Arriva alla decima edizione OvhCloud Ecosystem Experience l’appuntamento annuale (quest’anno per la seconda volta in “digitale”) voluto dall’azienda per consentire la crescita di tutto “l’ecosistema cloud” e la collaborazione tra organizzazioni, clienti e partner. Tutta la strategia di OvhCloud si basa proprio su ecosistema e collaborazione. Anche quella dell’azienda con gli operatori del mercato hardware e software per costruire soluzioni adeguate ad offrire una migliore esperienza end-to-end alla community, a partire proprio dalla proposta infrastrutturale per il cloud, perché con questo approccio è possibile poi migliorare i tempi di commercializzazione dei servizi più innovativi, così come dal “dialogo con utenti e partner è poi possibile progettare e ripensare le soluzioni”.
Con un primo obiettivo: la coerenza tra le soluzioni tecnologiche e le aspettative, facendo innanzitutto leva su un partner program che facilita la “cooperazione tra azienda, rivenditori e integratori di sistema, nonché con i gestori di servizi, per un più agile e virtuoso approccio finale alle esigenze dei clienti”. Nello scenario attuale in cui la sovranità dei dati oggi si coniuga con quella tecnologica e a quella relativa alle operation in cloud, con al centro la sostenibilità.
Sono questi i principali spunti offerti da Michel Paulin, Ceo di OvhCloud, nel suo keynote, in cui ripercorre le caratteristiche fondative della proposta cloud: “aperta, trusted, reversibile e sostenibile, in grado di soddisfare le esigenze delle Pmi come delle organizzazioni enterprise”, a sottolineare il valore di una proposta cloud “alternativa, basata sull’effettiva protezione, la sicurezza, la sovranità dei dati”.
L’azienda a metà ottobre ha esordito positivamente sulla Borsa di Parigi, è oggi una realtà quotata che ha messo a frutto la raccolta di capitale di 350 milioni di euro per un valore di mercato complessivo di quasi 4 miliardi di euro, ed entra così in una nuova fase di sviluppo, dimostrando come un ecosistema solido favorisca la crescita del brand che si manifesta anche attraverso l'”espansione dei data center per essere il più vicini possibili ai clienti (circa 1,6 milioni di clienti in 140 Paesi)”. Paulin: “Cloud trusted, innovazione e sostenibilità, valori chiave, non cambiano e restano prioritari”. Da una parte quindi “alta attenzione per quanto riguarda il tema della sicurezza – in un incontro specifico con Paulin emerge l’impegno di OvhCloud, anche in relazione ai recenti incidenti, “per affiancare i clienti, con i partner, per una consapevolezza estesa su importanza di una corretta strategia di backup” – mentre allo stesso tempo l’azienda è impegnata entro il 2030 a raggiungere l’obiettivo “net zero emission per l’intera value chain (compresi i fornitori quindi)“.
A questo proposito, il modello verticale Ovhcloud, parte integrante del Dna aziendale, è essenziale per un’innovazione sostenibile. Il gruppo apre la strada verso un cloud eco-responsabile attraverso ricerca e sviluppo e la collaborazione con i fornitori (per puntare a un carbon footprint trasparente dei componenti dei server), con altri attori del mercato del cloud (in particolare attraverso un impegno condiviso nel Climate Neutrality Pact per i data center), e con i propri clienti (attraverso un calcolatore delle emissioni di carbonio per il loro consumi cloud). Proprio per raggiungere l’obiettivo “net zero emission” entro il 2030 e anticipare i nuovi casi d’uso che richiedono prestazioni molto elevate, Ovhcloud sta testando un prototipo di raffreddamento a immersione in cui si combinano tecnologie di raffreddamento a immersione con quelle di raffreddamento ad acqua che Ovhcloud utilizza da quasi 18 anni.
Delinea così la “rotta” strategica e tecnologica, Octave Klaba, chairman di OvhCloud. “Le nostre scelte per i prossimi cinque anni sono frutto del confronto diretto con i clienti: prodotti, nuovi data center, uffici commerciali e la volontà di indirizzare nuovi segmenti al centro dei prossimi sviluppi”.
Per quanto riguarda lo sviluppo di prodotti e soluzioni, in primis Klaba cita gli sforzi in ambito PaaS, sulla base dell’esperienza consolidata IaaS. L’azienda in questo ambito ha stretto una serie di partnership – come per le soluzioni Database-as-a-Service (DBaaS) con MongoDB, Aiven, e per una piattaforma di sviluppo collaborativo con Platform.sh – l’R&D (AI Notebooks o AI Training), e attraverso le acquisizioni (come il lancio di un’offerta di high-performance object storage dopo l’acquisizione di OpenIO).
L’idea ora matura è quella di offrire una piattaforma di soluzioni cloud aperte da adottare e arricchire, condividendole con coloro che richiedono maggiori standard, apertura e reversibilità nel PaaS. OvhCloud prosegue poi nello sviluppo di quattro categorie di soluzioni: bare metal cloud, hosted private cloud, public cloud e Web cloud, puntando sui vantaggi offerti da prevedibilità dei costi e sul rapporto prestazioni/costi unico sul mercato.
Per quanto riguarda invece i data center, oltre all’espansione degli attuali, OvhCloud è pronta a costruirne di nuovi in diverse località. Oltre agli sforzi sul DC di Parigi, OvhCloud vuole espandere la propria presenza in Germania, in UK, Italia, Spagna, Usa, Canada e arriva in quattro nuovi Paesi in Asia. Si diversificano anche le proposte commerciali con una proposta “per rack” specifica, con inclusa la proposizione “data center as a service”.
Ma tra i temi centrali del contributo di Klaba restano quelli relativi alla sovranità su cloud e dati. Per Klaba tre sono i pilastri alla base di un approccio corretto al cloud e per questo bisogna parlare non solo di sovranità sui dati , ma anche di technological sovereignty, su cui è improntata tutta la strategia PaaS, in accordo con le direttive Gaia-X “per l’interoperabilità e la reversibilità richieste su oltre 20 servizi”. Lo sottolinea anche Paulin, che insiste sul concetto per cui “la vera sovranità significa di fatto libertà di scelta e la libertà di scelta si manifesta anche nella piena reversibilità nel controllo dei dati”.
Da oggi in OvhCloud si inizia a parlare, a marcare un passaggio ulteriore, anchedi operational sovereignty per consentire effettivamente ai clienti di scegliere e di cambiare la propria “strategia cloud non solo per quanto riguarda la scelta di dove dislocare specifiche soluzioni cloud dedicate, ma anche con possibilità di operazionalizzazione dedicate” in modo da permettere effettivamente l’allineamento tra IT ed esigenze di business. Questo, per esempio, anche con la proposizione Ovhcloud, On-Prem e Edge. E poiché il cloud oggi è alla base di tutta la data economy, OvhCloud, ben consapevole di quanto sia stata messa alla prova la sua “resilienza” in questi ultimi tempi, includerà le funzionalità di “regular backup” in tutti i servizi.
Lasciamo allo schema seguente il compito di offrire il colpo d’occhio sulle novità attese o già in qualche forma disponibili per i prossimi mesi.
Entra invece nei dettagli della strategia locale John Gazal, VP South Europe e Brasile Per OvhCloud: “Gli ultimi anni sono stati di sicuro sfidanti e incerti, anche in relazione alla pandemia ancora in corso”. I focus di attenzione per quanto riguarda l’ecosistema Italia, il tema della data sovranity nel Paese e la capacità di offrire soluzioni alle diverse categorie di imprese hanno visto OvhCloud impegnata ad indirizzare le esigenze di data security e reversibility così come a sostenere la crescita dei clienti, anche rafforzando e rilanciando i propri programmi.
Gli sforzi a livello globale quindi su Partner Program, Startup Program, Marketplace e Open Trusted Cloud vedono OvhCloud mettere in campo la capacità di calibrarli a seconda anche delle realtà locali, “per esempio, proprio in Italia – prosegue Gazal – anche con l’ingresso di oltre 20 nuovi advanced partner, con il Paese che ha offerto anche un’ottima risposta alle iniziative per il cloud come Gaia-X, per esempio attraverso il varo dell’hub regionale su impulso di Confindustria”. Un impegno, quello per la sovranità, rafforzato da OvhCloud anche tramite il lancio di soluzioni di Hosted Private Cloud certificate SecNumCloud (Security Visa di Anssi) – il più elevato standard di sicurezza e affidabilità in Francia – conformi alla certificazione Agid per l’Italia, così come al C5 in Germania e al G Cloud nel Regno Unito.
Ora per il 2022 è attesa un’evidente accelerazione del cloud. Trusted cloud, espansione globale, innovazione e sostenibilità guideranno le azioni di OvhCloud anche nel nostro Paese, a partire dall’attenzione per i progetti Gaia-X, dall’accelerazione nel PaaS “un ambito in cui i clienti in Italia chiedono proposte semplici e veloci da implementare – che sono caratteristiche allineate con la proposta OvhCloud”. Partnership, R&D e acquisizioni, consentiranno di vedere ripagati gli sforzi in queste direzioni.
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