un’applicazione cruciale per il proprio settore.
La pandemia ha favorito l’adozione della stampa 3D. Nel 2020, molte più aziende hanno infatti utilizzato in modo massiccio questa tecnologia: da piccoli team dedicati si è passati ad un’implementazione matura ed estesa della stampa 3D, in alcuni casi a livello di interi stabilimenti; un salto di qualità che produce un Roi misurabile (Competence Centre Stage aumentato del 3% e Fully Embedded Stage aumentato del 2%).
L’implementazione della stampa 3D trova sempre maggiore impiego in diversi settori di mercato, genera casi d’uso sempre più complessi e sofisticati. Scenari nei quali gli ingegneri impegnati nelle catene di approvvigionamento hanno potuto sostenere i flussi di lavoro, produzione e distribuzione in maniera innovativa, prevenendone l’interruzione. Il 55% delle aziende che utilizzano la stampa 3D hanno conseguentemente iniziato a produrre componenti end-use e quasi il 75% sfrutta questa capacità per creare strumenti di lavoro in loco, ottimizzare l’organizzazione degli stabilimenti e snellendo la logistica. Parallelamente, la prototipazione scende dell’8%, pur rimanendo l’ambito di utilizzo più comune della stampa 3D.
Freni all’adozione
Il 3D printing ha ancora margini di crescita elevati. Sebbene infatti tra le aziende del panel 1 su 3 stia già utilizzando la stampa 3D per il proprio business, solo 1 su 10 ha completato un percorso di piena integrazione della tecnologia nei propri processi.
Sussistono dunque ancora degli ostacoli che ne rallentano la diffusione. Tra questi si segnalano le capacità operative (67%), la mancanza di skill dei dipendenti (65%), e la necessità di costruire una solida esperienza aziendale (40%), elementi che rappresentano ancora dei limiti per le aziende. In particolare, gli ostacoli operativi che rappresentano la prima fonte di preoccupazione per le imprese sono la velocità di stampa, l’integrazione con l’ecosistema degli strumenti e software esistenti e l’affidabilità e precisione della stampa.
Geografia dello sviluppo
Geograficamente, la stampa 3D è oggi più diffusa negli Stati Uniti, Regno Unito, Germania e Francia. Il Messico evidenzia la crescita più sostenuta, probabilmente legata alle opportunità di outsourcing provenienti dai vicini mercati nordamericani. In questi paesi si registrano anche le più alte aspettative legate all’implementazione dell’additive manufacturing e alla capitalizzazione delle sue opportunità.
La Cina è il Paese con un livello di “awareness” più alto (84%), seguita da Svizzera (83%), Paesi Bassi (76%) e Stati Uniti (76%).
Se si analizzano i materiali in uso, plastica e polimeri sono i più comunemente usati nella stampa 3D, con Petg (polietilene tereftalato glicole), Pet (polietilene tereftalato) e Pett (polietilene coTrimetilene tereftalato) che guadagnano terreno, rappresentando il 31% del totale delle risorse, in crescita del +4%.
“La stampa 3D registrava già negli ultimi anni una crescita che le criticità dell’emergenza ha accelerato, come dimostrano le crescenti richieste degli utenti che accedono alle nostre soluzioni e dei produttori che hanno avviato diverse iniziative che Ultimaker sostiene a realizzare – commenta Rohit Jhamb, director global research and analytics at Ultimaker –. Progetti realizzati in piena pandemia, nei quali siamo stati in grado di collegare le istituzioni mediche e sanitarie alle stampanti in modo da poter fornire mascherine facciali a livello locale nei tempi rapidi quando la catena di approvvigionamento era totalmente interrotta. Per il futuro auspichiamo che la fiducia verso questa tecnologia continui a crescere e credo di potere esprimere sentimenti positivi verso la presunta direzione che porterà a investimenti in tutti i mercati spingendo sempre più la crescita di questa tecnologia”.
3D Printing, il mercato italiano
Tra i Paesi analizzati, l’Italia si posiziona all’undicesimo posto per livello di implementazione della stampa 3D nel proprio tessuto industriale e manifatturiero ma molto più che in altri paesi, nel 2020, l’adozione della tecnologia di stampa 3D cresce rispetto al 2019. Quasi la metà delle aziende (47%) adotta infatti strumenti di stampa 3D all’interno dei propri processi produttivi, una crescita che vede l’Italia al quarto posto tra le nazioni analizzate per incremento di adozione nell’ultimo anno.
Anche nel nostro Paese si conferma dunque il trend globale che vede sempre più l’utilizzo della stampa 3D per la produzione in loco di strumenti industriali, con il 70% degli intervistati che indica questa funzione quale utilizzo principale, mentre continua il trend positivo di utilizzo della stampa 3D per l’innovazione del business attraverso lo sviluppo di prototipi. Un italiano su due, inoltre, conferma la propria fiducia nella funzione determinante che la stampa 3D avrà lungo il 2021 per la propria azienda. La mancanza di conoscenza e skill specifici è ancora uno degli ostacoli principali all’adozione della tecnologia, ma rispetto al 2019 si registra una leggera diminuzione dell’impatto di tali problematiche sull’integrazione industriale della stampa 3D, un buon segnale.
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