Si è aperto a inizio settimana Digital Health Summit 2023, evento organizzato da Aisis, GGallery e NetConsulting cube con uno storico advisory board, che nasce come momento di confronto di tutto l’ecosistema sanitario italiano, mettendo al centro dei dibattiti il digitale come elemento cardine delle tante sfide aperte nel settore sanitario. Non facile è definire uno scenario che guardi allo stato di avanzamento delle riforme e dei fondi destinati alla Missione 6 Salute, che cominciano a dare i primi frutti, seppure in un percorso difficoltoso.

Il punto sui passi intrapresi – in relazione al Pnrr, sul DM77 nei diversi territori, sull’approccio tecnologico di imprese e industrie  – guardano alla realizzazione di una  digital health che sia realmente efficace, pur mettendo in evidenza criticità e lacune, ma alla ricerca di soluzioni.  

“Quale modello di sanità per il sistema Paese vogliamo darci e quali sono gli ingredienti necessari a realizzarlo” è il grande interrogativo che apre il convegno, per affrontare il cambiamento necessario a sostenere la salute dei cittadini, in un lavoro comune tra istituzioni, regioni, aziende, player digitali.

Lo scenario è in chiaroscuro. E’ Nino Cartabellotta, presidente di Fondazione Gimbe a fare per primo una disamina lucida sullo stato dell’arte sul Pnrr, evidenziando le criticità nell’implementazione del piano nel passaggio dalle funzioni centrali a quelle regionali, nelle differenze di performance nell’attuazione del Fascicolo Sanitario Elettronico, nelle forti carenze di personale e soprattutto nel gap Nord-Sud, una vera e propria frattura che se non sanata influirà sul risultato finale. “E’ evidente che la Missione 6 Salute rappresenta una grande opportunità per rilanciare la sanità pubblica – afferma Cartabellotta –. Servono però interventi anche di tipo politico, sia per effettuare una governance rigorosa delle Regioni sia per definire investimenti vincolanti per il personale sanitario. Il Pnrr deve essere inserito in un quadro generale di rafforzamento del Servizio Sanitario Nazionale perché con una sanità pubblica in queste condizioni, con una spesa che non si incrementa nei prossimi anni, si fa molta fatica ad assegnare al Pnrr quella funzione di stampella che ci hanno fatto immaginare in questi anni. E’ chiaro che se la sanità pubblica presenta questi elementi di debolezza, ancora una volta rischiamo di indebitare le nostre generazioni future solo per finanziare un costoso lifting del Ssn”.

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Dhs 2023 – Nino Cartabellotta, presidente Fondazione Gimbe e Annamaria di Ruscio, AD NetConsulting cube in apertura del convegno 

Sanità, le sfide che cavalca l’industria

L’ansia che sia solo un restyling e che le possibilità del digitale in sanità rimangano inespresse, la condivide Fernanda Gellona, direttore generale Confindustria Dispositivi Medici, interrogata da Paolo Macrì, presidente GGallery in una tavola rotonda che coinvolge l’industria della sanità: “Oggi l’industria dei dispositivi medici per il monitoraggio da remoto è pronta, ma serve inserirla in un quadro di regolamentazione più ampio. Come organizzazione rappresentativa del settore stiamo lavorando per definire l’intero sistema di governance”. Ma bisogna fare di più, sottolinea Gellona: “Gli aspetti imprescindibili sono oggi la formazione del personale a livello digitale ed il tema imperante dei dati, che richiedono una struttura di interoperabilità e collaborazione effettiva di tutti i vari attori”.

Il mercato Ict della sanità digitale italiana raggiungerà a fine 2023 un valore di 2.236 miliardi di euro, in crescita del +11% anno su anno e al 2026 il volume del mercato supererà i 3 miliardi di euro. Parte da questi dati Marco Gay, presidente Anitec-Assinform, affermando come “si tratti di una crescita incombente che richiede una sempre maggiore collaborazione tra industrie”. Tra le “voci tecnologiche” del mondo digitale che hanno il compito di fornire quella “stampella” simbolica al mondo sanitario, l’associazione “sta tracciando un percorso di forte impegno futuro (va in questa direzione la collaborazione con Confindustria Dispositivi Medici e con Farmindustria). Il diritto alla salute è un elemento fondamentale di cui la tecnologia è parte integrante – prosegue Gay –. I nostri obiettivi sono pertanto il rafforzamento della cittadinanza digitale e il diritto alla salute come priorità, centrale per le aziende Ict, perché di salute digitale è necessario si parli sempre più in maniera concreata, al di là del momento”.

Giuseppe Seghi Recli, componente della giunta di Farmindustria, conferma come tutte le organizzazioni segnalino oggi un senso d’urgenza perché l’Italia non perda il trend della digitalizzazione. “E’ fondamentale che il sistema italiano si prepari ad affrontare questo impatto in termini positivi, sia sull’aspetto della salute dei pazienti che su quelli organizzativi. Da qui l’opportunità come associazione di usare la tecnologia con questa finalità, su una raccolta dati che sia sicura, convalidata, riconoscibile, con metriche e kpi per la valutazione dei farmaci e in una logica che non sia a silos e che si fondi su analisi trasversali e di lungo periodo”.  In questa direzione, Farmindustria prevede nei prossimi anni una spesa in ricerca e sviluppo di 1.600 miliardi di dollari.

“Sul Fascicolo Sanitario Elettronico siamo arrivati al punto di rilascio e quindi in una fase operativa interessante e anche i delle dati delle strutture sanitarie private saranno inseriti al suo interno – interviene Michele Uda, direttore generale Egualia segnalando alcuni elementi positivi –. I meta modelli sono definiti a livello normativo; ora bisogna trasformarli in realtà semplificando tutti i procedimenti amministrativi sui quali è possibile intervenire rendendoli trasparenti e nativi digitali. Per compiere la trasformazione della sanità digitale bisognerebbe però recuperare in parte la sacralità degli operatori sanitari, e non solo clinici, perché alla fine qualsiasi funzione, anche se riformata e introdotta in un sistema pervaso dal digitale, continua a reggersi sulle gambe di chi deve esercitare la professione medica”. 

Paolo Petralia, direttore generale Istituto Gaslini di Genova, auspica un cambio di rotta per il futuro della sanità che richiede un gioco di squadra per affrontare sfide difficili. “Abbiamo la chance di trasformare insieme un sistema che oggi è chiaro richiede una riforma – afferma Petralia –. Il nostro sistema sanitario, magnifico e costituzionalmente fondato, ha però 45 anni, la nostra riforma aziendalista della sanità pubblica italiana ha 30 anni; allora non possiamo pensare di lavorare con regole così vetuste e inattuali, servono regole nuove che semplifichino, che permettano di fare cose in tempi stringenti, di regole speciali (l’esempio è quello  del ponte Morandi realizzato in due anni con regole ad hoc). In sintesi: “fare rete, responsabilità per difendere il diritto alla salute dei cittadini, attenzione e consapevolezza di chi è chiamato a gestire i soldi pubblici destinati alla salute, maggiori risorse economiche e di personale, sono gli elementi indispensabili per cambiare rotta per non rischiare che le azioni siano solo piccole toppe“. 

Dhs 2023 – Paolo Petralia, direttore generale Istituto Gaslini di Genova, Paolo Macrì, presidente GGallery, Marco Gay, presidente Anitec-Assinform, Giuseppe Seghi Recli, componente giunta Farmindustria, Michele Uda, direttore generale Egualia, Fernanda Gellona, direttore generale Confindustria Dispositivi Medici

Visione tecnologica dell’advisory board

“Guardandolo dal basso, qualcosa si muove – afferma Alberto Ronchi, presidente Aisis e Cio Istituto Auxologico soffermandosi sui passi già intrapresi nel sistema sanitario – con le gare partite, alcune già assegnate e progetti avviati seppure a velocità diverse. L’architettura disegnata è stata ritenuta valida da tutti, sia sul fronte Fse come elemento cardine sia su quello della telemedicina, scomposta in più strati, nazionale e regionale o di singole aziende. Ora si apre la fase più complicata, quella della delivery per mettere a terra concretamente i progetti, che va implementata nel modo corretto e poi tenuta viva, il che comporta un problema di risorse non solo economiche ma anche umane. In questo momento, infatti, c’è stato un grande drenaggio di risorse verso i player dell’offerta e, soprattutto nella fase di mantenimento, si presenterà un problema di carenze di personale non solo tra medici e infermieri ma probabilmente anche lato IT”.

Umberto Nocco, presidente Aiic, ritiene prematuro fare un bilancio in un contesto di progettualità a fasi alterne e non sempre omogenee: “Forse abbiamo mancato di progettualità – afferma -; perché come sempre il tempo disponibile tra discussioni iniziali sui progetti, arrivo delle risorse e tempo di attuarle è stato pochissimo. Il rischio che corriamo è però quello di replicare qualcosa di già esistente. Una delle sfide è quella di approcciare il discorso organizzativo e capire il ruolo da attribuire alla tecnologia, perché spesso abbiamo un approccio troppo tecnologia-centrico. Se si affronta l’IT con coscienza l’aspetto più importante è quello organizzativo e non c’è artificial intelligence che conti. Serve una cultura tecnologica da valutare a 360 gradi”. 

Anche Elena Sini, “guest” chair del Board of Directors di Himss e Cio Gvm, sottolinea una certa mancanza di progettualità, di un assessment dei bisogni e degli obiettivi qualitativi e la necessità di un confronto più ampio di quello locale, che sia regionale, nazionale ma anche globale, perché le sfide sulla sanità digitale sono le stesse a livello internazionale. “Serve condividere le migliori pratiche e crescere sull’esperienza comune perché sappiamo bene che non ha senso ripensare completamente alcune dinamiche che magari sono già state affrontate in altri paesi, in altre nazioni o da altri colleghi. Perché servono strumenti potenti  per crescere in modo omogeneo“.

Un modello di sanità personalizzata lo auspica Stefano Gustinicich, director of the Central Rna Lab, Iit. Abbiamo bisogno di innovazione di processo, perché le tecnologie le abbiamo già. Siamo già in grado di sequenziare 100 genomi a settimana, inserirli nel Fascicolo Sanitario Nazionale e fare delle analisi di machine learning e artificial intelligence. Ma tutto questo dobbiamo democratizzarlo, renderlo disponibile e adattabile a ogni singolo cittadino e questa chiaramente è una sfida enorme. C’è anche l’esigenza di nuovi farmaci per prevenzione malattie future. Ma la sfida forse più importante è  quella delle conoscenze; servono specializzazioni, squadre di bioinformatici all’interno di ogni singola divisione ospedaliera a stretto contatto con il medico”

Dhs 2023 – Annamaria di Ruscio, amministratrice delegata NetConsulting cube, Alberto Ronchi, presidente Aisis e Cio Istituto Auxologico, Umberto Nocco, presidente Aiic, Elena Sini, “Guest” chair del Board of Directors di Himss e Cio Gvm, Stefano Gustinicich, director of the “Central Rna Lab”, Iit

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