Il nome del progetto che da marzo vede 16 dipendenti Cisco vivere e lavorare a Venezia, in un pilot che parla di lavoro ibrido e inclusione, è un gioco di parole tra Venice e anywhere, dal quale nasce Venywhere. Di fatto un esperimento, promosso e sostenuto dalla Fondazione di Venezia in collaborazione con l’Università Ca’ Foscari (ideato e coordinato dal professor Massimo Warglien) che intende portare a Venezia una nuova “popolazione di lavoratori da qualsiasi luogo”, per integrarli nella vita comunitaria della città e far loro sperimentare nuove forme di lavoro a distanza, con il fine di contribuire anche al rinnovamento demografico della città, trasformando Venezia in un laboratorio aperto per il futuro del lavoro.
Il progetto, presentato ieri a Venezia nelle sale delle Procuratie Vecchie di Piazza San Marco, ha trovato in Cisco un partner convinto, impegnato da anni sul tema del lavoro del futuro, che ha deciso di portare a Venezia un gruppo di dipendenti per svolgere non solo dalla laguna il proprio lavoro connessi con il resto del mondo, ma anche per creare collaborazioni interessanti con la comunità locale. Perché Venezia da millenni è crocevia di culture diverse, commerci, persone e religioni e nell’ottica di chi ha ideato il progetto rimarrà crocevia anche nell’era della comunicazione digitale.
In cosa consiste
Una squadra di dipendenti Cisco – formata da 16 neolaureati provenienti da Italia, Spagna, Francia e Grecia – ha accettato di trasferirsi a Venezia e di partecipare ad uno studio sull’esperienza lavorativa, per raccogliere importanti indicazioni e best practice utili per definire modelli e soluzioni di lavoro ibrido, che possano poi essere facilmente replicabili in altre città o in altri contesti lavorativi.
L’obiettivo è comprendere come singole persone, gruppi di lavoro e aziende possano lavorare insieme alle comunità, diventando realtà attraenti per nuovi talenti e per il territorio. Perché i dipendenti di Cisco saranno impegnati anche in progetti di impegno civile, collaboreranno con iniziative territoriali focalizzate su temi di impatto ambientale (parteciperanno ad esempio al Progetto Venezia Capitale Mondiale della Sostenibilità presentato lo scorso febbraio), di crescita economica, di benessere, tutti argomenti collegati alla nuova dimensione del lavoro, resa possibile da smart working legato ad obiettivi e approccio ibrido che permette di bilanciare lavoro a distanza, in presenza, in qualsiasi contesto.
Un progetto in cui la tecnologia di collaboration gioca un ruolo di primo piano, è connettore tra persone, luoghi e comunità, contribuendo a ridefinire il nuovo concetto di lavoro. “Il futuro del lavoro è connesso, ibrido e sicuro” ha esordito lo stesso Ceo di Cisco, Chuck Robbins, sul palco veneziano sottolineando come la cultura del lavoro per Cisco parta dalla valorizzazione della singola persona che deve essere messa al primo posto nella definizione delle strategia aziendale. “Il futuro del lavoro deve essere inclusivo, sostenibile e digitale” recita anche la policy di Cisco dove per inclusivo si intende che tutte le persone devono avere la possibilità di essere coinvolte e ascoltate per esprimere le proprie idee e il proprio valore professionale; per sostenibile che i comportamenti aziendali devono essere tali da salvaguardare il pianeta (“l’impegno di Cisco è quello di diventare carbon neutral entro il 2040, dieci anni prima rispetto agli obiettivi europei”); per digitale che chiave per il lavoro del futuro è adottare strumenti di transizione digitale tra cui la collaboration per eleminare distanze tra persone, dipendenti e allargare di conseguenza le comunità.
“Il modo in cui pensiamo al lavoro è profondamente cambiato in questi anni di pandemia – continua Robbins – e le persone esprimono molto più chiaramente il loro desiderio di flessibilità e le aziende devono prendere coscienza del fatto che, se vogliono attrarre talenti e trattenere i migliori professionisti, devono offrire modalità di lavoro ibride. Devono inoltre considerare in modo olistico lavoro, produttività e benessere dei dipendenti. La collaborazione che abbiamo attivato con Venywhere ci permette di raccogliere “sul campo” indicazioni concrete su ciò che si potrebbe realizzare, grazie all’esperienza maturata in una città storica che sta ridefinendo il proprio futuro”.
Sarà poi il gruppo di lavoro People & Communities di Cisco ad analizzare i risultati dell’esperienza che è supportato da tecnologie Cisco, tra cui cui il mondo Webex con conferenze via web, chiamate in cloud, condivisione di documenti in tempo reale permettono al gruppo che lavora a Venezia di partecipare a riunioni e eventi con i propri colleghi in tutto il mondo e di gestire la propria giornata lavorativa con Webex Collaboration Insights per capire i momenti di maggiore produttività.
“Le nostre persone in Cisco sperimentano la collaborazione e il lavoro remoto da oltre un decennio – commenta Gianmatteo Manghi, amministratore delegato di Cisco Italia -. Ora con questo progetto pilota all’interno di Venywhere vogliamo fare un passo in più, cercando di capire in che modo la nostra idea di futuro del lavoro possa entrare nella realtà di una comunità, trasformarla e farla crescere Siamo un’azienda che mette al centro le persone: per sette anni consecutivi abbiamo conquistato il vertice della classifica Best Workplace per l’Italia, e anche a livello europeo e mondiale Cisco è leader”.
E aggiunge ai tre pilastri del lavoro del futuro (inclusivo, sostenibile, digitale) anche un quarto valore. “Il futuro del lavoro deve essere aperto. Abbiamo scelto per questo 12 luoghi in Italia dove portare l’innovazione nel modo di lavorare, dove le nostre persone possono decidere se e come e quando andare a lavorare. Il lavoro ibrido ha cambiato le nostre città, c’è sempre più convergenza tra smart city e re-disegn delle città spinto dal lavoro ibrido e dallo smart working”.
L’esperimento veneziano tirerà le fila fra tre mesi e sarà utile capire quali i ritorni per lavoratori, comunità, azienda e in primis anche per Venezia.
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