All’interno di una sanità italiana spesso non all’altezza delle necessità dei cittadini, il digitale, se ben gestito, può rappresentare la chiave di volta per recuperare efficienza e favorire chi necessita di cure. Ciò vale in modo particolare per i pazienti cronici, tra i quali cresce la propensione all’uso della tecnologia quale strumento per gestire le terapie in modo più efficace. Oggi, infatti, sette pazienti su dieci sarebbero propensi ad affidarsi ad un servizio digitale integrato per comunicare con i medici, essere facilitati nell’assunzione della terapia, prenotare visite e farmaci, gestire referti ed effettuare teleconsulti. A rilevarlo è l’ultima ricerca di Qwince, condotta in collaborazione con Doxa Pharma su un campione di oltre 300 pazienti cronici di età compresa tra i 30 e 70 anni e rappresentativi di tutte le principali variabili socio-demografiche.

Paziente cronico, profilo ed esigenze

La ricerca di Qwince identifica il profilo-tipo del paziente cronico come colui che è affetto dalla propria patologia da almeno 8 anni, con un picco di 16 anni nei casi di malattie respiratorio-polmonari. Le cronicità più diffuse sono l’ipertensione e l’ipercolesterolemia, seguite da disturbi legati alla depressione e all’ansia. Mentre le prime due sono più frequenti tra i pazienti maturi, la depressione e l’ansia sono particolarmente accentuate tra i giovani, che sono anche coloro che vivono più negativamente la propria malattia. Oltre la metà del campione è inoltre affetto da comorbidità, ovvero da più patologie croniche contemporaneamente. Otto pazienti su 10 assumono farmaci per il trattamento della patologia di cui soffrono; la quota sale alla quasi totalità nei pazienti con più patologie. 

Per l’80% dei pazienti cronici la prevenzione ha la massima importanza: il 93% esegue regolarmente esami diagnostici e visite specialistiche (3 mediamente nel 2022), con una maggiore attenzione da parte delle donne. Per la metà dei pazienti, la malattia cronica ha un impatto negativo sulla qualità della vita; l’aderenza alla terapia è pertanto una condizione fondamentale per questa tipologia di malati, soprattutto nel caso di trattamenti farmacologici multipli. 

La propensione all’utilizzo di strumenti tecnologici è piuttosto alta tra questi pazienti, anche nelle fasce d’età più mature. Un intervistato su quattro tra i 51 e 60 anni possiede infatti dispositivi di monitoraggio della salute – ad esempio saturimetro, termometro, glucometro, pulsossimetro – connessi ad una app. Ogni soggetto dispone mediamente di 4 device e i dispositivi più diffusi sono lo smartphone (92%) e il computer fisso o portatile (84%). L’88% si connette quotidianamente a Internet e il 60% rimane connesso almeno quattro ore al giorno. La tecnologia è utilizzata in primo luogo per comunicare con i medici e gli operatori sanitari, per poter avere un controllo a distanza del proprio stato di salute, per gestire meglio le terapie, per prenotare visite, esami e farmaci, per accedere ai propri dati e gestire la documentazione sanitaria con facilità.

Fonte: Ricerca Qwince-con Doxa Pharma. “Sfide e opportunità nell’aderenza terapeutica dei pazienti cronici: l’apporto della tecnologia”

Criticità nell’uso del digitale 

Nella gestione delle cure, sono numerose le criticità che questa tipologia di pazienti riscontra, anche legate proprio all’uso e all’accessibilità del digitale.

I lunghi tempi di attesa del servizio sanitario pubblico sono come risaputo una delle note dolenti, che inducono ad un sempre più frequente ricorso alle strutture private. Inoltre, il malato cronico spesso deve gestire in autonomia le prenotazioni di visite, esami e controlli, ma solo il 13% di loro riceve supporto dal proprio centro medico di riferimento nel gestire la prenotazione tramite un promemoria. Per non dimenticare prenotazioni e appuntamenti, il 66% degli intervistati mette in atto strategie, ricorrendo all’utilizzo di strumenti digitali (32%), quali promemoria e calendari su dispositivi mobili e pc, o affidandosi ai calendari cartacei (23%); tuttavia, il 35% dei pazienti ha dimenticato di prenotare almeno una visita negli ultimi sei mesi.

Un altro aspetto critico risiede nella complessità della gestione dei referti, cartacei o digitali, che richiede attenzione, tempo ed energie da parte del paziente cronico. Sebbene il digitale abbia iniziato a diffondersi (nel 25% dei casi), predomina ancora l’uso del cartaceo (49%) e solo il 24% del campione archivia su computer o app. 

Permane in generale la tendenza a volersi recare di persona presso lo studio medico o la struttura sanitaria rispetto all’utilizzo dei canali digitali. La prenotazione di farmaci e visite avviene di persona e/o al telefono nell’80% dei casi. Da sottolineare che oltre il 30% di chi ricorre ai canali digitali ha scartato l’idea di utilizzare il servizio online non per scelta ma perché non disponibile e il 26% perché non a conoscenza dell’esistenza del servizio stesso.

Per il ritiro di referti e la richiesta di prescrizioni e certificati medici, oltre il 50% dei pazienti sceglie anche il canale digitale, principalmente siti web e posta elettronica. Tra coloro che preferiscono le modalità tradizionali di interazione, il 30% ritiene i canali digitali poco affidabili e o poco sicuri in termini di privacy e sicurezza dei dati.

Qwince
Fonte: Ricerca Qwince-con Doxa Pharma. “Sfide e opportunità nell’aderenza terapeutica dei pazienti cronici: l’apporto della tecnologia”

I consulti online registrano la percentuale più bassa; solo il 19% dei malati cronici ha utilizzato anche servizi web o app per consultare un medico negli ultimi sei mesi.

La comunicazione digitale non sempre passa attraverso canali adeguati; è questa un’altra segnalazione. Whatsapp e Telegram sono usati impropriamente per scambiare informazioni di natura sanitaria, sia perché le condizioni di utilizzo ne vietano espressamente l’impiego in questi contesti sia perché non vi è nessuna garanzia del rispetto dei principi del Gdpr. Questa modalità di comunicazione espone quindi il medico e la struttura sanitaria a rischi di natura medico-legale.

Oltre alla crescente richiesta di app di messaggistica e app specifiche, tra le modalità d’interazione desiderate emerge l’interesse del 24% degli intervistati verso piattaforme dedicate alla comunicazione tra medici, farmacisti e pazienti, utilizzate attualmente solo dal 7% del campione.

Gianmarco Troia, amministratore delegato di Qwince
Gianmarco Troia, amministratore delegato di Qwince

“È da sottolineare che la comunicazione tra il paziente, i professionisti e il medico coinvolti nel processo di cura attraverso canali digitali non può sostituire completamente la relazione medico-paziente tradizionale, basata sulla presenza fisica del medico e sul contatto diretto con il paziente, che rimane fondamentale – commenta Gianmarco Troia, amministratore delegato di Qwince -, e rappresenta piuttosto un complemento che può assicurare una gestione notevolmente migliore della condizione del paziente cronico, sia in termini di efficienza sia di efficacia, alleggerendo il carico di lavoro degli operatori sanitari”.

“La comunicazione tra i soggetti coinvolti attraverso i canali digitali può indubbiamente offrire numerosi vantaggi – prosegue Troia -, quali la riduzione dei tempi di attesa, risposte rapide e tempestive e un affiancamento, anche a distanza, da parte di personale qualificato per monitorare le condizioni di salute del paziente e favorire una migliore aderenza alle terapie, ovviamente nel pieno rispetto della riservatezza dei dati personali e delle informazioni sensibili.

Piattaforme digitali, i desiderata

L’indagine di Qwince mostra come, anche a fronte delle suddette problematiche, i pazienti cronici siano soggetti tendenzialmente digitalizzati e aperti all’utilizzo delle tecnologie. E’ alta in particolare la propensione verso l’utilizzo di una piattaforma digitale unificata, con oltre l’80% dei pazienti cronici che ne valuta positivamente l’adozione per integrare tutti i servizi necessari. Il 59% la considera estremamente innovativa e il 75% la ritiene adatta alle proprie necessità di gestione della patologia di cui soffre e utile per migliorare la qualità della vita. Oltre il 60% dei soggetti è propenso a utilizzarla, soprattutto in ottica di prevenzione e per favorire l’assunzione corretta dei farmaci.

Nello specifico, l’analisi sonda il giudizio su alcuni possibili servizi di supporto offerti da una piattaforma considerata “ideale” che, attraverso un sito internet o un’applicazione per smartphone, permetta di rimanere in contatto con il medico di riferimento e i professionisti coinvolti nel processo di cura, favorire l’assunzione corretta della terapia, prenotare visite e farmaci, effettuare teleconsulti e gestire referti. Il 75% dei pazienti valuta questo tipo di servizio adatto alle proprie necessità e utile a migliorare la qualità di vita. In particolare, oltre il 70% lo utilizzerebbe per prenotare visite, amministrare referti e rimanere in contatto con i medici, il 65% per prenotare farmaci e il 54% per effettuare teleconsulti.

In definitiva, per il paziente cronico, la piattaforma ideale dovrebbe garantire protezione della privacy e accesso continuativo alle proprie informazioni clinico-sanitarie e allo storico dei dati, grazie all’integrazione con il Fascicolo Sanitario Elettronico, in modo tale da diventare lo strumento abituale di interazione con la sanità. Lo afferma l’87% dei malati cronici interpellati. La multicanalità, con accesso al servizio attraverso diversi dispositivi come smartphone, computer e tablet, rimane poi un punto fermo determinante.

Fonte: Ricerca Qwince-con Doxa Pharma. "Sfide e opportunità nell’aderenza terapeutica dei pazienti cronici: l’apporto della tecnologia”
Fonte: Ricerca Qwince-con Doxa Pharma. “Sfide e opportunità nell’aderenza terapeutica dei pazienti cronici: l’apporto della tecnologia”

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