Trend, sfide, scenari tecnologici, con cui gli enti locali devono confrontarsi per riuscire a realizzare effettivamente la trasformazione digitale utilizzando anche i fondi del Pnrr e puntando sul partenariato pubblico/privato: Engineering raccoglie una serie di riflessioni in questa chiave per proporre il superamento del semplice concetto di smart city ed approdare all’ideale della città aumentata (augmented city), per migliorare la qualità della vita dei cittadini, sfruttando le nuove tecnologie e modelli economico-finanziari innovativi.
In questi anni è cambiato in modo significativo il modo in cui le persone hanno interagito con l’ambiente e le risorse all’interno delle città; per questo occorre ripensare i servizi, quando non addirittura l’intera progettazione dei quartieri. Serve migliorare la qualità della vita nei centri, come nelle periferie ed ottimizzare le risorse nel contesto di città “aumentate” che devono evolvere sulla base di cinque pilastri chiave: sostenibilità, sicurezza, mobilità, interattività e welfare.
Questo ultimo inteso come un sistema integrato di servizi digitali per politiche pubbliche data driven e proattive che comprenda conoscenza, proximity, wellbeing, welfare di comunità, sicurezza per favorire l’inclusione sociale. La tecnologia non rappresenta più un mero strumento, quindi, ma una dimensione pervasiva della sostenibilità, tanto da generare un impatto sull’intera società. La pubblica amministrazione deve orientarsi alla conoscenza, alla previsione dei fenomeni e alla conseguente attivazione di servizi e misure, evitando interventi discontinui e inefficaci grazie alla cooperazione tra le banche dati pubbliche, accessibili a tutti i soggetti che erogano servizi di settore.
Nella città aumentata, l’utilizzo delle nuove tecnologie (IoT, AI, advanced data analytics, blockchain,) nell’ambito anche dei diversi progetti a livello europeo – come Next Generation EU – dovrebbe permettere ai diversi contesti urbani di evolvere in ecosistemi digitali, in grado di anticipare i bisogni dei cittadini, con la realizzazione di nuovi servizi secondo le tappe previste da Agenda 2030. Allo stesso tempo per “sviluppare” città nuove chi amministra quelle attuali ha bisogno di conoscere per decidere. Ed oggi una vera governance non può fare a meno della disponibilità di informazioni indicative e consumabili.
Engineering ha lanciato una piattaforma digitale – Digital Enabler – a supporto dei processi decisionali e per facilitare nuovi modelli di business basati sulla data economy ed in grado di incrementare le opportunità di business per i diversi attori dell’ecosistema urbano e ai cittadini di beneficiare di servizi migliori.
La piattaforma consente di aggregare dati eterogenei provenienti dalla città (per esempio dati open, dati di proprietà del comune, IoT), di normalizzarli, valutarne la qualità e renderli disponibili sia come cruscotto a supporto delle decisioni che per consentire lo sviluppo di nuovi servizi per il cittadino. Digital Enabler, basato su software open source, è conforme alle specifiche di standardizzazione promosse dalle community a livello internazionale, uno degli elementi distintivi in un mercato caratterizzato da soluzioni e piattaforme digitali per smart city nella maggior parte dei casi proprietarie.
Lo scenario, secondo la ricerca Statista, Smart Cities in Italy (proiezioni 2019-2021), vede il 67% delle PA locali manifestare interesse in progetti di innovazione relativi alla sicurezza, il 54% in iniziative sulla gestione digitale del traffico urbano, il 44% sulla digital transformation della raccolta dei rifiuti, il 42% su quella dell’illuminazione pubblica, e poi dei servizi turistici, del trasporto locale, del monitoraggio ambientale.
Ecco che le città aumentate richiedono allora competenza ma anche conoscenza delle nuove tecnologie e la capacità di generare sinergie importanti tra pubblico e privato. Nell’ottica di un rilancio si tratta quindi di dover intraprendere un percorso non solo tecnologico, ma anche sociale, inclusivo e sostenibile, contando anche sul privato come partner strategico, limitando l’impatto sulla spesa pubblica senza assunzioni di rischi finanziari da parte dell’ente e riducendo i tempi di realizzazione dei progetti.
Non mancano esempi importanti di realizzazioni pratiche. Basta pensare all’ampia gamma di servizi digitali attivabili: portali del cittadino/contribuente, fascicoli digitali, ingegnerizzazione dei servizi, ed ancora efficientamenti dei servizi comuni (illuminazione, sicurezza, etc.), la valorizzazione del patrimonio immobiliare comune nell’ottica degli efficientamenti necessari, la gestione dei rifiuti intelligente.
“L’unione tra obiettivi di sostenibilità ambientale, sviluppo economico e sociale è possibile grazie alla trasformazione digitale delle città e dei territori in cui viviamo – commenta Stefano De Capitani, presidente di Municipia, società del gruppo Engineering che affianca i comuni di ogni dimensione nella digital transformation – La tecnologia non rappresenta il fine ma uno strumento per abilitare questa trasformazione della città aumentata in tutte le sue aree: sostenibilità, sicurezza, mobilità, interattività e welfare“.
Di fatto Engineering propone il tema della augmented city come di un “sistema di sistemi”. di un modello digitale integrato che, basato su software e sistemi affidabili e sicuri, consenta l’accesso alle applicazioni e ai servizi da qualsiasi luogo e in qualsiasi momento. I progetti di innovazione devono partire guardando alle città, come ecosistemi complessi e caratterizzati da un elevato grado di interattività, che va sostenuta attraverso l’adozione di un modello di governo aperto e collaborativo (open government), basato sui princìpi di trasparenza, partecipazione e condivisione dei dati.
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