“Le interruzioni della catena di approvvigionamento non sono una nuova sfida, ma il problema è stato drammaticamente aggravato e prolungato a causa delle continue carenze e dei ritardi dovuti alla pandemia”, così Etosha Thurman, chief marketing e solutions officer, Intelligent Spend and Business Network di Sap, commenta i risultati dello studio sul tema commissionato a Regina Corso Consulting. La ricerca, che negli ultimi mesi del 2021 ha coinvolto 210 professionisti responsabili delle supply chain in aziende Usa con oltre 500 dipendenti, evidenzia il ruolo sempre più importante del procurement nella gestione delle interruzioni della catena di approvvigionamento a livello globale.
Lo studio è interessante anche perché le lacune in alcune importanti supply chain durante i mesi più critici ancora oggi stanno continuando a produrre effetti negativi sui mercati ed in questo contesto il procurement offre una serie di vantaggi. Una prima evidenza: il 90% degli intervistati ritiene che il procurement giochi oggi un ruolo più importante che in passato nel sostenere le sfide della catena di approvvigionamento e della sostenibilità; mentre un intervistato su due conferma di fatto la considerazione di base per cui carenze e interruzioni sono causa di continua apprensione, e quello attuale sia un momento cruciale per affidarsi alla funzione procurement e risolvere questi problemi.
“Per affrontare queste circostanze imprevedibili – prosegue Thurman – i leader della supply chain devono sfruttare in modo strategico i processi di procurement per gestire efficacemente le relazioni con i fornitori, mitigare le frustrazioni dei clienti, controllare i costi e garantire la resilienza del business”.
Tra i problemi più sentiti dai professionisti, oltre a carenza e interruzione delle forniture, nell’ordine, vengono segnalati la sostenibilità (dal 28% degli intervistati), la riduzione dei costi (27%), la gestione dei feedback dei clienti (21%), la trasformazione digitale (20%) e la conformità alla normativa (18%), un punto quest’ultimo che probabilmente nel contesto europeo, ed in particolare in quello italiano, assumerebbe un peso maggiore.
Il tema della sostenibilità solleva la percentuale maggiore di preoccupazione ed allo stesso tempo il 91% del campione dichiara che la propria azienda ha già obiettivi di sostenibilità specifici con il 95% che afferma come il procurement svolga un ruolo significativo nel raggiungimento di tali obiettivi.
E’ un punto poi su cui in verità convergono altre problematiche evidenziate dalla ricerca, e colte da Simon Ellis, Program VP, Idc: “Se le catene di approvvigionamento post-pandemiche devono essere resilienti, devono essere sostenibili. Non è sufficiente monitorare ed esaltare le virtù green, la sostenibilità deve diventare parte del modo in cui vengono gestite le catene di approvvigionamento“.
Questo però in un contesto per certi aspetti distopico che deve fare i conti con la crescita dell’e-commerce e le aspettative dei consumatori per la consegna “il giorno dopo” in contrasto con un approccio davvero sostenibile. “Dovrà esserci – si chiede Ellis – un riequilibrio o una razionalizzazione del modo in cui le persone consumano: ho davvero bisogno del prodotto il giorno dopo?”.
Un interrogativo ben giustificato da altre evidenze che emergono dallo studio. Infatti, i professionisti della supply chain affermano che proprio i consumatori svolgono un ruolo importante nel mitigare la sfida delle interruzioni della catena di approvvigionamento. Per oltre la meta dei professionisti (54%) i clienti dovrebbero concedere più tempo per l’evasione dell’ordine, mentre il 46% sostiene che dovrebbero acquistare più prodotti locali e ordinare con maggior anticipo. Infine, circa un terzo del campione dichiara che i clienti dovrebbero essere disposti a pagare di più in considerazione dei maggiori costi del processo di approvvigionamento ed avere più empatia e comprensione per i ritardi.
Pandemia globale, carenza di manodopera, interruzioni nei processi di approvvigionamento e crescente domanda di sostenibilità da parte dei consumatori, sono gli elementi del contesto che porta i professionisti della supply chain intervistati a concordare sul fatto che il procurement assume un ruolo sempre più strategico per aiutare a mitigare le sfide più critiche. Per metà del campione il procurement aiuta ad alleviare le sfide della supply chain migliorando la trasparenza della catena di approvvigionamento e una percentuale coerente a questa (48%) afferma inoltre che aiuta a sviluppare migliori relazioni con i fornitori. Allo stesso tempo il 45% afferma che il procurement aiuta a diversificare i fornitori per ottenere maggiore resilienza, mentre un terzo dei professionisti sostiene aiuta a modificare i termini di pagamento per migliorare la liquidità dei partner commerciali. Infine, il 21% ne evidenzia il peso nel riqualificare i talenti per affrontare nuove priorità di business.
Lo studio mostra quindi come il procurement stia aiutando le aziende a offrire e ottenere visibilità, trasparenza e responsabilità dai propri fornitori, soprattutto in caso di potenziali interruzioni, consentendo di spostarsi rapidamente verso nuovi partner per garantire continuità del business.
© RIPRODUZIONE RISERVATA