L’ondata di licenziamenti che sta colpendo le big tech americane non risparmierà neanche Google. La scorsa settimana era stato il Ceo di Microsoft a inviare una lettera ai dipendenti in cui annunciava tagli pari al 5% della forza lavoro (10mila persone). Ma già lo scorso novembre Meta/Facebook aveva annunciato 11mila licenziamenti, Twitter 3.700 (pari alla metà dei dipendenti) e a inizio anno, il 5 gennaio, Amazon aveva fatto l’annuncio shock, colpita da una crisi senza precedenti: 18mila persone a casa, pari all’1% della sua forza lavoro (1,5 milioni) focalizzando i tagli nel settore delle vendite e delle risorse umane (non nei magazzini).
Venerdì è stata la volta di Google. L’email recapitata il 20 gennaio ai dipendenti di Google porta la firma del Ceo Sundar Pichai che annuncia la riduzione della forza lavoro di 12.000 dipendenti a livello mondiale, pari al 6% dei suoi 187mila dipendenti: “Abbiamo già inviato un’e-mail aggiuntiva ai dipendenti interessati dai licenziamenti negli Stati Uniti, negli altri paesi servirà più tempo per ottemperare alle leggi locali”. (Se avete avuto modo di fare un giro su Linkedin nel weekend, moltissimi googler americani annunciavano il loro licenziamento, Ndr.).
Tra le cause, come in un copione delle ultime lettere dei Ceo ai dipendenti (Amazon, Meta, Microsoft), la forte crescita dei dipendenti negli anni della pandemia, anni in cui il mercato digitale è esploso mentre ora le aziende stanno consolidando le loro tecnologie rallentando nuovi investimenti, frenando l’economia (“Negli ultimi due anni abbiamo assistito a periodi di crescita drammatica. Per eguagliare e alimentare quella crescita, abbiamo assunto, ma la realtà economica che affrontiamo oggi è completamente diversa”).
Non solo. Il focus sulle nuove tecnologie e soprattutto in investimenti in intelligenza artificiale sono la ragione che portano Sundar Pichai a rivedere struttura aziendale, prodotti e servizi. “Per poter cogliere tutto il potenziale di questa trasformazione dovremo fare delle scelte difficili. Pertanto, abbiamo intrapreso una revisione rigorosa delle aree di prodotto e delle funzioni, per garantire che le nostre persone e i nostri ruoli siano allineati con le nostre massime priorità come azienda. I ruoli che stiamo eliminando riflettono il risultato di quella revisione e riguardano tutta Alphabet, aree di prodotto, funzioni, livelli e regioni”.
“Come azienda che opera sul mercato da quasi 25 anni, siamo destinati ad attraversare cicli economici difficili – continua il Ceo nella email -. Questi sono momenti importanti per focalizzare la nostra attenzione, rimettere mano ai nostri costi, indirizzare il nostro talento e i nuovi capitali verso le nuove priorità. L’impegno e la conseguente trasformazione di Google nell’intelligenza artificiale ha portato a progressi rivoluzionari nell’intero settore. Grazie a questi primi investimenti, i prodotti di Google sono oggi migliori e ci stiamo preparando a condividere alcune esperienze completamente nuove per utenti, sviluppatori e aziende. Abbiamo davanti a noi un’opportunità sostanziale con l’intelligenza artificiale per migliorare tutti i nostri prodotti e siamo pronti ad affrontarla con coraggio e responsabilità”.
Una cultura che si basa sul “nulla è impossibile” (“Ecco perché rimango ottimista sulla nostra capacità di portare a termine la nostra missione, anche nei nostri giorni più difficili. Oggi è sicuramente uno di questi”) anche se questo porterà a dire addio ad alcune persone “incredibilmente talentuose”. “Sono profondamente dispiaciuto per questo. Il fatto che questi cambiamenti avranno un impatto sulla vita dei Googler pesa molto su di me e mi assumo la piena responsabilità delle decisioni che ci hanno portato qui”.
Le persone in uscita saranno sostenute nella fase di riposizionamento sul mercato con il pagamento dei bonus concordati, del mancato preavviso, di una indennità a partire da almeno 16 settimane di stipendio che terrà conto anche dell’anzianità lavorativa, di una assistenza sanitaria di 6 mesi negli Stati Uniti. Nel resto del mondo verranno seguite le direttive delle normative e degli accordi locali.
La lettera di Sundar Pichai (Ceo di Goolge e di Alphabet) e quella di Satya Nadella (Ceo di Microsoft) sono così sovrapponibili, nelle ragioni economiche e tecnologie, e nelle modalità di attuazione dei licenziamenti, che si fatica a distinguerle.
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