L’edizione 2022 ha confermato Cybertech Europe quale evento chiave per il settore della cybersecurity. Una due giorni romana che ha radunato migliaia di rappresentanti del panorama cibernetico europeo e mondiale per un confronto sulle innovazioni tecnologiche e sulle sfide della sicurezza IT.
DGS e Check Point Software Technologies, in partnership, ne sono state protagoniste per ribadire l’importanza di affrontare congiuntamente questi temi e per portare a conoscenza delle imprese i servizi e le soluzioni integrate per la protezione dei dati, affiancando le strategie di digital transformation ideate dai clienti.
Nella doppia intervista, Gianluca Cimino, Cyber Security Chief Strategy Officer di DGS e Marco Fanuli, Security Engineer Team Leader, Channel & Territory di Check Point Italia rivivono l’esperienza del Cybertech 2022 con alcune riflessioni.
Esordisce Cimino spiegando qual è il messaggio chiave che DGS ha portato al mercato in occasione dell’evento Cybertech Europe 2022: “In un contesto sempre più interconnesso, con un perimetro sempre più dematerializzato, è oggi fondamentale evolvere gli approcci e gli strumenti, facendo leva sul know-how e sul valore delle risorse, per rispondere con efficacia ed efficienza ad attacchi informatici complessi e in continua evoluzione. E’ con l’obiettivo di veicolare questo messaggio che ci siamo approcciati all’ultima edizione del Cybertech”.
A valle dell’esperienza Cybertech Europe 2022, quali sono le urgenze per le aziende legate ai trend emersi sul futuro della cybersecurity?
“Durante il Cybertech – dichiara Fanuli – sicuramente elevata è stata l’attenzione verso la tematica del ransomware che rimane una delle tipologie di attacco tra le più utilizzate ad oggi. Questo è preoccupante specie se pensiamo che gli attacchi ransomware sono tra i pochi che fanno sempre scalpore in particolare per l’impatto visibile e tangibile sulle aziende colpite, ma che non significa sia quello più grave. Ci sono attacchi informatici di tipologia diversa, il cui obiettivo al contrario è rimanere silenti e i cui effetti potrebbero essere addirittura più impattanti. Focalizzandoci sui ransomware possiamo dire che le aziende sono sempre più in difficoltà perché la superficie di attacco si è ampliata notevolmente. Quindi una delle principali urgenze è quella di ottenere una prevenzione omogenea che metta al sicuro i dati di una organizzazione a prescindere da dove essi siano collocati. Pensiamo ad esempio al multicloud sempre più utilizzato”.
Quali sono oggi le principali criticità che le imprese si trovano ad affrontare in tema di sicurezza? In che modo DGS può sostenere queste sfide?
Cimino: “Oggi la sfida più grande in tema di cybersecurity è rappresentata dalla sempre maggiore diffusione dei dati, per cui bisogna garantire la sicurezza delle informazioni da ogni device e da qualsiasi luogo. In questo contesto, DGS può giocare il proprio ruolo sul mercato, contribuendo ad implementare un’infrastruttura di cybersecurity che sia proattiva e resiliente, capace di monitorare ed estrarre dal movimento dei dati segnali che evidenziano anomalie nella gestione delle informazioni”.
Visto che il cloud è un tema cosi importante, quali sono le best practice da seguire per non subire violazioni?
Fanuli: “Sicuramente la regola numero uno è quella di dotarsi di sistemi di sicurezza che riescano a prevenire gli attacchi provenienti dal mondo esterno. La prevenzione degli attacchi provenienti dall’esterno è un mantra che le aziende dovrebbero seguire sempre, sia ieri quando gli asset erano on premise, sia oggi, sia nel futuro quando saranno spostati nel cloud. Il secondo punto è fare in modo che tutte le risorse aziendali rispettino costantemente la postura di sicurezza tale da garantire che non ci siano falle di sicurezza dovute a una errata configurazione. Infine, probabilmente una delle caratteristiche più importanti, è che sempre più dobbiamo dotarci di strumenti che ci consentano di spostare la sicurezza “a sinistra” della catena di sviluppo delle infrastrutture in maniera tale da garantire che la security non sia più uno step successivo alla nascita della nuova infrastruttura ma sia insito sin dalla fase di creazione della stessa. E quello che con DGS stiamo facendo è proprio questo, grazie all’aiuto di tecnologie come la CloudGuard Workload protection e i servizi gestiti di DGS“.
Che ruolo giocano i vendor nella strategia di DGS? Su quali basi si costruisce in particolare la relazione con Check Point?
Cimino: “DGS è un Cyber Security System Integrator il cui impegno si focalizza nel cucire su misura la soluzione ideale per ogni contesto aziendale. In quest’ottica, le partnership tecnologiche, e in particolare la relazione con Check Point, costituiscono il patrimonio di strumenti con cui costruire sistemi di difesa da attacchi cyber efficaci e resilienti”.
Qual è la strategia che insieme a DGS avete proposto al mercato in occasione di Cybertech Europe 2022 e cosa c’è nel futuro di Check Point?
“DGS è uno dei partner storici con cui collaboriamo. Insieme abbiamo costruito un percorso di crescita offrendo servizi customizzati ai clienti ed è proprio sui temi del multicloud che ci stiamo focalizzando negli ultimi tempi. Offrendo sulla nostra piattaforma cloud security posture management, un servizio gestito che consente a qualsiasi infrastruttura cloud anche complessa di avere sempre sotto controllo la postura della sicurezza di tutti gli asset aziendali. Questo non è banale perché negli ambienti cloud gli asset spesso sono molto dinamici rendendone difficile la protezione senza gli strumenti di sicurezza adeguati.
L’obiettivo di Check Point è oggi di sostenere le aziende con strumenti di sicurezza all’avanguardia che possano ridurre i costi e i tempi di gestione nonostante la crescita costante di complessità degli ambienti da proteggere. Questo è il motivo per il quale stiamo facendo investimenti su soluzioni che permettano automazione, consolidamento e integrazione”, conclude Fanuli.
Per saperne di più scarica il whitepaper: Check Point Cloud Security Report 2022
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