Torna in presenza oltre che in streaming l’evento milanese di Sas che fa il punto con clienti e partner sull’importanza dell’analisi dei dati. Un mondo che ruota attorno a tecnologie di analitycs, intelligenza artificiale, machine learning per trarre dai dati quella conoscenza necessaria per migliorare la vita quotidiana. Di aziende, città, ecosistemi. Anche con una certa dote di curiosità e di innovazione per utilizzare i dati in modi inaspettati.

Sono i temi ripresi nella giornata  “Be Curious. Be Innovative. Nuovi orizzonti dell’era data-driven”, arrivata alla sua seconda edizione, che riunisce la community di innovatori e professionisti, per condividere quanto la creatività sia necessaria nell’affrontare le sfide di oggi, partendo da un approccio data-driven.

Mirella Cerutti, regional vice president di Sas
Mirella Cerutti, regional vice president di Sas

Un approccio che come spiega Mirella Cerutti, regional vice president di Sas, vede Sas sposare il cloud per potere gestire i dati ovunque e in tempo reale, con sensibilità particolare verso i temi di ethical AI, marketing data-driven, digital transformation.

Ma che può essere valido solo se, in deroga a modelli di competition, le aziende si mettono a fianco di altre aziende per gestire sfide comuni, stringono partnership, danno adito a una innovazione che non sia spot ma persistente. “La trasformazione digitale cambia il modo in cui si fanno le cose, sia toccando la loro natura profonda, sia ridefinendone il senso, producendo cambiamenti su persone, ambiente, società, cultura, economia. Definire l’orizzonte di tale cambiamento è una responsabilità comune – precisa Cerutti -. Quando la cultura digitale è persistente, si ha davvero innovazione. Per questo creiamo gruppi di lavoro all’interno delle aziende eterogenei per capacità, esperienze, conoscenze ed età per stimolare a tutti i livelli l’utilizzo dei dati”.

Casi reali, esempi concreti

Il filo conduttore dell’evento è la possibilità di immaginare il futuro grazie ai dati. Non si parla di soluzioni tecnologiche (sottese) ma di cambiamenti in atto di ampio respiro.

Come quello della città di Singapore portata ad esempio da Carlo Ratti – architetto e ingegnere, direttore Mit Senseable City Lab di Boston – che, seppure sia un progetto innescato da una decina anni, mostra come i dati possano diventare una piattaforma su cui basare la trasformazione sostenibile non solo di una città ma di un intero paese. “E’ un progetto che si amplia da smart city a smart nation spiega Ratti. E se in passato riportare l’uomo al centro della città significava inglobarlo nello sviluppo dall’alto, oggi è importante valorizzare le dinamiche di partecipazione.Dobbiamo capire come i dati ci permettano di innescare dinamiche dal basso – spiega Ratti -. Un progetto condotto utilizzando i dati raccolti da Google Street View, per mappare angoli del mondo e aumentare la consapevolezza dei cittadini sul loro territorio, ha portato a incrementare la partecipazione fra le persone che si sono raggruppate per portare avanti petizioni, per migliorare la qualità della vita, del verde, dei quartieri. Il fatto di utilizzare oggi dati che in passato non erano disponibili si è rivelato il modo corretto per innescare dinamiche dal basso”.

Scribit - Carlo Ratti, Direttore Senseable City Lab, MIT e direttore dello studio CRA (Carlo Ratti Associati)
Carlo Ratti, Direttore Mit Senseable City Lab di Boston

E continua:  Durante il Covid abbiamo imparato che bisogna partire da trasformazioni molto semplici, per poi decide se trasformale in modo permanente. Aree delle città sono state rapidamente trasformate in zone pedonali, spazi pubblici sono stati ripensati e hanno poi lasciato una impronta. Quali di questi interventi da temporanei possono poi diventare permanenti? Questo è un approccio che permette ai cittadini di esprimersi dal basso”.

Le sfide legate al cambiamento climatico si vinceranno su diversi fronti: cambio di comportamenti, decarbonizzazione delle infrastrutture, impegno diffuso come quello delle 140 città più grandi del mondo che hanno firmato un protocollo per diventare carbon zero entro il 2040. “Questo significa che bisognerà intervenire sulle infrastrutture – precisa Ratti -. I dati stessi ci permettono di capire meglio dove andare e in che modo intervenire. La sfida verrà vinta non tanto con la città fisica (calcestruzzo) ma con la città di silicio, con la parte dell’intelligenza messa nelle soluzioni”. Il cambio di comportamento è fondamentale, ma i dati possono essere la colla che tiene insieme da una parte la responsabilità individuale dall’altra la responsabilità di sistema.

Sulla responsabilità condivisa per gestire sfide comuni e sull’importanza di trovare alleanze per condurre progetti di innovazione – aspetto centrale nel keynote di Cerutti – ritorna anche Valentina Sorgato, amministratrice delegata di Smau, sottolineando come i progetti di open innovation, che mettono insieme esperienze di aziende consolidate con idee di startup, portino a soluzioni “creative ma concrete” come quella di a2a che utilizza un robot progettato da una startup siciliana per la pulizia dei proprio impianti. 

Ma rientrano anche le partnership tecnologiche e di go to market. Come quella tra Sas e Microsoft, nata del 2020, per supportare i clienti nell’utilizzo delle soluzioni Sas su Microsoft Azure e che oggi con la spinta sul cloud da parte di Sas diventa più cruciale. “Sas è stata nominata Microsoft Global Isv of the year –  precisa Tonia Calvio, Regional marketing Director di Sas dopo un percorso che ha portato le due aziende a mettere il cliente al centro, non il prodotto”. L’integrazione delle soluzioni è studiata prima di arrivare dal cliente, dalla fabbrica, in modo da arrivare dal cliente insieme, con un porfolio di servizi ampio. “Da un lato il cloud di Microsoft, dall’altro le soluzioni specifiche per industry di Sas: questa partnership cambia le dinamiche di fiducia del clienti – precisa Fabio Santini, direttore divisione global partner solutions di Microsoft Italy -. Offrire ai clienti sulla nostra piattaforma di AI gli algoritmi di Sas è una integrazione che porta valore aggiunto”.

Epifani, la sostenibilità a partire dai dati

Il legame tra dati, digitale e sostenibilità ritorna nei progetti che Stefano Epifani, presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale, realizza con aziende e università per non far sì che la sostenibilità sia solo a parole. “Sostenibilità è un vestito che si porta bene” argomenta  Epifani, un tema sul quale le aziende dicono di spendersi ma che poi in realtà non sanno spiegare. “La sostenibilità è un tema complesso solo per chi non lo conosce, è in estrema sintesi la possibilità per la generazione presente di migliorare la propria vita senza compromettere le generazioni future. E in questo percorso il digitale è la possibilità: utilizzare la digitalizzazione per portare avanti un percorso di ottimizzazione dell’esistente significa avere il coraggio di superare Schumpeter: se facciamo cose vecchie in modo nuovo stiamo sbagliando. Dobbiamo ripensare totalmente i processi, cogliere la sfida, fare cose nuove. Cambiare paradigma significa cambiare modelli economici, di business, perché la sostenibilità non è un abito che si porta bene su una azienda che ha il fisico di prima. Non è un orpello”.

E ritorna ai dati. “Per comprendere la complessità del reale serve interpretare i dati, guardare alla sostenibilità come a una direzione verso la quale indurre lo sviluppo tecnologico ma nello stesso tempo utilizzare la tecnologia per raggiungere obiettivi di sostenibilità”.
L’indice di percezione Disi (Digital Sustainability Index), ideato dalla Fondazione, mostra come tutti siamo orientati alla sostenibilità con i comportamenti degli altri. “Per questo misurare serve per capire, capire serve per decidere. La digitalizzazione serve per non confondere la nostra capacità di comprendere il reale: se non sappiamo ascoltare i dati stiamo perdendo la possibilità di applicare la tecnologia su qualcosa di utile. La tecnologia va applicata alla data analisi”.

SAS - Be Curious. Be Innovative. Nuovi orizzonti dell'era data-drivenSAS - Be Curious. Be Innovative. Nuovi orizzonti dell'era data-driven
L’indice Desi della Fondazione per la sostenibilità digitale. “Evento Sas – Be Curious. Be Innovative. Nuovi orizzonti dell’era data-driven” 

La sostenibilità sociale 

Il tema della sostenibilità sociale torna sul palco con il progetto guidato da Alberto Balestrazzi, Ceo di Auticon, che collabora con Sas per sviluppare competenze e formare in ambito dati e analytics professionisti con disturbi dello spettro autistico, valorizzando i punti di forza di ogni individuo e portando innovazione all’interno dell’ecosistema.

“L’autismo non è un errore di sistema, ma un diverso sistema operativo” spiega Balestrazzi in collegamento da Londra, a capo di una piccola multinazionale con una ventina di uffici. “E’ una parternship di impresa quella con Sas. Oggi abbiamo clienti che stanno utizzando tecnologia Sas e competenze di profili Auticon per fare analisi dei dati. La contaminazione è mettere insieme le diversità e creare soluzioni migliori e innovative – precisa Balestrazzi -. Offriamo servizi avanzati alle nostre imprese grazie alle competenze di persone autistiche che vedono il mondo in modo diverso, colgono dettagli fondamentali quando si parla di analisi dei dati, persone che con una formazione adeguata possono mettere il loro talento al servizio del mondo IT. Facendo in modo che questi talenti vengano indirizzati in una professione a loro congeniale, con un coach che li accompagna, in ottica di inclusione vera, dando loro lavoro e reddito”.

L’impegno di Sas anche con le scuole e con più di 40 università italiane parte dalle classi elementari, con strumenti per indirizzare i bambini verso l’analisi dei dati. Ma continua poi nelle aziende con percorsi di upskill non solo nelle grandi realtà ma anche nelle medie.

SAS - Be Curious. Be Innovative. Nuovi orizzonti dell'era data-driven
Alberto Balestrazzi, Ceo di Auticon, in collegamento da Londra. “Evento Sas – Be Curious. Be Innovative. Nuovi orizzonti dell’era data-driven”

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