Aruba e Idc indagano il livello di adozione della fatturazione elettronica tra le Pmi italiane. Lo fanno con una ricerca mirata che coinvolge un campione di 300 piccole e medie imprese nei seguenti verticali: industria, commercio, finanza, servizi professionali, servizi alla persona e PA locale. I risultati sono allo stesso tempo interessanti e per diversi aspetti sorprendenti.
Ricordiamo ancora, infatti, il dibattito all’esordio. L’obbligo della fatturazione elettronica è stato esteso all’inizio del 2019 a tutti i soggetti in possesso di una partita Iva, come previsto dalla legge di bilancio 2018, con l’unica eccezione delle realtà operative nei regimi dei minimi e forfettario. E tra i dubbi c’erano proprio le difficoltà nel cambiamento delle modalità operative per le realtà più piccole.
Oggi quelle difficoltà di fatto sono solo un “lontano ricordo” e con il via libera dell’Unione Europea, per la proroga fino al 31 dicembre 2024 dell’obbligo, si prevede anche la possibilità di inclusione delle partite Iva in regime forfettario. I numeri della ricerca sembrano sgombrare anche gli ultimi dubbi. E la survey fornisce una fotografia di un mercato in cui le aziende sono sempre più orientate all’utilizzo del digitale per supportare progetti di trasformazione e di crescita. L’analisi complessiva delle risposte consente infatti di individuare tre cluster relativamente all’apertura alla trasformazione digitale. Il cluster dei favorevoli (48%), aziende che vedono nel digitale un’opportunità per migliorare il proprio modo di lavorare ed incrementare la produttività, per rimanere competitivi; dei propensi, aziende che percepiscono il valore del digitale ma hanno ancora degli ostacoli che impediscono di cogliere appieno tutti i vantaggi (36%) ed i refrattari che percepiscono il digitale più come una minaccia che non come un’opportunità (16%).
Fatturazione elettronica, si usa anche senza l’obbligo
Un primo dato eclatante: l’utilizzo della fatturazione elettronica va ben oltre gli obblighi di legge. Con il conforto di un campione che per il 75% dichiara di essere alla ricerca di nuove soluzioni per migliorare il lavoro quotidiano, e per il 60% è attento all’innovazione e sa adattarsi con rapidità alle nuove modalità lavorative basate sul digitale.
E’ ben il 46% delle piccole e medie imprese a fare uso della fatturazione elettronica, anche se non è tenuto a farlo. E allo stesso tempo continua a crescere nel tempo la confidenza nei confronti di questo strumento. Per esempio, le notifiche di scarto di fatture elettroniche mal processate a causa di uno o più errori che si attestava attorno al 6% a gennaio 2019, ora è sceso fino all’1,3% (ottobre 2021).
“I traguardi raggiunti in questi tre anni dalla fatturazione elettronica sono encomiabili – commenta Gabriele Sposato, direttore marketing di Aruba –. Come si legge nell’atto della Commissione Europea, l’Italia ha ‘pienamente conseguito’ gli obiettivi prefissati, riducendo i costi amministrativi delle imprese e consentendo loro un risparmio di tempo, spazio e sicurezza di archiviazione. Benefici riscontrati anche dalle Pmi italiane che hanno compreso come la fatturazione elettronica stia aiutando a creare cultura digitale e come, sempre di più, si stia dimostrando uno strumento essenziale per monitorare in tempo reale il polso dell’economia italiana”. Entriamo ancora di più nei dettagli dei numeri.
Essenziale per digitalizzare l’azienda
Tra le aziende con fino a cinque addetti, quasi il 75% considera oggi la fatturazione elettronica essenziale per la digitalizzazione dell’azienda, e la percentuale sale addirittura all’83% tra le Pmi tra i sei ed i venti dipendenti, che in Italia, assicurano valori maggiori di fatture. Per quanto riguarda le aziende fino a cinque addetti, infatti, il 56,5% del campione dichiara tra le 10 e le 100 fatture elettroniche, mentre circa il 20% ne riporta meno di 10 e solo il 17% un numero tra 100 e 1000. Nelle aziende appena più grandi (per numero di addetti, tra i 6 e i 20), invece, si contano tra le 10 e le 100 fatture elettroniche inviate e ricevute, nel mese, nel 46,1% del campione parziale, con appena il 4,3% invece che supera il numero di 1.000 fatture elettroniche mensili.
L’analisi per comparti, invece, evidenzia che a registrare i volumi maggiori di fatturazione con la modalità elettronica sono i settori commercio/industria e la PA. Mentre le piccole realtà del comparto bancario e assicurativo, in una percentuale del 50% del campione intervistato, dichiara di emettere e ricevere meno di 10 fatture elettroniche ogni mese. L’adesione alla modalità anche senza obbligo di legge, che la ricerca – come accennato – valuta intorno al 46%, cresce fino al 58% tra le aziende del settore finance e addirittura balza al 76% nel settore dei servizi professionali.
Abitudini che in appena due anni, quindi, sono cambiate e sono state accettate apprezzandone i benefici, anche in relazione all’efficacia degli scambi documentali digitali tra attori diversi.
La ricerca Idc spiega che i comparti industria e commercio utilizzano la fatturazione elettronica per la quasi totalità (oltre il 90%) con altre aziende. Finance, e servizi professionali e alla persona, utilizzano la fatturazione elettronica nel 60% di media, per interloquire con altre imprese, ma ben il 30% delle interazioni riguardano i privati cittadini, e le amministrazioni locali utilizzano lo strumento soprattutto nei rapporti con la pubblica amministrazione (47%).
I benefici
L’analisi in dettaglio dei benefici apprezzati mostra tratti diversi, anche in questo caso a seconda degli attori in gioco. Le organizzazioni più strutturate sono quelle che manifestano i maggiori apprezzamenti, ma sempre in modalità diversa a seconda dei settori. Così il 46% delle aziende del comparto industria legge il principale vantaggio nella condivisione di fatture con clienti e fornitori, percentuale allineata con quella delle realtà impegnate nel commercio che sottolineano, nel 35% dei casi, l’importanza della riduzione dei rischi per gli errori manuali e la trasmissione.
Le realtà del comparto afferente ai servizi professionali apprezzano, invece, soprattutto le semplificazioni negli adempimenti fiscali e la maggiore sostenibilità dello strumento (37%), mentre per il finance sono la collaborazione più immediata con il commercialista e l’eliminazione del costo della carta e degli archivi documentali i maggiori vantaggi. Gli stessi plus riscontrati dalle aziende con un volume di fatture elettroniche più elevato.
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