Hera, Autostrade, Campari, Intesa San Paolo, sono le quattro storie ospitate da Ibm, in occasione dell’evento You & Ibm, a Milano, che vuole essere un momento di confronto tra gli esperti dell’azienda e le realtà del nostro territorio su strategie e best practice per la trasformazione digitale. Non può essere rinviata. Ed è imprescindibile raccogliere la sfida in un momento in cui prevale ancora l’incertezza. Ibm rilancia quindi l’idea di indirizzare gli sforzi per “co-creare e co-progettare” sfruttando le tecnologie oggi disponibili per generare innovazione.
Per questo si alternano sul palco esperti di Ibm e business partner nel raccontare come le tecnologie stiano supportando i processi di trasformazione verso la sostenibilità, l’ottimizzazione delle risorse, la sicurezza e lo sviluppo di nuove competenze e modelli di business. Stefano Rebattoni, amministratore delegato di Ibm Italia: “Creare significa avere la capacità di connettere cose che già esistono per realizzare esperienze nuove. Più che invenzione e genio, contano intuizione, visione… E tanto lavoro”.
Hera, i dati al servizio della raccolta differenziata
E’ il percorso seguito per esempio anche dal gruppo Hera. L’azienda tratta 6,3 milioni di tonnellate di rifiuti ogni anno e sfrutta le soluzioni di AI di Ibm per ottimizzare la raccolta e renderla più efficace, già dalle prime fasi. Hera, oltre alla raccolta stradale differenziata dei rifiuti, da qualche anno è in grado di utilizzare su alcuni mezzi (i camion che effettuano la raccolta) una delle videocamere di sicurezza per raccogliere informazioni non solo sulla quantità, ma anche sulla qualità della raccolta differenziata. E’ stata sviluppata quindi una soluzione in grado di valutare la qualità della raccolta prima ancora che entri all’interno degli impianti, proprio durante le fasi di svuotamento dei contenitori in strada, e questo con lo scopo di poter ridefinire la lavorazione più efficace da effettuare per i rifiuti, ed una serie di altre analisi. Per esempio anche individuando in quali zone la qualità della raccolta è più scarsa. Da uno scenario “ricostruibile” solo sulla base dei dati aggregati – dopo lo svuotamento del camion – si passa quindi all’individuazione puntuale invece della qualità della raccolta, contenitore per contenitore, con una conseguente “pulizia” decisamente maggiore anche del dato, riferibile al singolo scarico, così da programmare eventuali attività mirate.
L’esperienza di Hera si basa su tecnologie di AI e machine learning in grado di riconoscere le caratteristiche dei rifiuti di plastica che li qualificano per il recupero e il riutilizzo. Hera ha vissuto una fase di startup e sperimentazione, la collaborazione con Ibm è partita nel 2020, sfruttando le risorse e la velocità del cloud, quindi il progetto è evoluto migrando le applicazioni sviluppate di nuovo sulle risorse on-premise di Hera, per disporre di un ambiente più controllato. Spiega Milena Zappoli, responsabile innovazione dei servizi ambientali di Hera: “In particolare la soluzione è stata avviata operativamente su diversi mezzi nel territorio di Ferrara, è integrata con l’applicazione Beam IoT, per la raccolta in tempo reale dei dati da Smart Meter e dai sensori IoT e, man mano, da una gamma più ampia di dispositivi, compresi i video della raccolta dei rifiuti ripresi dalle telecamere presenti sui mezzi. Ora la sfida rilanciata è volta alla comprensione dell’effettiva percentuale di scarto del rifiuto”.
Autostrade per l’Italia, monitoraggio infrastrutturale e cloud journey
Anche l’esperienza di Autostrade parte dall’esigenza di valorizzare i dati. In questo caso specifico gli obiettivi hanno compreso la volontà di consolidare l’informazione e i dati raccolti in decenni di gestione delle infrastrutture, incrementare le competenze del personale operativo in un ambiente complesso, innovare attraverso le tecnologie avanzate disponibili, ed infine condividere i dati con gli stakeholder in modo trasparente. Il progetto è stato realizzato con Movyon e Ibm sulla scorta dello sviluppo di Argo, un sistema per l’asset management basato su Ibm Maximo. Argo, di Movyon, è una piattaforma di raccolta in un unico punto di tutti i dati per usare le informazioni e studiare i necessari interventi, con i dati riconducibili al singolo componente dell’asset ed un livello elevato di qualità del dato. Oggi a distanza di tre anni dall’avvio del progetto sono circa 3.800 i ponti, viadotti e cavalcavia gestiti da Argo, 2.000 i Bim generati direttamente dalle informazioni presenti nel DB di Argo e 650mila i componenti ispezionati dal sistema. Si può immaginare l’importanza dello sforzo nella costruzione dei modelli a partire dai singoli componenti e nella raccolta dei dati.
Argo è utilizzata, oltre che per il monitoraggio infrastrutturale, anche da 200 ispettori che con l’app mobile studiano, in giro per l’Italia, lo stato reale delle opere con 4mila realtà censite in modo completo nel sistema, grazie anche all’aiuto di Ibm Consulting. I dati sono inviati all’archivio informatico nazionale delle opere pubbliche e per ogni opera è possibile calcolare la classe di attenzione secondo le linee guida ufficiali previste.
Dopo la digitalizzazione delle opere, anche attraverso l’utilizzo dei sensori, ed avere digitalizzato il processo ispettivo, Autostrade per l’Italia punta ora a voler digitalizzare l’intera ispezione attraverso l’utilizzo dei droni, anche tramite la scansione di ponti e viadotti fino ad utilizzare Argo anche per “l’osservazione” di gallerie, manto stradale etc. Tra le sfide più significative del progetto, quella relativa all’integrazione delle informazioni tra sistemi eterogenei (foto, immagini, ticketing), senza esporre i sottosistemi dei dati. La strategia IT di Autostrade prevede infine un passaggio graduale verso il cloud, in linea con la proposta hybrid multicloud di Ibm con al centro Openshift, che consente il libero svincolo dal cloud provider di riferimento.
Anche in questo caso la sfida sarà riuscire ad integrare infrastrutture eterogenee stratificate nel tempo, a partire dall’utilizzo delle soluzioni di Api management. Autostrade ha scelto quindi Ibm Cloud Pak for Integration implementato con l’aiuto di Ibm Consulting. Next to Digital, poi, il progetto per la digitalizzazione di Autostrade per l’Italia che conta su 200 milioni di euro tra il 2020 ed il 2024, vede l’azienda rielaborare del tutto le proprie modalità operative tenendo al centro il dato, elevato alla stessa importanza funzionale del processo, con il paradigma basato sulle Api che sta oggi portando i suoi frutti nello spostare il baricentro verso il cloud (sarà il 60% la percentuale dei workload spostati in cloud entro il 2024).
Un impegno, quello dell’innovazione, che vede esaltato anche il ruolo dei partner. Gianni Margutti, managing partner Italia, Ibm Consulting: “Costruire piattaforme innovative e abilitare workflow intelligenti, ma anche sviluppare competenze di industria sono tra gli obiettivi di Ibm. Agile e DevOps si qualificano come metodologie efficaci ma serve applicarle in modo sartoriale se si vuole davvero generare valore e soprattutto serve generare un ecosistema di partner che collaborano sui progetti”.
Campari, la digital factory funzionale alla crescita
L’azienda e la nota bevanda nascono nel lontanissimo 1860 e solo nel 1990, oltre un secolo dopo, l’azienda compie la sua prima acquisizione, la prima di una lunga serie, tanto che oggi Campari comprende oltre 50 brand in tutti i mercati globali. Tante quindi le iniziative marketing e per la distribuzione e cresce quindi di pari passo anche l’attività online del gruppo con lo sviluppo di oltre 200 siti e l’acquisto di oltre 1.000 domini. Serve quindi centralizzare il supporto legale e la security, scalare processi e modelli, armonizzare la presenza online dei brand, ed assicurare la user experience dei “camparisti” come dei consumatori, a partire dai loro bisogni.
Per questo Campari decide di sviluppare una digital factory funzionale a soddisfare queste necessità: tecnologia, metodo di lavoro, persone. Campari crea quindi un framework di lavoro digitale per la creazione dei contenuti, ma anche per la manutenzione e per semplificare il processo di integrazione dei sistemi semplificando le attività. Oltre alla scelta di WordPress, per migliorare la brand visual identity, Campari porta sotto un unico dominio le proprie attività e attraverso un unico Building Block Market Place che offre una sorta di “supermercato delle funzionalità” dove trovare i componenti necessari per la comunicazione Web nelle sue diverse forme. Il partner individuato per i progetti di armonizzazione del sistema dei prodotti digitali Campari (comunicazione Web/e-commerce) è Ibm, anche con le soluzioni Openshift per il cloud e la metodologia Ibm Garage, modello end-to-end per l’accelerazione della trasformazione digitale.
Intesa Sanpaolo, i vantaggi del quantum computing
Per sfruttare appieno il potenziale di un abilitatore digitale come l’AI, i computer disponibili oggi non sono più sufficienti ed in più di un’occasione abbiamo parlato dei vantaggi offerti dal quantum computing, soprattutto per lo studio delle simulazioni complesse. Intesa Sanpaolo guarda con interesse a questa tecnologia collaborando con Ibm che dal 2016 mette a disposizione di aziende ed organizzazioni i sistemi quantistici per iniziare a sviluppare competenze sulle nuove modalità di programmazione. L’anno scorso Ibm ha annunciato il processore Eagle, alla fine del prossimo anno in roadmap l’azienda ha il superamento dei mille qubit per processore ed alla fine del 2025 i 4mila qubit per processore.
L’approccio open innovation sul nuovo modello computazionale è sfruttato oggi anche da Intesa Sanpaolo, così come spiega Davide Corbelletto, Quantum Technology Specialist di Intesa Sanpaolo: “Emerge la necessità di effettuare elaborazioni complesse, in minor tempo, rispetto a quanto possibile con i computer tradizionali. Per esempio per l’ottimizzazione e la simulazione. Nel primo caso per cercare, tra diverse soluzioni possibili, la migliore, per esempio per ottimizzare un portafoglio finanziario. Nel caso delle simulazioni, invece, si vuole stimare l’apprezzamento di un prodotto o generare ‘stress test scenarios’ per misurare la capacità di reazione a fronte di eventi di natura avversa”. Muovendosi nel campo delle probabilità e della stocastica è il quantum computing la tecnologia più promettente, per realizzabilità tecnica e scalabilità prospettica”. Nel 2020, Intesa Sanpaolo quindi ha avviato un centro di eccellenza all’interno dei sistemi informativi aziendali per abilitare la sperimentazione sul quantum computing attraverso lo sviluppo di Poc, cercando di prevedere un orizzonte temporale, entro cui i prototipi potrebbero essere “operazionalizzati” nei processi. McKinsey ammonisce già da tempo sul fatto che il potenziale delle tecnologie di quantum computing sarà disruptive, serve quindi rimanere “sul treno” per tenere il passo con l’evoluzione in corso.
Innovazione e digitale, lo scenario Italia
Tira le fila Stefano Rebattoni, con Agostino Santoni, di fresca nomina come vicepresidente di Confindustria Nazionale con delega al digitale: “L’Italia ha dovuto rivedere le stime di crescita, proprio in relazione all’attuale clima di incertezza.
Ma tra tanti dubbi, il digitale e innovazione tecnologica si propongono come elementi imprescindibili per la ripresa, per la transizione digitale e per la sostenibilità – spiega Rebattoni –. Sostenibilità e innovazione che oggi sono strettamente correlate. La sostenibilità non si limita all’accezione green ma comprende anche aspetti sociali e progettualità estese”.
Il tempo oggi è la variabile critica nella realizzazione delle iniziative, anche in relazione ai progetti come Pnrr e NextGenerationEU, ma soprattutto è importante “valorizzare le energie di sistema, riuscire a mettere attorno al tavolo, competenze, pratiche, tecnologie in una logica inclusiva, perché proprio la possibilità di attingere alle migliori risorse a seconda di chi le offre fa la differenza e la fa in modo diverso per ogni azienda ]…[ ed Ibm oggi, attraverso le sue due “organizzazioni” Technology e Consulting può aiutare le aziende in questi percorsi”.
Ma serve anche valorizzare il capitale umano, aggiornare costantemente formazione e competenze delle persone che lavorano, come anche dei partner che mettono a terra i progetti tecnologici.
Santoni: “L’IT oggi è mainstream. Politica ed imprenditoria trovano nell’IT il denominatore comune anche degli investimenti e non era mai accaduto prima. Ecco che il digitale serve a dare valore alla trasformazione del Paese. Un segnale forte è per esempio anche l’impegno deciso in occasione del G7 per 600 miliardi di dollari per la digitalizzazione delle infrastrutture critiche dei Paesi entro il 2027″.
Le criticità del conflitto sollecitano la riflessione sul tema della sovranità non solo sui dati, ma anche sulle risorse energetiche e sulle criticità delle supply chain, tutti ambiti in cui il digitale gioca un ruolo fondamentale. E torna il tema della capacità di mantenere “in casa” i talenti e le competenze e quello della “collaborazione”. “E’ il modello cui tendere – spiega Santoni -. Il digitale richiede piattaforme aperte e sicure, ma anche il nostro Paese ha bisogno di diventare una piattaforma aperta ed interoperabile con i cittadini e le persone come ‘algoritmo’ chiave alla base del buon funzionamento”. Affianco allo sforzo straordinario delle imprese nella formazione, già in atto, serve uno sforzo corrispettivo anche da parte della PA, ora avviato. “Formazione ma anche riqualificazione sono alla base delle riuscita dei progetti. E’ il momento per tutti di ‘aggiornare il proprio sistema operativo’ e di far tornare l’Italia ‘il Paese delle opportunità'”.
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